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Palladino sogna trofei con la Fiorentina, ma per ora ha una missione più 'terra terra'

di Dimitri Conti
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© foto di Federico De Luca 2024 @fdlcom

Raffaele Palladino, nella recente intervista rilasciata a DAZN, ha tracciato la strada: "Voglio cercare di dare il massimo per questa società che ha creduto in me e nel mio staff. Stiamo cercando di fare il nostro meglio perché siamo ambiziosi. Prima di me è stato fatto un grande lavoro e questa estate ci sono stati grandi cambiamenti. Stiamo lavorando per dare le giuste soddisfazioni ai tifosi. Il sogno sarebbe sollevare un trofeo ma intanto vogliamo creare un ambiente positivo qui al Viola Park, costruendo giorno dopo giorno un mattoncino alla volta per arrivare a questi obiettivi".

Da inizio giugno la dirigenza viola si professa ambiziosa. Un concetto che evidentemente viene ripetuto spesso al Viola Park e che l'allenatore ha ben recepito. Ma prima dell'ambizione passa la consapevolezza del tecnico e la necessità di dover impattare sul presente, non anteponendo il suo credo a ciò di cui ha bisogno una squadra che sta affrontando una transizione, anche tattica, per nulla semplice.

Il pensiero dell'avvocato Giulio Dini sulla rosa della Fiorentina e su Palladino
Nel calcio sbagliato di oggi, se hai un’idea - seppur discutibile - e la porti avanti con sfacciataggine, rischi di passare per ganzo.
Devi fare punti, però, o quantomeno creare gioco.
Nelle prime cinque partite con il risultato che conta, Palladino ha insistito sullo stesso sistema di gioco senza permetterci di capire quale sia la sua idea per fare risultato.
Gli ho appena sentito dire che adesso avrà tempo per lavorare con tutti i nuovi arrivati ma, in realtà , l’idea dovrebbe esistere a prescindere dagli interpreti.
Sennò Italiano come avrebbe potuto vincere partite con giocatori che reggevano a fatica la categoria?
Sta di fatto che oggi è arrivato un pareggio che, nell’era dei tre punti, vale una sconfitta.
Pareggio contro un avversario modesto che ha trovato due goal su altrettante dormite viola, alle prime due uscite nella metà campo avversaria.
Gioco un po’ più fluido con Cataldi (che non avrà entusiasmato i sognatori ma che ne giocherà parecchie) grazie anche al fatto che il Monza aspettava senza pressare alto.
Fascia destra come al solito occupata da Dodò che impedisce sovrapposizioni e, a parte la corsa (che tanto piace al pubblico) manca di qualità e, quindi, di soluzioni efficaci. 
Dietro a Kean, continua a fare grande fatica Colpani mentre Beltran, dopo un inizio promettente, si spenge di colpo.
Rimango dell’idea che la squadra soffra con due soli centrocampisti e che il lavoro degli esterni di centrocampo -di fatto due terzini - sia insufficiente in fase difensiva quando, a dire il vero, anche i due “sotto punta“ potrebbero dare di più.
Nel primo tempo neanche un tiro in porta su azione manovrata ma una zampata di Kean su torre di Ranieri ci permette di accorciare.
Nel secondo tempo il Monza cede altri dieci metri, gli spazi si chiudono e le uniche due azioni pericolose vengono da Ikonè (tiro fiacco dopo dribbling in area e respinta sulla linea sul colpo di testa di Kean dopo incursione con tiro) .
Con buona pace dei suoi ostinati detrattori, l’irritante francese è l’unico che in questa gara ha saltato l’uomo ed è andato al tiro.
Il resto sono chiacchiere o prese di posizione che nulla hanno a che vedere con la competenza.
Sul recupero generato dalle incredibili perdite di tempo dei giocatori del Monza, arriva il pari di Gosens su angolo di Adli.
Un brodino che non cancella le grandi perplessità.
Cataldi, Adli, Bove e Gosens hanno mostrato o fatto intravedere qualità superiori a chi li ha preceduti.
Il problema è il mercato degli anni precedenti ed il numero eccessivo di giocatori mai in grado finora di dare un contributo significativo (Kouamé dietro la punta centrale non esiste neanche alla play station).
Se, come credo sia giusto, Palladino tenterà di tenerli dentro al progetto di squadra, mi aspetto che lo faccia nel rispetto delle loro caratteristiche, cosa che finora non è stata.

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