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Malagò: "Revoca finale di Champions a San Siro? Lo sapevamo"

TMW
di Alessio Del Lungo
Fonte: dall'inviato Ivan Cardia
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Giovanni Malagò, presidente del CONI, è intervenuto a Bologna in occasione dell'evento Stati generali del calcio: il libro bianco per parlare dell'utilità della discussione: "L'università più antica del mondo è un luogo meraviglioso, questa aula magna è stata ri-inaugurata con una storia che da sola fa venire i brividi, quindi anche da solo il contesto aiutava molto. La parole Stati Generali rende l'idea, ma è ancora più importante il concetto di voler presentare, preparare, organizzare e concordare un libro bianco, la volontà quindi delle parti, non voglio dire fazioni, ma ci sono in tutti i contesti, anche parlando in termini di politica-sportiva. Ci sono distanze e bisogna ci siano delle proposte, ne ho sentite diverse, da parte di tutti i soggetti preposti. La cosa è stata non solo molto interessante, ma anche utile. Poi bisogna passare dalle parole ai fatti".

È preoccupato o ottimista per quanto riguarda le strutture del prossimo futuro?
"È un disco rotto, lo sapete. Sono anni che ne parlo, ho sempre sostenuto la mia tesi: io sono un portacolori, un portabandiera dei grandi eventi sportivi perché la storia del Paese ha dimostrato chiarissimamente dal '56 a oggi che se non ci sono i grandi eventi sportivi le grandi infrastrutture non si riescono a realizzare. È la storia dell'Italia. Per evitare che questo avvenga si deve assolutamente mettere in moto un meccanismo che acceleri gli investimenti con argomenti e tempi certi e, nel caso degli stadi, la consapevolezza di avere una forma di interesse pubblico, nazionale. Così le dinamiche di investimenti, una volta che tutto è chiarito tra chi se ne deve occupare, si possa andare a dama, sennò non si riesce".

Che cosa ha rappresentato per l'Italia la revoca dell'assegnazione della finale di Champions a San Siro?
"Poco, perché tutti quanti noi, il mondo degli addetti ai lavori e del calcio, sapevamo che questa scelta sarebbe stata scontata, automatica. La UEFA ha preso atto che una certa dinamica di migliori, di incrementi di servizi che erano indispensabili per ottenere il riconoscimento formale della finale di Champions non erano fattibili e, soprattutto, se avverranno, avverranno dopo la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi invernali il 6 febbraio 2026. Noi sapevamo tutto, per qualcuno forse è stato sbagliato non anticipare la notizia, ma non dipende da noi, bensì da altri soggetti. Se le cose si fanno tutti vogliono venire in Italia a giocare non solo a fare la finale della Champions".

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