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M. Rossi: "Non escluderei doppio ruolo alla Calzona. Italia all'Europeo per vincerlo"

Esclusiva TMW
di Alessio Del Lungo
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L'Europeo, la Nations League, i due "italiani" che giocano nella sua selezione, l'Italia, il rapporto con Mancini, quello con Spalletti e molto altro ancora. Sono tanti i temi che Marco Rossi, commissario tecnico dell'Ungheria, ha trattato nella sua intervista esclusiva rilasciata a TuttoMercatoWeb.com, cominciando proprio dal presente: "Non eravamo favoriti nel girone di qualificazione a Euro2024 perché lo era la Serbia, ma durante il cammino siamo andati bene, forse oltre le previsioni. Bisogna dire però che nel doppio confronto con la Serbia, che è stato tirato, abbiamo avuto un pizzico di fortuna perché meritavano il pari".

Quella che ha compiuto con l'Ungheria resta un'impresa.
"Anche gli altri avversari non era facile affrontarli, soprattutto in trasferta, e infatti con Montenegro, Lituania e Bulgaria abbiamo pareggiato. Le partite vanno giocate tutte, non esistono gare facili. Tutti sono organizzati e tutti hanno qualche individualità di livello".

Qual è il segreto di questo gruppo che va sempre oltre le attese?
"Ci sono le qualità dei ragazzi che devono essere complementari tra di loro. Poi abbiamo trovato, grazie alla disposizione e all'umiltà dei giocatori, un'alchimia per far sì che questa nazionale diventasse sempre più squadra e sempre meno selezione. Direi che la nostra forza maggiore è questa. I giocatori più in vista non si mettono su un piedistallo, ma si riconoscono parte di un insieme che devono raggiungere un obiettivo unico e comune".

All'Europeo qual è il vostro obiettivo?
"Quando si parla di dare il massimo e di fare bella figura è perché si deve rappresentare al meglio l'Ungheria. Adesso è cresciuta tantissimo l'aspettativa nel Paese, che prima era maggiormente legata ai fasti del passato. Oggi è basata sui successi recenti, ma credo che sia anche un po' esagerata. Dobbiamo stare con i piedi per terra, sappiamo chi siamo, sappiamo che siamo in ascesa, ma dobbiamo e possiamo migliorare molto. Il girone non è semplice: conosciamo la forza della Germania, l'affidabilità della Svizzera e poi c'è la Scozia che è una mina vagante e una selezione in ascesa con giocatori di livello. Faremo del nostro meglio, ma sarà difficile superare il gruppo. In Ungheria si pensa che perlomeno si debba superare il gruppo".

La Francia è la favorita per l'Europeo?
"Sulla carta direi di sì, vedo una lotta serrata con l'Inghilterra, che ha una squadra di tutto rispetto. Non dimentichiamoci mai del Portogallo e poi menziono anche la Germania, che sta facendo fatica, si è rinnovata, ma Nagelsmann è un profilo che non ha bisogno di presentazioni. Le individualità ci sono, se troveranno un minimo di quadratura, visto che giocano anche in casa, andranno avanti. Infine l'Italia che, soprattutto quando non è tra le favorite, riesce a dare il meglio di sé e può essere una outsider".

Ha già pensato alla Nations League?
"No. Ricopro un ruolo molto importante, ma anche molto pericoloso. Ogni partita può essere fatale e può far mettere in discussione tutto quanto fatto in passato. Mi interessano le prossime due partite, che sono amichevoli, ma quando difendi i colori di un Paese che che ha fatto la storia del calcio, non puoi sbagliare. La Nations League la guardo da lontano, ma il sorteggio non è stato benevolo: la Germania, che ci accompagna come un angelo custode ed è sempre con noi, e l'Olanda sono due grandi nazionali, mentre la Bosnia è inferiore, ma non da prendere in scarsa considerazione. Non siamo nelle condizioni di poter sottovalutare qualcuno".

Nella sua Ungheria giocano anche Nagy dello Spezia e Balogh del Parma. Come giudica il percorso che stanno facendo?
"Nagy è in Italia da tantissimo tempo, ha giocato al Bologna, al Bristol in Championship e poi è tornato in B. A Pisa ha fatto molto bene nel suo primo anno, ma con Aquilani ha trovato poco spazio e giustamente, anche su mio consiglio, ha cambiato squadra. Non era pensabile giocasse 5 minuti ogni 2-3 partite da novembre a giugno, sarebbe stato troppo. Con lo Spezia invece ha iniziato bene, si deve salvare e ha un altro obiettivo, ma questo trasferimento non lo penalizzerà più di tanto. Sta facendo bene, è considerato un giocatore importante da D'Angelo e dalla piazza, era quello che mi premeva succedesse. Balogh sta facendo un ottimo campionato, gioca con buona continuità, ma non sempre. Pecchia sta facendo delle rotazione ed è giusto che sia così, il rendimento della squadra gli sta dando ragione, ma siamo contenti dell'impiego di Balogh e, se continuerà così, farà sicuramente parte della spedizione che andrà all'Europeo".

Nella Serbia ha visto da vicino Vlahovic e molti altri "italiani". Che impressioni le hanno fatto?
"Quando abbiamo giocato contro di loro, per fortuna, Vlahovic aveva qualche problemino e in casa nostra non era a disposizione per la pubalgia. Nella gara precedente giocò, fece il suo, ma non essendo al meglio non riuscì a determinare come sta facendo adesso. Arrivare agli appuntamenti al massimo delle condizioni è importanti, con noi la Serbia non lo era... Tra avere e non avere Vlahovic al 100% c'è differenza, mentre gli altri hanno fatto bene. Se la Serbia gioca in un momento con tutti che stanno bene e riescono a essere squadra, possono battere chiunque".

Come giudica il modo in cui ha gestito il suo addio all'Italia l'ex ct Roberto Mancini?
"Ho un ottimo rapporto con lui, ma non l'ho sentito e non ci ho parlato di questo. Conoscendolo penso che sicuramente ci siano state delle sfumature, dei motivi diversi rispetto a quelli che sono usciti fuori. Non credo che un professionista come lui sia andato a lavorare in Arabia Saudita solo per l'aspetto economico, anche perché è sempre stato un predestinato, sia da giocatore che da allenatore. Sono 40 anni che è nel mondo del calcio ed è sempre al top anche sotto l'aspetto economico, per cui non credo sia stata questa la ragione che lo ha portato ad andare in Asia. Ci saranno altre condizione che io non conosco".

Condivide la scelta di nominare Luciano Spalletti come suo successore?
"Credo che fosse la miglior decisione possibile, considerando che Ancelotti è impegnato con il Real Madrid e sembrava papabile per il Brasile. Nessuno meglio di loro due poteva essere scelto. Spalletti ha coronato il suo percorso di allenatore, ha sempre dimostrato di saper fare un grande calcio con il materiale a disposizione e con il Napoli ha dato lezione di calcio a tutta Europa nella prima parte di stagione, cosa che non ricordo abbia fatto nessuna squadra italiana nella storia. Ha colto l'occasione di allenare l'Italia che penso sia l'aspirazione finale di qualsiasi tecnico italiano, soprattutto per lui che corona una carriera. Ora deve centrare determinati risultati, è ovvio. Mi sembra che non stia snaturando la squadra, le scelte sono abbastanza in linea con quelle precedenti. L'obiettivo a qualsiasi manifestazione è sempre quello di arrivare in fondo e l'Europeo non farà eccezione".

Per lo Scudetto invece è tutto deciso?
"Direi di sì. L'Inter non ha mai mostrato punti deboli, anzi migliora sotto tutti gli aspetti. Dimostra di essere granitica psicologicamente e tatticamente, non vedo come possa perdere questo Scudetto. Se non lo vince quest'anno... La differenza è veramente tanta con gli inseguitori".

In un'intervista in passato lei ha detto che non è un profilo da Serie A. Lo pensa ancora?
"Ho fatto una considerazione che si basa su dati più o meno oggettivi. Negli ultimi anni (quasi 6 che è alla guida dell'Ungheria, ndr) ho avuto offerte dalla Bundesliga e dalla Premier League, ma mai dall'Italia".

In futuro le piacerebbe tornare ad allenare un club?
"Intanto mi preme riuscire a portare a termine questo contratto, la strada può essere ricca di insidie e da un momento all'altro si può passare dall'altare alla polvere. Se le cose dovessero andare nella maniera giusta, vorrei rispettare il mio contratto fino a dicembre 2025, poi vedrò un attimo. Dipende comunque da tante cose, l'unico paletto che ho sempre messo è che, qualora dovesse arrivare una proposta o qualcosa che mi spingesse a valutare di lasciare l'Ungheria prima della fine del mio accordo, la decisione dovrà essere presa con il placet della Federazione. Voglio rispettare al massimo chi mi ha dato l'opportunità di essere conosciuto a livello internazionale. Io ho fatto e sto cercando di fare del mio meglio, ma è anche vero che senza di loro nessuno mi conoscerebbe all'estero".

Escluderebbe un doppio ruolo?
"Direi di no, non si può escludere, ma bisognerebbe capire se ci sarà la disponibilità di entrambe le parti. Da parte mia andrebbe bene, sto tenendo in considerazione questa possibilità".

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Lunedì 20 Maggio 2024
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