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Lecce, Corvino: "Non tratterremo gli scontenti. Dorgu? È già molto richiesto"

di Alessio Del Lungo
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© foto di Federico De Luca

Intervenuto ai microfoni di TvPlay, il responsabile dell'area tecnica del Lecce, Pantaleo Corvino, ha voluto esprimere la sua soddisfazione per la salvezza raggiunta in questa stagione: "Un altro traguardo straordinario, figlio di tanto lavoro. E quando coniughi lavoro e qualità, hai seguito la strada giusta. A Lecce, negli ultimi tre anni abbiamo ottenuto grandi risultati, con sostenibilità economica e patrimonializzando, che non è facile. Lo abbiamo fatto con la squadra più giovane del campionato. È ciò che mi ha sempre caratterizzato nella mia carriera, ma in particolare qui, dove il presidente ha voluto riportarmi, e per uno figlio del suo territorio c’è sempre quel qualcosa in più da dare. Penso che i risultati che ho raggiunto dimostrino il mio valore, tra quelli che ho ottenuto con le prime squadre e con le selezioni giovanili".

Il momento più bello e quello più difficile di questa stagione?
“Il momento più duro è stato quello in cui abbiamo dovuto prendere una decisione dolorosa, dopo Lecce-Verona (l’esonero di D’Aversa, ndr), ma andava fatta una scelta giusta per la nostra squadra, la nostra società e i nostri tifosi. Il momento più bello è stata la vittoria con il Sassuolo, la gioia dei nostri tifosi verso un obiettivo che si stava materializzando è stata stupenda".

Con Gotti ha dimostrato ancora di saper scegliere gli allenatori.
"I risultati ottenuti sono figli del lavoro fatto in campo e fuori dal campo. Va ricordato quanto hanno fatto Baroni e D’Aversa. Gotti lo conoscevo per averlo avuto a Bologna come secondo di Donadoni, gli va fatto un plauso per essersi calato nella nostra realtà in breve tempo. Lui si è fidato di noi e ha fatto bene, noi abbiamo fatto altrettanto. Essersi salvati con tre domeniche di anticipo è stato davvero un gran bel risultato".

Si aspettava un impatto del genere da parte di Krstovic?
"Quando lavori su mercati alternativi e maggiormente nell’intravedere le qualità potenziali di un giocatore più che quelle conclamate, devi per forza avere il coraggio di rischiare. È un discorso valso per Krstovic e per tanti altri calciatori, come per esempio Hjulmand, che ci ha portato benefici tecnici ed economici: grazie alla sua cessione, abbiamo potuto acquistare diversi giocatori".

Hjulmand è un rimpianto per le italiane?
"Si dice che l’erba del vicino è sempre più verde, ma a volte nel calcio questo non avviene. Nessuno ha pensato di poter spendere 20 milioni per lui, lo ha fatto lo Sporting, ognuno fa le proprie valutazioni".

Gotti ha detto che Dorgu ha caratteristiche simili a Bale, con le dovute proporzioni.
"Dorgu è sicuramente appetibile sul mercato, abbiamo fatto scoprire al calcio italiano tanti giocatori di alto livello. Falcone, Baschirotto, Pongracic, Gallo, Gendrey, Ramadani, ma a questi vanno aggiunti anche altri. Puntiamo molto sulle potenzialità, come detto, ma anche sui prospetti in uscita dalla Primavera campione d’Italia. Una Primavera che quando sono arrivato era in Serie B, prima di riportarla in auge. Giocatori come Dorgu, che è già molto richiesto, hanno un potenziale che ancora chi guarda dal di fuori non ha potuto apprezzare appieno, sono figli di questa linea di pensiero, cioè di coltivare le potenzialità in casa e cercarle su mercati alternativi. Dorgu è passato da terzino a esterno alto, ha avuto la capacità di sostituire bene Banda che si è infortunato".

Cosa volete aggiungere?
"Ogni società vorrebbe sempre tenere i migliori. Abbiamo fatto delle cessioni importanti in passato, ora non ne abbiamo la necessità e vorremmo confermare la squadra attuale. Ma sappiamo anche che davanti a richieste e ambizioni dei calciatori e proposte di altri club, è difficile dire di no. Non tratterremo gli scontenti, ma le proposte che riceveremo devono anche soddisfare le nostre esigenze".

Qual è la sua ricetta vincente?
"In effetti è difficilissimo lavorare con una squadra giovane in Serie A e riuscire a patrimonializzare, a coniugare risultati aziendali con il risultato sportivo. Un esercizio quasi estremo. E’ bello quando tutto va per il meglio, ma il calcio è figlio dei risultati e quando non ci si riesce i condizionamenti dei risultati negativi possono essere tanti. La cultura della sconfitta, in Italia, è poco accettata. Ma dobbiamo mantenere questa politica e questo metodo".

Qualche trattativa saltata che l'ha fatta dispiacere più di altre?
"Forse l’ultima, quella di Ferguson. Mancavano ormai pochi dettagli. Poi è uscita la notizia, ed è diventata affare di qualcun altro".

Ha sfiorato Milan, Juventus o altri grandi club?
"Ho avuto un percorso importante tra campionato e coppe europee. Nel mio momento migliore in carriera, non posso nascondere che sarei potuto andare in due o tre club dove avrei potuto lottare per vincere lo scudetto, ma non farò nomi. In ogni caso lavoro e do il meglio dove mi sento bene. E’ successo alla Fiorentina e succede al Lecce, dove ho trovato società e città che mi hanno supportato e fatto sentire in famiglia. Quindi so dire anche di no a certe proposte, come ho fatto nella mia carriera. Non me ne pento, quando decido una cosa lo faccio con il cuore".

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