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Le grandi trattative della Lazio - 1999, Mancini consiglia Inzaghi: il resto è storia

di Riccardo Caponetti
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Quando all’esordio in A segni contro la Lazio le spiegazioni sono due. O sei un predestinato oppure hai con la squadra biancoceleste un legame speciale. Nel caso di Simone Inzaghi sono valide entrambe. Perché dopo quel gol, il 13 settembre '98, ne segna altri 14 e salva il Piacenza dalla retrocessione, convincendo Cragnotti a sborsare 30 miliardi di lire per portarlo proprio a Roma (per la precisione 22 più il cartellino di Morrone). In verità per far prendere la decisione finale all’allora presidente della Lazio è decisivo Roberto Mancini, uno dei leader di quello spogliatoio già ricco di campioni, che intravede qualcosa di speciale in quel giovane attaccante dai capelli lunghi. Il tempo gli darà ragione perché a Formello arriva un 22enne che diventerà il miglior cannoniere del club nelle competizioni continentali (21 gol) e l’allenatore che più di tutti farà fare alla società un salto di livello.

Ma torniamo a quei giorni, perché come in ogni favola che si rispetti, l’inizio non è semplice. Pronti via la Lazio vola a Monaco per la Supercoppa Europea contro il Manchester United. Eriksson gli dà subito fiducia, ma la sua finale dura solo 23’ perché deve abbandonare il campo in seguito a una brutta gomitata rifilata da Stam (suo futuro compagno). Al suo posto entra Salas, che segna e porta la squadra sul tetto d’Europa. “Ho voluto fortemente la Lazio, anche se c’erano altre offerte. - dichiara alla sua prima intervista - Questo club è il meglio, ora sogno lo scudetto”. Che arriverà, alla fine di quella memorabile stagione chiusa con 19 reti, di cui 9 in Champions (4 insieme contro il Marsiglia all'Olimpico). Un record, questo poker, ancora oggi celebrato e ricordato, così come il suo rigore alla Reggina nel giorno del tricolore. Ma dopo i primi anni euforici e redditizi, il suo rendimento cala col passare del tempo. Così tra panchine e prestiti (Sampdoria e Atalanta), nel 2009-10 decide rescindere con un anno di anticipo il contratto con la Lazio. Finisce così la sua carriera da giocatore, nel cui palmares - oltre alla Supercoppa europea e allo scudetto - si contano anche tre Coppe Italia e due Supercoppe italiane.

Ma la Lazio è ancora il suo futuro. Perché Lotito lo sceglie per dirigere gli Allievi Regionali: è la scintilla di un percorso che nel 2016 lo porterà sulla panchina della prima squadra. Da quel 3 aprile a oggi sono passati 1454 giorni: quasi quattro anni ricchi di successi, trofei e serate esaltanti. Ma anche ovviamente di momento difficili, che avrebbero potuto segnare la chiusura del suo ciclo biancoceleste. L'ultimo in ordine temporale è il primo tempo contro l'Atalanta, dello scorso 19 ottobre: 0-3 all'intervallo, una prestazione vergognosa dei suoi ragazzi. Sembra essere la fine, un punto di non ritorno, ma invece è soltanto un nuovo inizio perché nella ripresa Immobile (doppietta) e Correa firmano un'insperata rimonta. La squadra era quinta in classifica, adesso è a -1 dalla Juve capolista e a +14 da Gasperini. D'altronde quel gol all'esordio in A contro la Lazio era un chiaro segnale di come Simone Inzaghi avesse il destino già segnato.

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Venerdì 3 Maggio 2024
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