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La quarantena è un caso: dall'ok alla doccia fredda. Pordenone-Venezia è a rischio

di Ivan Cardia
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Meno di ventiquattr’ore alla finale di Coppa Italia. Tre giorni alla ripresa della Serie A. E il nodo quarantena è sempre lì, argomento di discussione per il calcio che riparte ma teme di doversi fermare. Un tema spinoso, e che in giornata ha visto avvicendarsi diverse dichiarazioni. Cerchiamo di fare il punto.

Di cosa si parla. La normativa sulla quarantena è abbastanza chiara: chiunque abbia avuto un contatto stretto con un positivo deve osservare 14 giorni di isolamento. Applicata al calcio, nel protocollo si traduce così: in caso di nuova positività di un elemento del gruppo squadra, tutta la rosa (e l’intero staff tecnico che vi è a contatto) va in quarantena. Una tagliola micidiale: con i tempi strettissimi del nuovo calendario, dover rinviare 2-3 partite di una sola squadra rende quasi impossibile completare il calendario.

C’è l’ok del CTS. Già da qualche giorno si è diffuso un cambio di rotta da parte del Comitato Tecnico Scientifico, la commissione di consulenza del Governo: gli esperti hanno dato il loro via libera a una modifica del protocollo proposta dalla FIGC. Al posto della quarantena per tutti di 14 giorni, ecco la quarantena soft: in caso di nuovo contagio, al netto dell’isolamento per l’interessato, il resto del gruppo squadra si sottopone a un tampone rapido, da ripetersi il giorno della successiva gara programmata.

Il problema è normativo. Superata la questione medica, l’ostacolo diventa la legge. Il decreto legge del 16 maggio, tuttora in vigore e non ancora convertito dal Parlamento, prevede, come detto, 14 giorni di isolamento per chiunque abbia avuto contatti diretti con un positivo. Nonostante l’ok del CTS, la modifica del protocollo violerebbe un atto avente forza di legge: è necessaria una modifica normativa. E i tempi sarebbero troppo lunghi. Arriviamo così alle ultime dichiarazioni.

Spadafora: “Difficile entro il 20 giugno”. Ospite di Porta a Porta (la puntata andrà in onda stasera), il ministro ha spiegato proprio questo ostacolo normativo. E chiarito: “O si fa un emendamento oppure bisogna cambiarla nel prossimo decreto legge. Cercheremo di arrivarci il prima possibile, ma in entrambi i casi non credo possa entrare in vigore dal 20 giugno”. Cioè il giorno della ripresa del campionato di Serie A.

Gravina: “Va risolto in tempi rapidi”. Di diverso avviso il presidente della FIGC, anche lui ai microfoni della trasmissione condotta da Bruno Vespa su RaiUno: l’interpretazione del CTS, ragiona Gravina, è da considerarsi autentica e per questo motivo non è detto che serva una modifica normativa. “La questione va risolta - ha spiegato - perché è un problema”. E la Federcalcio (che peraltro in un comunicato ha espresso soddisfazione per le modifiche al protocollo) ha scritto al Governo per capire cosa accadrà. Sul punto, per la cronaca, Spadafora è tornato anche con una breve nota stampa successiva, ribadendo di aver parlato con il ministro della Salute, Speranza, il quale gli ha confermato che è necessaria una modifica normativa per emendare il protocollo.

De Siervo: “Una quarantena così esiste solo in Italia”. Sull’argomento è intervenuta anche la Lega Serie A, tramite il suo amministratore delegato Luigi De Siervo. In maniera, va detto, particolare: l’ad è stato infatti impegnato nel pomeriggio in Consiglio di Lega e poi ha partecipato direttamente alla conferenza stampa di presentazione della finale di Coppa Italia. Non aveva avuto modo di leggere le anticipazioni delle parole di Spadafora, ragion per cui è stato costretto a soffermarsi sul quadro generale: “Noi non chiediamo un trattamento diverso, ma facciamo notare che, se fosse vero quanto riportato in queste ore, non esiste nessun Paese al mondo, tranne l'Italia, in cui esiste una previsione così stretta rispetto alla quarantena di squadra. Questo potrebbe penalizzare le nostre squadre anche a livello di coppe europee”.

Intanto Pordenone-Venezia… Il punto è che la questione non è soltanto teorica ma, come prevedibile, è diventata anche pratica. Un calciatore dei lagunari è infatti risultato positivo al Covid-19: la partita è in programma proprio sabato 20 giugno, ma con le regole attuali non si potrebbe ovviamente giocare. Viste le parole di Spadafora, è sempre più probabile che venga rinviata. Col Venezia che a questo punto si vedrebbe costretto a osservare 14 giorni di isolamento per tutto il suo gruppo squadra, almeno finché non arriverà l’attesa modifica normativa. Cosa questo rinvio, se effettivamente arriverà, possa comportare per la Serie B, il cui calendario è comprensibilmente già abbastanza ingolfato (la finale dei playoff è in programma il 20 agosto, ultimo giorno utile per completare i campionati, norme FIGC alla mano), è tutto da vedere.

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Giovedì 2 Maggio 2024
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