La parabola di Jesus. Dal dimenticatoio a un ruolo da rinato protagonista nel Napoli
Stagione 2020/2021. Juan Jesus finisce pure in tribuna, mica solo in panchina. E' tra le alternative delle alternative della Roma, non gioca praticamente mai e quando lo fa è per scampoli di gara, in sfide 'minori', oppure solo in una non certo indimenticabile fase a gironi di Europa League. Un anno dopo si trasferisce al Napoli ma l'inizio sembra lo stesso: in dieci giornate di campionato, le prime dieci, gioca per due minuti totali tra due gare diverse e sei in Europa. Poi, la svolta. Tra necessità e virtù, da dicembre diventa titolare e riesce a sfruttare bene l'occasione. Il trentunenne di Belo Horizonte, la cui carriera pareva destinata verso una parabola discendente, in flessione costante da oramai troppo tempo, trova una seconda giovinezza. Fino alla sublimazione di un ruolo da garanzia, da certezza, seppur da alternativa, nell'anno dello storico Scudetto del Napoli.
La parabola di Jesus
Kim e Rrahmani sono stati la coppia centrale del titolo azzurro ma Jesus e Ostigard due riserve all'altezza, due giocatori capaci di dare sempre un ricambio valido. Spalletti lo ha scelto anche in gare importanti, vedi quella contro la Juventus vinta lo scorso 23 aprile in casa della Juventus. Segno che anche il tecnico di Certaldo ha avuto grandissima fiducia nei confronti di un calciatore che fino a due stagioni fa pareva destinato a lasciare l'Italia o, quanto meno, a trovare lidi meno prestigiosi rispetto a quelli dove aveva balneato fino all'ultima gara della stagione 2020/2021. Dalla tribuna con la Roma al palco più bello d'Italia, quello dove il brasiliano alzerà il trofeo per aver vinto il campionato 2022/2023. Non son bastati tre giorni, ma la parabola di Jesus è stata una delle più incredibili in questa stagione di gloria e riscatto di Napoli tutta.