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L'uomo più pericoloso per il Milan: la storia di Brandt, diventato grande a ventisette anni

di Marco Conterio
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© foto di Imago/Image Sport

Lo sguardo pulito, da bravo ragazzo, e il mancino di un assassino sportivo. Julian Brandt ha avuto la benedizione di un talento grande, enorme, ma finora è stato una promessa mai pienamente compiuta. A ventisette anni ha già superato il valico delle eterne speranze, sicché ora sembra aver messo le tende in una nuova dimensione. Quella della certezza e della garanzia. Sarà l'uomo da tener d'occhio per il Milan, oggi, in una partita da dentro o fuori, la prima della serie, per la banda di Stefano Pioli. Dovrà guardarsi da Brandt, il ragazzo che prova a diventar uomo, a caricarsi la responsabilità della squadra sulle spalle e a far dare il meglio a ognuno dei compagni, piuttosto che a sentir il peso di dover essere l'unica spada a saper e dover colpo ferire.

Un'ala sinistra magnifica, di quelle per cui vale il prezzo del biglietto fino all'ultimo scellino. Brandt è elegante, finanche delizioso da vedere. Il suo controllo palla nello stretto è argentino, il suo senso tattico quasi italiano, la sua freddezza prettamente teutonica. Solo che questo mix si è sempre scontrato con una personalità fragile, mai da leader, mai da trascinatore. In carriera ha già vinto, due titoli col Dortmund, ma mai la Bundesliga, e pure con la Germania, ma la Confederations. Come dire: sa vincere, ma mai quel che conta, mai quando conta, mai il bottino pieno.

La sua bacheca ne è la fotografia migliore, almeno di quel che Brandt è stato finora. In questa stagione la storia sembra diversa. I numeri di gol e assist sembrano in linea coi suoi standard, forse qualcosa di meglio, visto che è a 4 gol e 5 servizi decisivi su 12 gare in Bundes, 6 e 6 in tutto su 17 partite. Quel che balza all'occhio è la costanza, la sostanza di un giocatore diventato perno della formazione di Dortmund e decisivo anche in Champions, con un gol pesantissimo segnato contro il Newcastle. Dove gioca? Sinistra, destra, trequarti, lo schema del BVB è fluido e lui ne è la perfetta fotografia. Anche se a ventisette anni gli manca l'ultimo passo, trovare una sua dimensione, una sua mattonella, senza continuare a essere uno straordinario ma sempre parziale zingaro del talento.

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