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L'ultimo rintocco per la campana Parma: per risalire subito necessario tenere Man e Mihaila

di Niccolò Pasta
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Mancava giusto l'ufficialità, arrivata nella triste serata di ieri a Torino: il Parma saluta la Serie A tre anni dopo la conclusione di un ciclo fantastico, che era cominciato nel lontano ma vicino settembre 2015 in Serie D, sul campo dell'Arzignano e si era concluso nella magica notte di La Spezia che solo tre anni dopo il fallimento aveva riportato il Parma nel suo posto, in Serie A. Di lì due salvezze in crescendo per la squadra di Roberto D'Aversa, il condottiero del doppio salto, che ad inizio stagione aveva salutato l'Emilia dopo una sequela irripetibile. Il Parma di quest'anno, di fatto, è stato tutto fuorché squadra: il peggior attacco del campionato, la seconda peggior difesa, la squadra che ha vinto meno in tutto l'anno, solo tre partite (solo lo Schalke in Bundesliga ha fatto peggio nei primi cinque campionati) e che ha buttato via più punti da situazione di vantaggio: la retrocessione non poteva che essere il triste, ma giusto, epilogo.

CACCIA AI COLPEVOLI - Se il Parma è retrocesso in Serie B con ben quattro partite ancora da disputare la colpa è di più parti. Un fallimento di così larghe misure non si vedeva da tempo in A, con una delle squadra che in estate ha speso di più in Europa che saluta la categoria per inadeguatezza, questo raccontano i numeri. Ma di chi è la colpa di questo fallimento? Di un direttore sportivo che ha tentato un mercato troppo ambizioso in una stagione in cui essere conservatori sarebbe dovuto essere il primo principio, di un allenatore lasciato troppo solo e facilmente esposto alla critica e di un altro che non ha saputo ripetersi, non solo per colpe sue, facendo addirittura peggio del primo. Di una squadra che ha deluso, in ogni suo singolo, per atteggiamento, per attaccamento e anche per comportamenti a volte sopra le righe: un cocktail letale, che riconsegna una realtà storica come Parma alla Serie B.

RIPARTIRE PER RISALIRE - Chiaro che il purgatorio per il Parma dovrà essere il più breve possibile. Gli investimenti del presidente Krause, a cui nel Ducato si dovrebbe ereggere una statua nonostante, anche lui, abbia le sue colpe, non possono relegare per più di dodici mesi la squadra in Serie B, campionato sempre ostico da vincere. Il board di alto livello formato da Javier Ribalta e da Jaap Kalma dimostra, ancora una volta, il target del presidente americano, che ha davvero le migliori intenzioni e che veramente vuole riportare agli antichi fasti il club crociato. E allora in estate si dovrà ripartire, con forza, dai migliori: da quel Dennis Man pagato 15 milioni tre mesi fa e già cercato da tanti tra Italia ed Europa, dal 2000 Valentin Mihaila, gioiellino avuto troppo poco a disposizione, ma anche dai vari Daan Dierckx, primo 2003 della storia della Serie A, da Chaka Traoré, primo 2004 della storia della Serie A, ma anche dal dimenticato Simon Sohm, 2001 che il campo non lo vede più da mesi, dall'instabile terzino Maxime Busi, che al suo primo anno in A ne ha combinate parecchie, ma che ha un futuro importante, dall'ungherese Botond Balogh, titolare a 18 anni a San Siro, marcando Lukaku, e così via. Tutti questi giovani hanno richieste e potrebbero lasciare il Parma anche domani, starà al Parma avere la forza per trattenerli e dare veramente dignità a quel progetto giovani di cui si è tanto parlato quest'anno ma che, in numeri, non è stato portato fino in fondo.

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Domenica 19 Maggio 2024
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