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#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: Il Borussia Dortmund di Jurgen Klopp

di Andrea Losapio
#iorestoacasa - Tuttomercatoweb.com propone ai suoi lettori delle storie di calcio per tenerci compagnia in queste giornate tra le mura domestiche
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Ci sono dei momenti, nella carriera di un uomo, che portano a prendere una strada piuttosto che un'altra. E Jurgen Klopp, con il Magonza, aveva raggiunto una qualificazione straordinaria in Europa League, salvo poi rovinosamente retrocedere l'anno successivo e non riuscire a risalire subito. Così nel 2007-08, dopo avere portato storicamente i rossoneri a giocare contro il Siviglia - e uscire subito - dall'altro era reduce da due stagioni non proprio clamorose, anzi. A quel punto, però, arrivano due squadre. Una è il Bayern Monaco, che poi decise di optare su Jurgen Klinsmann, ex coach della Nazionale. E il Borussia Dortmund, appunto, che si era salvato per il rotto della cuffia nelle stagioni precedenti.

IL SIGNAL IDUNA - Così Klopp deve riprendere per i capelli una squadra che era abituata a lottare con il Bayern per i primi posti nella classifica, ma che negli ultimi anni aveva addirittura rischiato di scomparire a causa dei problemi economici. Nel 2002 era a un passo dalla bancarotta e come il Monaco 1860 - l'altro club rivale del Bayern, ovviamente per una questione di campanilismo - ha dovuto cedere il proprio stadio, il Westfalen, che doveva essere ristrutturato per Germania 2006. È quello della semifinale di Grosso e Del Piero, del muro della Nazionale tedesca che però ritorna giallo. Non dopo qualche problema di troppo, perché il Borussia salta una rata nel 2005 e rischia di vedere revocato il mutuo (durata fino al 2017), ma lo sforbiciamento dei tagli di interesse gli permette di pagare e tenerselo. La sponsorizzazione del Signal Iduna scadrà nel 2021.

ARABA FENICE - Nel 2006-07 la cessione di David Odonkor al Betis rischia di pesare moltissimo nel futuro del Borussia Dortmund, perché la Zweite Bundesliga è lì a un passo, salvo poi arrivare più o meno a metà classifica. La stessa cosa che capita nell'anno successivo con Doll che, appunto, arriva tredicesimo in Bundes, lontano anni luce dal Bayern Monaco campione di Germania. L'unica cosa buona è il secondo posto in DFB Pokal, la coppa di Germania, che da l'accesso all'Europa League per la squadra di Jurgen Klopp. La lenta metaformosi avviene abbastanza rapidamente, perché prima i gialloneri prima arrivano sesti, ma incominciano soprattutto a creare la squadra che vincerà nel 2009-10: dentro Sahin a centrocampo, Hummels e Subotic in difesa, poi Grosskreutz, Blaszczykowski, Bender, Schmelzer e soprattutto Mario Gotze: a diciassette anni incomincia a calcare il terreno dei campi della Bundes, dando subito buone sensazioni.

PADRONI DELLA BUNDES - I nuovi campioni della Bundesliga hanno una squadra che, per varie stagioni, diventa quasi iconica. Weidenfeller in porta. Linea a quattro composta da Piszczek e Schmelzer sulle fasce, Subotic e Hummels in difesa. Ci sono Santana e Dede, entrambi brasiliani, come possibili sostituti. In mezzo al centrocampo Sahin e Bender, uno più architetto e l'altro diga, davanti quattro giocatori per tre posti: spesso Blaszczykowski, Gotze e Grosskreutz, ma l'esplosione del giapponese Shinji Kagawa fa ampliare molto spesso le rotazioni. L'inizio è shock, perché il Bayer Leverkusen vince 2-0, poi però Klopp vince 14 delle successive 15 partite, portando a casa il Meisterschale grazie ai gol del paraguagio Lucas Barrios, il 30 aprile del 2011. Per l'anno successivo via solo il cervello, Nuri Sahin, e altra grande stagione.

DOMESTIC DOUBLE - Il Bayern Monaco rivorrebbe Mats Hummels, ministro della difesa di Klopp, offrendo cifre da capogiro. Lui dice di no e fa pure licenziare il padre, perché preferisce rimanere in giallonero con chi lo ha lanciato nel grande calcio. Fa bene perché la squadra continua a crescere, viene aggiunto anche Robert Lewandowski, oltre a un Marco Reus che viene lasciato per metà stagione al Borussia Moenchengladbach, fino al 30 giugno 2012. Potrebbe non essere una mossa perfetta, invece la doppia vittoria contro il Bayern Monaco (entrambe per 1-0) fa alzare il secondo Meisterschale in due anni, salvo poi esultare ulteriormente grazie al 5-2 contro i bavaresi.

IL LATO OSCURO DELLA FORZA - Quanto possono durare i grandi cicli? Come Alex Ferguson probabilmente, se c'è l'intenzione di aspettare e perdonare, consegnando il club a chi diventa più importante dello stesso proprietario. Jurgen Klopp lo stava per diventare nel 2012-13, paradossalmente l'anno peggiore dei tre in campionato. Niente vittoria della Bundesliga, ma nessuna sconfitta nel girone di ferro contro Manchester City, Real Madrid e Ajax. Proprio contro Mourinho la semifinale, quando il poker di Robert Lewandowski al Signal Iduna ipoteca la finale... contro il Bayern Monaco. I vecchi nemici vanno in vantaggio, salvo poi essere riacciuffati dal rigore di Gundogan. Probabilmente, però, un grazie dei bavaresi va all'arbitro, perché Dante era da seconda ammonizione. Invece Robben, all'ultimo minuto, diede la coppa al già esonerato Heyncknes. "Non andrò al Bayern Monaco", la sottolineatura di Klopp, che preferisce vincere da sfavorito. E anche una leggera frecciata per Mario Gotze, acquistato per 37 milioni di euro qualche settimana prima della finale.

ANNO NERO - Perso successivamente anche Lewandowski, Klopp perde le redini della squadra e rischia addirittura di retrocedere, con un inizio decisamente inferiore alle attese che lo porta all'ultimo posto in classifica. Nella seconda parte di stagione va meglio, ma il divorzio è oramai nell'aria, più perché Klopp vuole andare via che non per la necessità di cambiare. Così, dopo la sconfitta contro la Juventus, prende il suo zaino e lascia il Signal Iduna, come una persona normale, ridendo e scherzando con i tifosi. Il resto è storia nota.

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Lunedì 6 Maggio 2024
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