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Inter, Marotta: "Gruppo competitivo, difficile fare mercato a gennaio. Campionato aperto"

di Lorenzo Di Benedetto
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L'amministratore delegato dell'Inter, Giuseppe Marotta, ha parlato a Radio Rai nella trasmissione Radio Anch'io Sport. Queste le sue parole, a partire dalla vittoria contro l'Atalanta: "Da ieri non è cambiato nulla di importante se non la consapevolezza di poter essere competitivi fino alla fine. Sarà un campionato inedito, vedremo quali saranno le performance atletiche dei calciatori. Bisognerà capire, giocatore per giocatore, le eventuali carenze.

Cos'è cambiato nell'ultimo mese?
"Abbiamo avuto un approccio strano, un handicap silenzioso e misterioso, poi ci sono stati correttivi e sono stati trovati dei rimedi. Fa specie però il percorso in casa completamente diverso da quello in trasferta. Dobbiamo riflettere su questo e l'allenatore deve trovare altri rimedi".

Ieri è stato decisivo Dzeko. Rinnoverà il contratto?
"Non penso che possa finire come con Perisic, ha dimostrato di voler rimanere con noi e merita il rinnovo, visto che è un grandissimo professionista, molto attaccato alla maglia. Ha il vizio del gol e questa cosa deve essere tenuta in considerazione. Al momento opportuno avvieremo i contatti per il prolungamento. Il nostro desiderio è quello ma poi ci deve essere una volontà esplicita da parte del calciatore".

Com'è la situazione societaria con la famiglia Zhang?
"Dobbiamo avere rispetto per la famiglia Zhang che ha investito tanto, dando tanto al sistema calcio e all'Inter. Dopo la pandemia sono cambiate le cose e nessuno può fare più gli investimenti di prima. Tutti hanno dovuto ridimensionare gli investimenti, ma vogliamo restare competitivi".

Cosa vi aspettate da Lukaku?
"L'infortunio è stato imprevisto e imprevedibile, voleva tornare in fretta in forma anche per il Mondiale ma dobbiamo restare cauti. Non ci deve essere uno stress competitivo, quello agonistico porta a tanti infortuni. Spero possa tornare il più in fretta possibile, spero proprio dal 4 gennaio".

Sul mercato farete qualcosa?
"Le opportunità vanno colte ma non penso che ce ne saranno che possano fare al nostro caso. Questo è un gruppo competitivo per raggiungere i nostri obiettivi".

Lei era contrario a prendere Cristiano Ronaldo alla Juventus?
"All'interno di una struttura dirigenziale ci sono delle idee differenti ma questo non vuol dire che fossi totalmente contrario all'operazione Ronaldo alla Juventus. CR7 era ed è un'icona ed era ed è un campione. Bisogna poi fare i conti con il contesto economico-finanziario di una società, ma quello non è stato assolutamente il motivo di interruzione del mio rapporto con la Juventus, il mio ciclo in bianconero era finito, nel momento in cui è stata presa quella decisione l'ho rispettata".

Cosa pensa dell'arresto del procuratore capo dell'AIA, D'Onofrio?
"Per correttezza non mi addentro ma da consigliere federale dico che domani ci sarà un consiglio speciale. Questa è una pagina molto triste per il calcio italiano e penso che Gravina possa risolvere la questione".

Gli ultimi mesi di Cristiano Ronaldo non sono all'altezza della sua storia?
"Ha un grande amore per la sua professione, il calcio rappresenta tutto per lui ed è difficile convivere con un declino fisico, l'anagrafe non si cancella, si fa molta più fatica a 37 anni e le scelte degli allenatori sono condizionate. Non è facile per i grandi campioni arrivare a fine carriera".

La gara contro il Napoli alla ripresa può rappresentare la svolta?
"Noi ieri abbiamo giocato la quindicesima partita, ne abbiamo fatte 7 in casa e 8 in trasferta. Vogliamo continuare a vincere le gare a San Siro. Anche l'anno scorso il Napoli era in testa, quest'anno ha 5 punti in più e questo è straordinario, ma mancano ancora 23 partite e la gara del 4 gennaio non sarà fondamentale. Vogliamo migliorare le prestazioni".

Il calcio deve ridurre i costi?
"Dobbiamo analizzare molte cose, a partire dalle cose che riguardano l'Italia e quelle che riguardano l'Europa. In alcuni Paesi salgono i ricavi, qui da noi le cose vanno molto peggio e si vede anche dai risultati che otteniamo in campo europeo. Non siamo più competitivi, non ci sono i grandi gruppi industriali italiani. La cosa certa è che dobbiamo guardare alla sostenibilità e se non riusciamo a far investire gli altri dobbiamo per forza ridurre i costi".

A che punto è la situazione del nuovo stadio?
"Ci sono solo 4 stadi di proprietà in Serie A, molti altri stadi hanno un'età altissima e dobbiamo porre rimedio a questo. Ci sono difficoltà burocratiche, servirebbe un iter più fluido. La situazione, curata da Antonello, è di stallo. Spero si possa risolvere presto".

Cosa pensa dei fatti accaduti in curva per Inter-Sampdoria? Con i tifosi fatti uscire a forza.
"Non voglio parlare di repressione, serve prevenzione e dobbiamo creare un fenomeno di cultura maggiore. Lo stadio non è un'arena dove ci si scontra, serve aggregazione. La nostra giovetù ha perso valore, dobbiamo inculcare nuove idee".

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