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Inter, -1: con Vidal se ne va un altro pezzo dell'era Conte. Sanchez resta un tappo

di Ivan Cardia
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

L'Inter pagherà 5,24 milioni di euro, poco meno di 4 al netto, per dare il benservito ad Arturo Vidal: da ieri, come si dice, è anche ufficiale. L'incontro fra la dirigenza nerazzurra e il centrocampista cileno, accompagnato da Fernando Felicevich ed entourage vario, è durato poco più di un'ora e ha portato all'unica conseguenza possibile: grazie e arrivederci. La risoluzione è il primo passo di King Arturo verso il Flamengo, sogno di una vita sbandierato a poche curve dal traguardo di una carriera da campione. Arrivato da potenziale stella, Vidal saluta con pochi rimpianti da parte dei tifosi nerazzurri e tanta voglia della società di chiudere l'esperienza il prima possibile.

Si chiude l'era dell'instant team di Conte? Del tecnico salentino, anche a due anni di distanza, all'Inter restano in realtà tracce evidentissime. Lo stesso ritorno di Lukaku, seppure in prestito, parla del resto la lingua di quella squadra al cui tecnico fu chiesto - missione riuscita nel giro di due campionati - di vincere lo scudetto e poi chissà. Si parlo tanto, all'epoca, di una rosa costruita con giocatori esperti, vincenti, quello che serviva a Conte per costruire una squadra ambiziosa e destinata a fare grandi cose. Come quasi sempre gli è accaduto, le migliori eredità del salentino sono state in realtà altre: l'identità, la cultura del lavoro, i giovani lanciati. Delle ambizioni di quell'Inter, Vidal era un po' un simbolo: va bene anche prendersi uno juventino in casa, pur di provarci. A conti fatti, non ha mai funzionato. Conte non ha ritrovato il guerriero che si aspettava di avere per le mani, il cileno non è mai entrato nel cuore dei suoi nuovi sostenitori e forse viceversa. Il sorriso largo sfoggiato ieri pomeriggio all'uscita dalla sede, pur senza dire mezza parola, è forse la miglior immagine di un sentimento di liberazione, comune ai piani alti visto che l'addio a Vidal risolve una delle due grane, economiche e tecniche, tra le priorità di Marotta, Ausilio e Baccin in questa sessione.

E Sanchez? Con Felicevich, procuratore di entrambi i cileni, i dirigenti nerazzurri hanno affrontato anche il tema Alexis Sanchez. Non era la portata principale, ma tanto valeva farsi due chiacchiere. La montagna non ha ancora partorito il topolino e, sebbene qualche sasso sembri smuoversi, per ora non vi sono novità sostanziali. Nessuno ha torto, nessuno ha ragione. All'Inter la cessione di Sanchez serve per due motivi: alleggerire ulteriormente il monte ingaggi e liberare un posto in attacco. Non sarebbe ancora quello di Dybala, ma chissà. Si aggiunga che il cileno solo ha sprazzi ha contribuito alle sorti della squadra di Inzaghi. L'ex Barcellona, viceversa, ha tutto il diritto di scegliersi la prossima destinazione: nel suo contratto non c'è una clausola analoga a quella prevista nell'accordo con Vidal, per cui l'Inter non può pronunciare da sola il fatidico grazie e arrivederci. Sanchez si sente ancora giocatore, ha anche messo lo zampino su uno dei due trofei stagionali conquistati dalla Beneamata: vuole un campionato top, e per ora di destinazioni anche solo vagamente esotiche non intende sentire parlare. Come detto prima, non c'è ragione o torto: va solo trovata un'intesa tra rispettive esigenze e ambizioni. Per ora, pare lontana.

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Lunedì 6 Maggio 2024
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