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Il Premier Conte: "Ecco tutte le nuove misure del governo. Multe fino a 3000€ per i trasgressori"

di Simone Bernabei
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© foto di Samantha Zucchi/Insidefoto/Image

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte prende la parola dopo che il CdM ha discusso, nelle ultime ore, un nuovo Decreto in merito all’emergenza Coronavirus:

Le misure previste dal nuovo decreto: “All’inizio dell’emergenza abbiamo adottato subito un Decreto Legge, seguito dagli oramai famosi dpcm. In questo modo abbiamo uno strumento flessibile. Con questo ultimo decreto abbiamo riordinato la disciplina dei provvedimenti presi e regolamentato i rapporti fra governo e parlamento. io periodicamente, ogni 15 giorni, andrò a riferire al parlamento sulle misure adottate. Abbiamo poi regolamentato anche l’operato fra governo e regioni, con i vari presidenti che possono adottare autonomamente misure più restrittive, pur rimanendo validi i principi di omogeneità garantiti dal governo. Infine abbiamo introdotto una multa, da 400 a 3000 euro per chi trasgredirà alle indicazioni. Alla contravvenzione attualmente prevista, si sostituiscono questi nuovi importi”.

Un plauso alla cittadinanza “Sono orgoglioso della reazione dei cittadini nel rispettare le indicazioni che abbiamo dato. Le forze dell’ordine stanno giustamente controllando, ma la stragrande maggioranza dei cittadini si sta conformando a queste nuove regole che comportano nuove abitudini di vita. Ognuno faccia la propria parte, se tutti rispettano le regole mettono in sicurezza se stessi e consentono all’intera nazione di uscire quanto prima dall’emergenza”.

Le misure di prevenzione non dureranno fino al 31 luglio, come filtrato stamattina “Da questa mattina, purtroppo, ancora una volta ho assistito all’indebita diffusione di una bozza superata. In mattinata nel CdM abbiamo apportato modifiche a questa bozza. Si è creato discussione e dibattito sul fatto che l’emergenza potesse durare fino al 31 luglio. Niente di vero, assolutamente no. A fine gennaio abbiamo deliberato lo stato di emergenza nazionale un attimo dopo l’emergenza decretata dall’Oms, per 6 mesi. Questo non significa che le attuali misure saranno prolungate fino al 31 luglio. Quello è semplicemente lo spazio disponibile per la gestione dell’emergenza. Noi anzi siamo prontissimi per allentare la morsa, siamo fiduciosi che prima della scadenza ipotetica del 31 luglio si possa tornare alle nostre abitudini di vita e forse anche ad alcune migliori. Questa prova che stiamo affrontando ci renderà migliori, sono convinto che tutti stiamo riflettendo sulla propria vita, sulle proprie scale di valori. Spesso certe considerazioni non si possono fare, mentre in queste giornate purtroppo abbiamo più tempo per riflettere”.

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Esistono norme riguardanti l’eventuale sequestro dei mezzi di trasporto, per chi trasgredisce?
“Ci tengo a ribadirlo: il 31 luglio non è la data finale prevista delle attuali misure. Confidiamo di toglierle prima, quella è la data decretata a fine gennaio per le emergenze, da lì sono partiti i provvedimenti. Le multe: come dicevo vanno da 400 a 3000 euro, in caso di guida di un veicolo la sanzione è aumentata di 1/3, ma non c’è il fermo amministrativo”.

Cosa cambia per le regioni?
“Abbiamo un ordinamento che dà forza alle regioni, soprattutto per quanto riguarda la sanità. Noi stiamo aiutando per rinforzare le strutture ospedaliere, ma la competenza resta regionale. Noi abbiamo competenza sulle misure restrittive, altrimenti si rischia di creare confusione. La disciplina di cornice è dello stato ed in particolare del governo, le regioni di fronte a specifiche situazioni possono adottare ulteriori misure”.

Le trattative con siindacati come procedono?
“I sindacati sanno che le porte di Palazzo Chigi e dei ministeri sono aperte. Io lavoro con i sindacati. Ci siamo incontrati tante volte e continueremo a farlo, il modo migliore per decidere è il confronto con le parti sociali per capire da loro quali sono le sensibilità. Allo stesso tempo, la responsabilità della decisione spetta al governo, non possiamo introdurre modalità di co-decisione. Questo è il momento del confronto, un confronto che in questo momento deve essere ancora più serrato e ancora più continuo. Quando abbiamo chiuso alcune attività produttive è stato necessario questo confronto. Stiamo ancora lavorando coi sindacati, perché individuare le attività essenziali e le non essenziali è difficilissimo. Non c’è una certezza, una soluzione univoca che metta tutti d’accordo. Per questo stiamo facendo degli aggiustamenti in corso d’opera, coinvolgendo anche i sindacati perché su certi aspetti non sono rimasti soddisfatti. Le filiere produttive sono lunghe: se noi mangiamo un alimento va considerato anche il polistirolo alla base, la plastica intorno, l’etichetta… Mi auguro non ci siano scioperi, il Paese oggi non può permetterselo. Il discorso vale anche per i benziani. Io posso garantire che la filiera alimentare sarà garantita, così come sarà garantito il rifornimento di carburante”.

Le polemiche in merito ai numeri dei contagi e all’utilizzo dei tamponi?
“E’ difficle avere il numero esatto dei contagiati, considearando anche gli asintomatici e quelli che non fanno i tamponi. Il dibattito in merito è aperto. Io non sono un virologo, un epidemiologo. Noi fin qui abbiamo sempre seguito la comunità scientifica, le raccomandazioni del comitato tecnico scientifico. Nel momento in cui ci hanno suggerito un modus procedendi noi abbiamo seguito le indicazioni e continueremo a farlo, non c’è ragione di cambiare la nostra modalità su test, tamponi e conteggio dei contagiati. La linea è quella della massima trasparenza, gli italiani sono amanti dei presidi democratici”.

Il governo è pronto ad usare lo strumento della precettazione in caso di scioperi?
“Sono convinto che non ci arriveremo. Ho visto un senso forte di comunità anche nei sindacati, posto che dobbiamo assicurare la sicurezza negli ambienti di lavoro e la salute dei lavoratori. Per quanto riguarda i rifornitori di carburante sarà attuata un’ordinanza che regolamenterà gli orari di apertura. E’ una modalità per andare incontro ad alcune istanze. Quindi non ritengo sarà necessario, ma dobbiamo presidiare in tutti i modi le attività essenziali utili per far funzionare una macchina statale che già viaggia a velocità ridotta”.

Possibile accentrare nel governo i poteri delle regioni per limitare le energie spese?
“Dal primo giorno abbiamo curato i rapporti con i rappresentati del governo territoriale. Questa è la modalità migliore, un intervento autoritativo non è pensabile oggi. E’ inastratto e inconcreto, la strada della collaborazione resta quella prediletta. Lo chiediamo ai cittadini, devono farlo le istituzioni. Le regioni hanno la competenza per quel che riguarda la sanità, introdurre poteri sostitutivi per il governo sarebbe qualcosa di poco funzionale. Le regioni conoscono meglio i territori, le strutture. Questa modalità di procedere sta dando dei risultati, in una fase di emergenza acuta possiamo dire di aver riconvertito 78 ospedali come Covid-hospital. Abbiamo trasferito pazienti dalla Lombardia ad altre regioni. Portato i posti di terapia intensiva da 5mila a oltre 8mila. I risultati ci sono. Stiamo vivendo una situazione drammatica, ma anche reagendo in modo efficace”.

Possibile l’utilizzo dell’esercito, soprattutto al sud?
“Lo stiamo già utilizzando. Pensiamo al personale sanitario e medico militare. Per quanto riguarda l’esercito, ci sono alcune pattuglie che stiamo riconvertendo per integrare il lavoro delle forze dell’ordine che comunque stanno lavorando bene, facendo molti controlli. Abbiamo tutti gli strumenti per poter perseguire, ben venga l’aiuto dell’esercito. Ma i cittadini non pensino ad un’immagine di militarizzazione, le forze dell’ordine stanno operando bene anche se ci sarà aiuto dell’esercito”.

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