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Com'è andato il ciclo Fonseca - Tanti buoni giovani, ma una squadra con un solo campione

di Andrea Losapio
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Nei due anni di Paulo Fonseca ci sono stati due direttori sportivi. Il primo è Gianluca Petrachi, il secondo Morgan De Sanctis. Pallotta nel 2019 ha cambiato completamente linea, lasciando i grandi investimenti - e le grandi cessioni - operate con Monchi, chiedendo una linea giovane ma che potesse essere competitiva subito. Quindi oltre a tenere Dzeko erano stati inseriti Mkhitaryan e Smalling, in una sorta di spiedino che poteva poi contare sulla freschezza di Pellegrini, sulla romanità di Florenzi e la bravura di Pau Lopez, preso per dare continuità dopo i buoni anni con Szczesny e Alisson, andati via per motivazioni differenti.

TANTI BUONI GIOVANI - Le scelte iniziano nell'estate del 2019 con tanti giocatori da cedere. Salutato El Shaarawy, che negli anni era stato comunque fra i più positivi, c'era anche la necessità di risanare il bilancio. Manolas al Napoli per 36 milioni (15 più Diawara, meglio dire), il ritorno di Gerson in Brasile, l'arrivederci di Schick, le cessioni di Ponce, Marcano e Sadiq, lo scambio con la Juventus fra Spinazzola e Pellegrini, l'addio di Defrel. In compenso sono arrivati Pau Lopez, il giovane Villar, Veretout - probabilmente il migliore acquisto di questi due anni - Carles Perez, Kalinic e Gianluca Mancini. Un ringiovanimento netto della rosa ma senza impoverirsi, almeno sulla carta. E in effetti se la Roma è arrivata sesta l'anno prima, quello dopo arriva quinta in classifica, nonostante qualche defezione di troppo.

POCHI SOLDI E CREATIVITÀ - Durante la scorsa estate invece c'è stato il bisogno di avere più fantasia. Quindi, riscatti di Mancini e Veretout a parte, la Roma ha riportato Smalling e Mkhitaryan in giallorosso, stavolta a titolo definitivo. Prestiti per Kumbulla e Borja Mayoral - con l'idea di riscattarli - Pedro è arrivato gratis, così come El Shaarawy in inverno. Ceduti invece solamente due titolari: Under e Kolarov, al Leicester e all'Inter, con la sensazione che la squadra fosse nettamente migliorata. Invece la china pericolosa delle prime settimane, con vittorie solo con le piccole e mai con una pari grado, è andata peggiorando sempre di più.

I CASI FLORENZI E DZEKO - C'è poi da aprire due capitoli che sono abbastanza spinosi. Florenzi, capitano e romanista, titolare anche in Nazionale con Mancini e con il Paris Saint Germain, è stato ceduto in prestito in fretta e furia, cercando di rispolverare Karsdorp e Bruno Peres, due flop che, comunque, hanno avuto un discreto rendimento in questa annata. Invece per Dzeko, dopo la questione Spezia, c'è stato il rischio di uno scambio con Alexis Sanchez a gennaio. Eppure ha ancora un anno di contratto e sarebbe, giusto il condizionale, il simbolo di questa Roma, l'unico vero campione che possa trascinare. Insomma, le rose hanno anche le spine. E Fonseca non le ha sempre gestite al meglio.

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