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Hellas, Stepinski: "Spero di restare qui a lungo. Juric mi ha insegnato il sacrificio"

di Luca Chiarini
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Nuovo appuntamento con "A tu per tu", la rubrica con la quale il profilo Instagram dell'Hellas Verona propone approfondite interviste ai propri tesserati. Oggi è stata la volta di Mariusz Stepinski, che si è raccontato in una diretta tra curiosità e bilanci parziali della sua stagione e di quella della squadra. Di seguito le sue dichiarazioni:

Com'è essere tornato ad allenarti?
"È bello: finalmente abbiamo un po' di obiettivi da raggiungere. Prima non si sapeva praticamente nulla, adesso stiamo piano piano rientrando. Il calcio è un gioco di squadra, potersi allenare con tutto il gruppo è molto bello".

Al rientro sei sembrato uno dei più in forma.
"Sto veramente bene. Mi sono allenato sempre, anche due volte al giorno, non ho mai smesso. Anche perché non c'era nient'altro da fare. Adesso dobbiamo rientrare tutti in forma: giocheremo ogni tre giorni, quindi dovremo essere pronti".

In questo periodo state cenando insieme a Peschiera.
"Devo dire che è una cosa bella: dopo l'allenamento puoi mangiare subito, vicino al centro. Quando devi tornare a casa o uscire a cena passa più tempo, invece sappiamo tutti che bisognerebbe mangiare subito, per integrare quello che hai perso in allenamento. Poi stiamo insieme e ci divertiamo, pur restando a distanza".

Domenica siete tornati al Bentegodi.
"Senza tifosi è stato strano, dobbiamo abituarci a quell'ambiente. Ma sentire l'erba del campo è stato bello, e giocare un'amichevole in famiglia ti risveglia emozioni differenti rispetto a quelle che ti trasmette l'allenamento. Sai che quando arrivi al Bentegodi devi essere concentrato e pronto".

Con la ripartenza del campionato i valori potrebbero azzerarsi?
"Secondo me vincerà chi avrà più concentrazione, più voglia di vincere. Non bisogna pensare all'assenza dei tifosi, dobbiamo cercare di non disperdere energie. Dobbiamo prepararci in funzione del nostro obiettivo e proseguire la strada che abbiamo iniziato, perché tutti ricorderanno come finiremo il campionato. Dovremo essere tutti in forma, perché la gente dimentica in fretta".

Anche perché la salvezza è ancora da conquistare.
"Esatto. Dovessimo fare sei punti nelle prime due partite potremmo essere tranquilli, e pensare ai prossimi obiettivi. Ma sicuramente non sarà facile".

Cosa puoi migliorare rispetto a questa stagione? E cosa ti è piaciuto?
"Ho imparato tante cose: come giocare per la squadra, come sacrificarsi per il gruppo. Ce lo sta mettendo in testa il mister ed è il segreto del nostro successo. All'inizio mi è mancato il gol, ma per me è già passato, io guardo avanti. Juric preferisce che i gol vengano distribuiti tra più giocatori, gli piace il gioco di squadra".

In cosa senti di essere cresciuto con Juric?
"Mi ha insegnato a sacrificarmi per la squadra, i movimenti offensivi, diversi accorgimenti tecnici".

Meglio il gol al Torino o alla SPAL?
"Quello al Torino mi ha fatto emozionare: fu una rimonta pazzesca, una di quelle che ricordi per tutta la vita. Rimontare tre gol non capita spesso, e il mio gol servì ad agguantare il pareggio. Poi dico sempre che l'importante è che la rete si gonfi".

Com'è Rrahmani in allenamento?
"Dico che mi deve fare un bel regalo, a me e a tutta la squadra: qui è cresciuto tanto ed è riuscito a strappare un bel contratto per l'anno prossimo".

Col Torino ad un certo punto volevate vincerla.
"Sì, esultai velocemente e tornai verso il centro del campo. Quando senti che hai la possibilità di vincere devi provarci, bisogna sfruttare quei momenti".

Dove hai imparato a giocare a calcio?
"Vengo da un paese di duemila abitanti: ho giocato per tre anni nel settore giovanile della squadra di quel paese, poi sono andato avanti. Ho sempre fatto l'attaccante: mi piaceva fare gol, giocavo per segnare".

Sei innamorato di Verona...
"Penso che la città piaccia a chiunque venga a giocare qua. A me e alla mia fidanzata piace molto: abbiamo trovato tanti amici, la gente ci vuole bene. Stiamo benissimo qua, e speriamo di restarci più a lungo possibile".

I tifosi ti fermano?
"Sì. Mi fa piacere, anche perché i tifosi sono sempre tranquilli e gentili. Fanno due chiacchiere, e poi basta".

La tua famiglia viene spesso in Italia a vederti giocare?
"La mia famiglia e quella della mia fidanzata vengono due o tre volte all'anno. Poi c'è sempre qualche amico allo stadio".

In Polonia fai anche tanta beneficenza.
"Organizziamo training camps tutti gli anni, ovvero ritiri per bambini. Se ne occupa mio fratello. Cerchiamo di consentire a quei bambini di allenarsi, soprattutto a chi ha poche possibilità economiche".

Com'è nata questa idea?
"Ho sempre fatto questo tipo di attività. Mettevo ad esempio le mie maglie all'asta. Poi è nata quest'idea, tre anni fa circa, e sta andando bene. Non posso dedicare molto tempo a questa attività, ma mio fratello, insieme ad alcuni miei amici, fanno davvero un ottimo lavoro".

Com'è il boato della curva quando segni un gol?
"È un'emozione che non puoi dimenticare. La tifoseria dell'Hellas spinge tanto, soprattutto quando attacchiamo sotto la curva. Sono momenti che ricordi inevitabilmente dopo il ritiro".

Cos'hai provato al tuo esordio in Serie A?
"Fu molto bello, riuscii a segnare subito: entrai a Cagliari a dieci minuti dalla fine e feci gol. Fu un esordio più fortunato rispetto a quello con l'Hellas (ride, ndr)".

Ci sono calciatori polacchi che consiglieresti all'Hellas?
"Ci sono tanti talenti in Polonia. Abbiamo sempre avuto una scuola di portieri molto forte, poi ci sono diversi calciatori che vanno a giocare nei campionati più importanti al mondo".

Quali sono i tuoi obiettivi per questo finale di stagione?
"Penso sempre di partita in partita: per porsi obiettivi a lungo termine occorre andare step by step. Dobbiamo pensare a vincere col Cagliari, poi vedremo cosa succederà al termine della stagione".

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