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Fiorentina, Vlahovic: "Rimasto per crescere e per Italiano. Ibra mi ha detto di non mollare mai"

di Pietro Lazzerini
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Dusan Vlahovic è il cannoniere della Fiorentina che stasera affronterà l'Inter al Franchi in una sfida di alta classifica. L'attaccante serbo ha rilasciato, per l'occasione, una lunga intervista a DAZN, nel corso della quale ha parlato non solo del presente ma anche di come è diventato il giocatore attuale che tutti vogliono. A cominciare dal fantacalcio: "I miei migliori amici sono Milenkovic e anche Terzic, che è entrato nella nazionale. Si è creato un bellissimo gruppo. Firenze? Si sta da Dio, sono arrivato quando ero molto piccolo, è la mia seconda casa".

È voluto rimanere alla Fiorentina.
"Parlo sempre in modo sincero, penso che chi è venuto dalla parte dei Balcani sta facendo le cose più col cuore che col cervello. Io mi sentivo di rimanere, qui penso di poter crescere ancora. Farò tanti gol e assist, il resto come viene viene. Ci possono essere tanti rischi, ma senza i rischi non vale la pena vivere. Mi viene in mente Totti contro l'Olanda che fece il cucchiaio".

Anche lei ha fatto un cucchiaio contro il Torino in finale Primavera...
"La prima finale l'abbiamo vinta al Franchi 2-0 e poi stavamo discutendo se era rigore o meno il primo gol che ho fatto. Poi si leggeva di partita rubata... Allora dissi: "Se ci sarà un altro rigore farò il cucchiaio, poi possono piangere quanto vogliono". Lakti, il capitano, mi incoraggiava e scelsi di farlo davvero".

Esultava come Ronaldo, vero?
"Sì, perché mi gasava la sua nuova esultanza. La usavano tutti. Nello spogliatoio abbiamo detto che al primo gol che al mio primo gol avrei esultato come CR7".

Qual è il suo idolo?
"La mia famiglia, poi se parliamo di giocatori mi piaceva di più sicuramente Ibra per il suo carattere e la voglia di non mollare mai. Non permetteva mai a nessuno di comandarlo, poi le giocate mostruose... Lasciamo stare. Dopo la partita a Firenze in cui abbiamo perso 3-2 approfittai del fatto che magari non era molto arrabbiato per chiedergli la maglietta. Me la firmò, facemmo la foto e scrisse la dedica nella nostra lingua, mi ha detto di andare avanti così e non mollare mai. Poi io non sono molto bravo a parlare quando incontro un idolo".

C'è qualche altra icona balcanica?
"Jovetic. Non lo sapeva nessuno, ma a 18 anni è diventato capitano del Partizan, andavo allo stadio tutte le domeniche a vedere le sue giocate. Poi avevo una maglietta senza numero né scritta dietro: a casa trovai una maglia, ci misi il 35".

Italiano le piace?
"Uno dei motivi per cui ho scelto di rimanere era lui, perché dopo il ritiro ho detto 'con questo ci si diverte'. Ti sta sempre addosso, non ti fa respirare e così puoi solo migliorare. Mi piace la concorrenza, è divertente giocare per lui. Quando è arrabbiato mi chiama Dusan. Ed è sempre arrabbiato... (ride, ndr)".

Perché dicono che è arrogante?
"Forse sul campo, dove non conosco né madre né padre. Per me il campo è vita o morte, devi avere tanta autostima e credere in te stesso. Ma arroganza mai".

Di Haaland?
"E' una macchina un robot. Lui è più veloce di me, per il resto ce la giochiamo".

E di Chiesa?
"Per me fin da quando sono arrivato è fortissimo, abbiamo un gran rapporto".

Lei in questa classifica dov'è?
"Devo solo lavorare, non pensare a queste cose. Mi scrivono più fantallenatori che ragazze, mi stanno mettendo un po' di pressioni per quanto mi hanno pagato e poi non so come andrà... Però questo fatto mi può fare solo più forte".

Qual è il suo obiettivo dell'anno?
"Se posso solo ringraziare Cesare Prandelli, mi ha tirato fuori dalla... Non dico la parolaccia. Nessuno ha fatto le cose che ha fatto lui per me. A parte Ribery, lo considero ancora un fratello maggiore, coi suoi consigli. Parlavamo per ore. Queste due persone, sono amici, sono stati sempre vicinissimi. Gli sarò grato per sempre".

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Martedì 16 Aprile 2024
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