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ESCLUSIVA TMW - Sartini, all. Vancouver: "La mia favola in MLS. Insigne, qui da uomo copertina"

di Marco Conterio
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La storia di Vanni Sartini da Firenze, tecnico dei Vancouver Whitecaps in MLS, è di quelle che meritano di essere raccontate. Inizia nei dilettanti in Toscana al Mezzana, poi è assistente di Davide Nicola a Livorno e Bari, successivamente entra in FIGC per le relazioni internazionali al Centro Studi e Ricerche del Centro Tecnico. Questo lo porta anche a legare rapporti con la Major League Soccer: prende un volo per gli States e inizia a formare una nuova generazione di tecnici per la Federazione americana. Stringe rapporti con tecnici e società, lo chiamano nella Columbia Britannica a guidare Under 23 e settore giovanile. Ad agosto Vancouver perde male in Coppa, Marc Dos Santos viene esonerato e il club lo mette in prima squadra come traghettatore. E' l'inizio della favola. "Dovevo essere allenatore solo per qualche settimana", spiega in esclusiva dal Canada, al centro del dibattito del mercato per la trattativa tra Lorenzo Insigne e Toronto, con Tuttomercatoweb.com.

E invece...
"Poi abbiamo iniziato a vincere... Prima mi hanno confermato fino alla fine dell'anno poi abbiamo fatto un miracolo: eravamo penultimi, in 14 partite in cui ci sono stato siamo stati la seconda della MLS. Mi hanno fatto l'offerta e per due anni almeno sono qui".
A Vancouver è un vero idolo della piazza.
"C'è stata un'ottima chimica tra me e i tifosi. E' andato tutto bene: i risultati aiutano, poi non sono il più riservato in assoluto e diciamo che aiuta. E' bello, è un'occasione che aspettavo da tanto tempo: tre mesi fa ho iniziato a dar tutto, ora c'è da lavorare davvero, duramente".
Anche perché a Toronto sembra stia per arrivare Lorenzo Insigne da Napoli.
"Sarebbe una bellissima cosa per noi che lavoriamo qui: vorrebbe dire che la Lega sta attraendo campioni al picco della carriera. E' cambiata totalmente la politica delle franchigie negli ultimi anni, non si prendono più giocatori a fine carriera come Gerrard, Lampard e Pirlo. Si prendono ragazzi di prospettiva, spesso sudamericani per tentare di rivenderli. Se poi diventiamo destinazione per un titolare dell'Italia, è l'attestato della crescita della Lega".
Il parere del tifoso in Italia è 'Insigne va in MLS, dunque smette di giocare e va solo a prender dollari'. Cosa risponde un allenatore italiano di una franchigia di MLS?
"Non è vero. Dobbiamo essere realisti: la MLS non è la Serie A o la Bundesliga o la Premier League. La qualità è buona, immediatamente inferiore a questi campionati. Se vogliamo paragonarla a una lega europea, è quello belga, olandese, svedese".
E' il primo giocatore con 'questo' target, all'apice della carriera?
"Il primo è stato Giovinco ed è stato il migliore per due-tre anni, poi c'è stato Chicharito Hernandez, direi anche Ibrahimovic che è tornato al Milan e ha continuato a far gol anche lì. E' la dimostrazione di una lega che cambia negli ultimi anni: Atlanta ha venduto Almiron per 25 milioni, ieri LAFC ha venduto un giocatore al Palmeiras, New York City ha Castellanos che costa 20 milioni".
Insigne sarebbe 'il top' per la MLS.
"Verrebbe all'apice della sua carriera, diventerebbe il giocatore copertina della MLS. Ha vinto gli Europei da protagonista".

Per lei sarebbe un derby italiano, oltre che canadese.
"Le nostre rivalità maggiori sono Portland, Seattle e le due canadesi: Montreal e Toronto, con loro facciamo anche la Coppa del Canada, sicuramente ci giocheremmo contro. Toronto, da sempre, poi è una grande squadra, sono sempre la prima o la seconda big spender della Lega ogni anno. Tra noi e loro c'è come tra Juventus e Torino come budget... Però siamo andati ai play-off e loro no e siamo stati l'unica squadra canadese".
Lei ha formato gli allenatori come advisor della MLS. Probabilmente la persona perfetta a cui chiedere il livello tattico della Lega.
"E' cambiata tanto: sono venuti allenatori dall'estero che hanno portato nuove idee. Hanno allenato il Tata Martino, Vieira, gente di spessore e qualità. I tecnici americani si sono adattati, hanno iniziati ad allenare anche dei ragazzi americani che avevano allenato in Europa: ora è un campionato con idee diverse tra squadre e ci sono alcuni club tatticamente ben impostati".
A Toronto, Insigne andrebbe a trovare Bob Bradley in panchina.
"Bradley ha sempre giocato, o quasi sempre, un calcio molto simile a quello dell'Italia agli Europei. Lo vedrei largo sulla sinistra nel 4-3-3".
Toronto o non Toronto, Insigne o non Insigne: dopo il miracolo della scorsa stagione, che obiettivo si sono dati gli Whitecaps?
"Il classico per le squadre delle MLS: arrivare ai play-off. Lì è un altro torneo: New England, che aveva dominato la Regular Season, ha perso al primo turno ai play-off. New York era arrivata quarta a Est e ha vinto il campionato... L'obiettivo devono essere i play-off, significa essere nella parte sinistra della classifica. Il sogno sarebbe arrivare a giocarli in casa".

Ovvero arrivando tra le prime quattro della Conference. Vi rinforzerete per questo?
"Caio e Pedro Vite sono due giocatori che di fatto sono rinforzi per questa stagione, abbiamo allargato il parco difensori con Blackmon: ora opereremo solo se ci sarà una grande occasione ma prima dobbiamo sfoltire la rosa. Qui c'è il salary cap e quello non è un problema, perché siamo dentro. Dobbiamo stare attenti ai roster spot, non puoi avere più di un tot di giocatori. E allora dobbiamo sfoltire, visto che i posti sono quasi tutti occupati".
Lei è l'unico allenatore italiano di tutta la MLS, una lega che ha un solo giocatore italiano, José Mauri a Kansas City, e un preparatore italiano, Federico Pizzuto, a Columbus. Ha un messaggio da dare per continuare ad attrarne negli States?
"Il campionato è meraviglioso. E' un'esperienza che non fai in Europa: distanze, posti, luoghi. E' tutto diverso, non posso che raccomandarla a tutti. Il livello è ottimo, non si viene qui per svernare e poi dal punto di vista organizzativo, qui tutto funziona a livello Mondiale. Ogni squadra ha il centro sportivo, gli stadi sono belli, c'è entusiasmo, le città della lega sono le migliori città del Nord America. Come esperienza personale è qualcosa che arricchirebbe chiunque".

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