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ESCLUSIVA TMW - Basha: "Australia, il calcio va avanti. Noi in quarantena per un volo"

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Migjen Basha è un italiano acquisito: nato in Svizzera, ma di origine e passaporto albanese, ha speso 12 anni nel nostro paese facendo la trafila dalla Serie C al massimo campionato vestendo le maglie di 8 squadre diverse. Dopo una parentesi all'Aris Salonicco ecco la sua avventura in Australia, a Melbourne. Da dove attualmente osserva la quarantena. Perché anche se in parte minima, il coronavirus è arrivato anche a quelle latitudini. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci racconta la sua storia:

Migjen Basha, l'esperienza australiana sta avendo qualche contrattempo. Per forza di causa maggiore, aggiungiamo
"Sì, mi trovo in quarantena per una situazione particolare. Nel campionato australiano gioca una squadra neozelandese. Siamo volati domenica scorsa a Wellington per la partita e ironia del destino il Governo australiano ha disposto che chiunque si fosse diretto in volo verso l'Australia sarebbe finito automaticamente in quarantena. Di conseguenza hanno spostato le nostre partite, solo le nostre. Mentre il resto del campionato si gioca a porte chiuse. Per quel che riguarda il resto mia moglie può uscire, così come i bambini. Non si percepisce ancora la paura, non ci sono tantissimi casi. Ma intanto, per precauzione le scuole sono chiuse".

Cosa ti ha portato in Australia?
"Ti dico la verità: ho sempre pensato a fine carriera di fare un'esperienza del genere ed ho avuto fortuna di venire qui perché quando me l'hanno proposto avevo ancora il contratto in Grecia. Ho rescisso li ed mi sono trasferito con la famiglia. Devo dire che non rimpiango per nulla la scelta fatta".

Quali sono le tue impressioni sul calcio australiano? È un ambiente stimolante per giocare a calcio?
"Purtroppo in Europa la gente pensa che il calcio in Australia non valga nulla. In realtà ci sono giocatori e squadre che hanno qualità e fisico. Qui dall'inizio alla fine nessuno si risparmia, si cerca sempre la vittoria e succede che tante partite finiscano con tante reti e colpi di scena".

Hai avuto modo anche di giocare in Asian Champions League. Qual è il livello calcistico asiatico?
"Abbiamo fatto un miracolo ad eliminare il Kashima Antlers al 3° turno preliminare da lì ci siamo qualificati ai gironi. Ricordiamo che i giapponesi solo un anno fa si giocavano il Mondiale per club contro il Real Madrid. Devo dire che ci sono squadre molto forti tecnicamente con giocatori interessanti. Si gioca con grande intensità".

In cosa preferisci l'Australia dall'Italia? E in cosa preferisci l'Italia dall'Australia? Sia a livello sportivo che come stile di vita
"Per me è difficile fare paragoni soprattutto dopo aver pasatto più o meno 12 anni in Italia, un paese fantastico per il suo stile di vita. Devo dire che anche in Australia si vive benissimo. Magari il calcio è vissuto diversamente, perché qua le persone non ti calcolano nemmeno. Ci è capitato di perdere 0-3 in casa ma comunque abbiamo fatto il giro del campo dando il cinque a tutti i tifosi. E loro ti dicono: 'Non fa niente, la prossima la vinciamoì. Ecco, non so se in Italia potrebbe mai essere possibile (ride, ndr)".

Segui ancora il calcio italiano?
"Certo che seguo ma purtroppo non riesco a vedere le partite perché abbiamo 10 ore di differenza. Ma leggo tutto su il calcio italiano".

A quale squadra sei maggiormente legato?
"Sono stato benissimo in tutte le società e non rimpiango nessuna delle mie scelte. Potrei parlare bene di tutte perché non sono mai andato via per problemi con qualcuno. Il Toro lo metterei avanti perché ho fatto 4 anni bellissimi raggiungendo traguardi importanti. All'Atalanta acnhe se ho giocato un anno e non ero il più importante mi trattato benissimo. Voglio bene Bari e Frosinone, ma in generale a a tutte perché mi hanno sempre dato qualcosa per poter crescere e le ringrazierò tutta la vita".

Hai giocato nell'Atalanta al primo anno di Percassi. Ti sorprende ritrovarla protagonista in Italia e in Champions League?
"Non mi sorprende per nulla perché già all'epoca Percassi ha fatto di tutto per farci stare bene. Poi era una persona gentilissima e umile, veniva tutte le settimane a starci vicino e questo credo che sia importante per i giocatori per fare capire che ci teneva tantissimo. Auguro all'Atalanta grandi successi perché se li merita, credo che sia un esempio di come si gestisce una società".

In Italia il forte allarme Coronavirus sta sconvolgendo la vita delle persone e di conseguenza anche il calcio. Qual è la situazione in Australia?
"Sto seguendo quello che succede in Italia e mi auguro che tutto si risolva al più presto. L'Italia risorgerà e saprà combattere il virus. Qui per adesso non ci sono tanti casi ma lo stato prevede di chiudere aeroporti, scuole etc per prevenire".

Quali sono i tuoi obiettivi in prospettiva? Tornerai in Europa?
"Non saprei dire . Ho 33 anni ed ho in contratto fino al 2021 e sarò vecchio per l'Europa (ride, ndr). Però vorrei giocare a calcio finché mi diverto al di là della categoria. Non ho intenzione di smettere".

Cosa ti ha lasciato l'esperienza in Italia?
"L'Italia mi ha dato tutto. Sono arrivato a 19anni e da li sono cresciuto solo. Mi ha fatto capire com'è la vita e mi ha fatto diventare uomo nonostante le difficoltà iniziali. Però non ho mai mollato, mi sono sempre detto che voglio giocare a calcio in Italia e credo di avercela fatta perché sono partito dalla C alla Lucchese per arrivare al Toro e anche nazionale albanese. Per questo sarò grato all'Italia per sempre e non vedo l'ora di tornarci a fare un giro e trovare tanta persone che ho conosciuto. Ah, ammetto che mi manca anche il cibo italiano (risata)".

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