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ESCLUSIVA TMW - Avv. D'Onofrio: "Contratti e stipendi, servono decisioni condivise. Illegittimi tagli unilaterali"

di Ivan Cardia
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© foto di Federico De Luca

"Credo che ragionevolmente la stagione, ove mai fosse possibile tornare a giocare, non potrebbe concludersi entro il 30 giugno, perché esigenze di tutela della salute individuale e collettiva non consentiranno di tornare a giocare a breve". Proprio per questo motivo, la FIFA studia un piano per prolungare la scadenza dei contratti oltre questa data. Di questo, e di tanto altro, abbiamo parlato con Paco D'Onofrio, avvocato esperto di diritto sportivo e professore di diritto dello sport presso l'Università di Bologna: "Pertanto, è auspicabile che la FIFA dia l’indicazione di poter prorogare il termine di conclusione della stagione sportiva, anche perché quello del 30 giugno è un termine convenzionale che può essere derogato".

La FIFA può imporre una proroga a livello generale, o sarebbe poi necessario un intervento delle varie federazioni?
"La FIFA può dare un’indicazione che poi ogni Federazione dovrà recepire ed armonizzare con le discipline specifiche di settore che non sono uguali in tutte le nazioni, benché ispirate agli stessi principi generali".

Il problema si pone soprattutto per i calciatori in scadenza di contratto al termine della stagione. Tecnicamente, al momento è possibile un accordo tra club e calciatore a partire dall'1 luglio. Cosa succederebbe in questo caso?
"Ovviamente la situazione era assolutamente imprevedibile e quindi non ci sono norme che disciplinano l’eccezionalità della condizione attuale. Dunque, sarà necessario che le istituzioni sportive (FIGC e Leghe) si confrontino con le componenti sindacali (per esempio AIC), perché una soluzione imposta unilateralmente sarebbe illegittima e si esporrebbe ad un contenzioso giudiziario da scongiurare assolutamente".

Per i calciatori che non sono in scadenza, potrebbe esserci un problema legato a eventuali aumenti pattuiti a far data dalla prossima stagione?
"Anche in questo caso, l’unica soluzione giuridicamente lecita e possibile passa attraverso un accordo condiviso, che consenta di individuare criteri economici certi e soprattutto uniformi per tutte le società di calcio".

Altro tema: la riduzione o sospensione degli stipendi dei calciatori. C'è differenza?
"Qualora non si potesse disputare la parte conclusiva del campionato, alcune società non vorrebbero limitarsi a sospendere il pagamento dello stipendio dei calciatori, come sta avvenendo adesso in attesa della ripresa, ma vorrebbero definitivamente ridurlo in ragione dei mancati incassi economici che sarebbero costrette a subire".

Si parla di impossibilità sopravvenuta della prestazione sportiva. È corretto dire che già oggi un club potrebbe ridurre lo stipendio ai propri tesserati?
"Escludo assolutamente che un club possa unilateralmente imporre ai propri tesserati una riduzione degli stipendi, proprio perché l’impossibilità sopravvenuta della prestazione non è certamente imputabile ai calciatori, ovviamente. Inoltre, mi chiedo quale percentuale di riduzione verrebbe imposta? Sarebbe una condotta illegittima. Diversa, sul piano etico, risulta invece la possibilità che i calciatori, per senso di responsabilità, si dimostrino sensibili ad un confronto per individuare una soluzione condivisa. Peraltro, non sottovaluterei il fatto che dalla riduzione dello stipendio dei calciatori deriverebbe una riduzione delle spettanze professionali anche degli agenti sportivi, circostanza che rende ancor più complessa la vicenda".

Viceversa, i calciatori potrebbero chiedere la risoluzione del contratto per lo stesso motivo?
"Non vedo questa possibilità, al momento".

L'Assocalciatori e le singole leghe potrebbero arrivare ad accordi collettivi sulla riduzione o sospensione degli emolumenti?
"È l’unica soluzione possibile, perché bisogna evitare che ci possano essere soluzioni individuali e non uniformi, come del resto avviene anche a livello statale. In fondo, i calciatori sono lavoratori dipendenti che meritano analoghe tutele".

In caso di accordo collettivo, eventuali riduzioni percentuali diversificate per le singole categorie sarebbero consentite o sarebbero discriminatorie? Sarebbe più opportuno prevedere degli scaglioni in base agli stipendi?
"Come detto prima, sarà necessario individuare dei criteri congrui e giustificati dalla ragionevolezza, altrimenti attendiamoci una stagione di ricorsi che contribuirebbe ad avvelenare un ambiente, quello sportivo, che dovrebbe invece aiutare a risollevare le sorti e gli umori del Paese, essendone, peraltro, la terza economia".

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Martedì 4 Giugno 2024
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