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Ecco il derby d'Italia: Inzaghi e Allegri falsi e cortesi. Inter-Juve può essere decisiva

di Ivan Cardia
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Falsi e cortesi, secondo la saggezza popolare, si dice dei piemontesi o dei leccesi. Non appartengono ad alcuna delle due provenienze geografiche Simone Inzaghi e Massimiliano Allegri. Nella giornata di ieri, però, entrambi si sono prodigati in un complicato esercizio di stile, specie quando si parla di Inter-Juventus: dribblare la polemica, la stoccata, il bisticcio a distanza. Si è contenuto al massimo il tecnico bianconero, sin qui prodigatosi da guardie e ladri a paragoni tennistici. Era nel suo l'allenatore nerazzurro, abituato al massimo a usare il fioretto, a rispondere col sorriso a provocazioni e critiche.

Prima lei. Così, chi si aspettava un pre-gara infuocato è rimasto al palo. Allegri, che in questo campionato ha parlato molto più dell'avversario, ha detto che la sua Juve non deve curarsi di quel che dicono gli altri (ma chi?). Inzaghi si è spinto all'elogio del tecnico avversario: viene da credergli, in fin dei conti i tratti in comune sono molti più di quanto non si pensi, attratti dalla disputa solo teorica fra giochisti e risultatisti. Entrambi vogliono vincere, entrambi sono apprezzati dalle rispettive dirigenze per la qualità - perché tale è - di essere aziendalisti, entrambi stanno facendo rendere la propria squadra più di quanto ci si attendesse. Ognuno a modo suo, ça va sans dire. Ma non era scontato che l'Inter filasse come una fuoriserie dopo aver ceduto Onana, Skriniar, Brozovic, Lukaku e Dzeko: è merito di Inzaghi. E non era facile che la Juve si dimenticasse così in fretta una stagione da terremoto: è farina del sacco di Allegri.

Il diavolo sta nei dettagli. Certo, qualche frecciatina sotto traccia c'è stata. Max ha ribadito per la centesima volta che la sua Juve corre per la Champions League, anche quando i suoi giocatori ormai da settimane parlano apertamente di scudetto. E ha sottolineato come l'Inter sia la più forte d'Italia, nonostante la sua società abbia speso più del doppio nel corso degli anni per costruire la squadra. Viceversa, Simone ha giocato coi numeri, sottolineando a più riprese il maggior numero di partite disputate rispetto ai rivali. E ricordato che non giocare le coppe sia un vantaggio, concetto non condiviso da tutti quando si parla di grandi giocatori.

Mentono sapendo di mentire. La grande bugia, ma con un briciolo di onestà intellettuale nessuno si aspettava che dicessero qualcosa di diverso, è una: "Inter-Juventus non sarà decisiva". Perché invece sì, può esserlo eccome. Vincendo, i padroni di casa metterebbero un'ipoteca sul prossimo scudetto: battendo poi l'Atalanta a fine mese, sarebbero virtualmente a più sette. Ci erano arrivati anche due anni fa sul Milan, ma questa sembra tutta un'altra squadra. Vincendo, gli ospiti si rimetterebbero in testa, seppur con l'asterisco dalla parte degli avversari: quell'incognita, però, diventerebbe un ulteriore tarlo nello spogliatoio di Appiano, complicato da gestire. Certo, esiste il pari: l'abbiamo notato all'andata, in una partita che nessuno dei due ha disputato per trionfare. Sarebbe un peccato, però, non onorare il derby d'Italia - il numero 251 in partite ufficiali - con una serata di gala. Ci siamo: appuntamento alle 20,45 a San Siro, strapieno.

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