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Casale: "Sarri uno dei motivi per cui sono andato alla Lazio. Bologna? Non ho esitato"

di Tommaso Bonan
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Il nuovo difensore del Bologna, Nicolò Casale, ha parlato in conferenza stampa nel giorno della sua presentazione ufficiale come nuovo rinforzo per la rosa di Vincenzo Italiano: "Sto molto bene, con questi giorni di sosta i preparatori hanno deciso di prendersi qualche giorno in più ma mi sento bene. Ho avuto un semplice fastidio al polpaccio e sono stato gestito, appena la squadra rientrerà dai giorni liberi io sarò a disposizione".

Le difficoltà nel confermarsi anno dopo anno, come si è visto alla Lazio dopo il secondo posto?
"Il primo anno alla Lazio è stato straordinario, poi per tanti motivi l'anno dopo ho fatto fatica a confermarmi anche per questioni ambientali che si sono create in città. Sapevo cosa potevo dare ma non riuscivo a tirarlo fuori. Ho sentito subito grande fiducia da parte del Bologna e mi mancava proprio quello, appena sono arrivato ho sentito una carica diversa. Lo scorso anno ho visto un grande Bologna, ora è cambiato l'allenatore e ci sono tante cose da sistemare. Il mister lo conosco, i giocatori e i compagni pure, sono fiducioso perché credo che sia una squadra forte".

Cosa si è visto da fuori del Bologna?
"Ho parlato col mister e mi ha fatto capire cosa vuole. Arrivo qua sapendo più o meno già cosa vuole, ma ovviamente non si gioca da soli. Io porterò la mia esperienza di questi anni per aiutare la squadra".

Può diventare subito un leader?
"Voglio dare una mano ai compagni, anche agli stranieri. Avendo parlato col mister ho già capito molto bene quello che vuole. Ora inizieranno gli allenamenti e darò una mano. Vista la mia statura fisica penso di avere un bel passo nel lungo, ma ci sono tante cose che posso migliorare e cercherò di farlo".

Che step è per lei il Bologna?
"Per me è un passaggio importantissimo. Ho sentito molti che dicevano che per me sarebbe stato un passo indietro ma non è così: è una società forte, giochiamo la Champions... Sarà uno dei passaggi più importanti della mia carriera. Sono nel pieno della maturità e devo tirare fuori un qualcosa in più e questa è la piazza giusta per farlo".

Quando c'è stato il primo contatto col Bologna?
"La voce girava, ma non c'è mai stato un vero contatto... La Lazio non ha mai aperto, poi mi sono reso conto che non c'era più la fiducia e così ho parlato col direttore Sartori che mi ha dimostrato grande fiducia e ha spinto per avermi qua. E io non ho esitato. E' stata una cosa abbastanza rapida".

Dei nuovi chi l'ha impressionata?
"Non ho ancora fatto allenamenti con la squadra... Ma conosco i giocatori, non voglio fare nomi perché sono tutti importanti".

Pensa alla Nazionale?
"La convocazione della scorsa stagione mi aveva fatto vivere quel sogno che purtroppo è durato poco, soprattutto per colpa mia. Ma fa tutto parte di una carriera da calciatore, ora l'obiettivo è riprendersi la convocazione".

Il salto di Calafiori può darle uno stimolo in più?
"E' difficile paragonarsi ad altri giocatori... Riccardo non lo conosco personalmente ma l'ho seguito in questi anni. Nonostante gli infortuni ha dimostrato di poter arrivare in punta di piedi e diventare uno dei giocatori più importanti della Serie A. Nel nostro mondo basta poco per scalare una montagna ma anche un attimo per tornare indietro come successo a me nella passata stagione. Sarebbe sbagliato paragonarsi a lui ma so di avere la possibilità di fare un grande campionato".

Cosa non ha funzionato l'anno scorso?
"Nella mia carriera è sempre andato tutto bene e sono sempre cresciuto. Poi quell'annata per questioni ambientali, in una piazza particolare anche dal punto di vista mediatico, non ci sono riuscito. Tante cose che mi hanno portato ad avere difficoltà e non sentendo l'appoggio da parte di qualcuno mi sono trovato in un limbo da cui non riuscivo ad uscire. Possono capitare queste annate, ma sono sicuro che qua riuscirò a tirare fuori le mie potenzialità".

Il suo impatto con la Champions?
"Si sa che il calcio europeo non è la Serie A. Tutte le squadre sono forti. Io l'ho vissuto sia con la Champions che con l'Europa League e non c'è mai nulla di scontato. Le emozioni sono indescrivibili, giocare la Champions dopo tanti anni porta quell'emozione che magari le società abituate a fare le coppe non riescono ad avere".

Cosa le ha lasciato il lavoro con Sarri?
"Sarri alla Lazio mi ha fortemente voluto ed è stato uno dei motivi per cui sono andato lì. Ha allenato una parte di me su cui non avevo mai lavorato e mi ha aiutato a completarmi. Mi ha aiutato nella fase difensiva e nell'attenzione, anche con la postura in campo e le palle inattive".

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