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Avellino e Rieti, i drammi stagionali evitati dalla Lega Pro

di Claudia Marrone
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© foto di Matteo Ferri

Nuove norme, nuove regole, ma non tutto si può risolvere in un breve lasso di tempo. La Serie C ha rischiato anche questo anno qualche anticipata esclusione dal campionato, ma i fatti hanno dato poi ragione al presidente Ghirelli, che può contare su una C a 60 squadre. Senza strani risvolti.

Tutto inizia il 26 settembre, dopo la sconfitta contro il Catanzaro, con mister Alberto Mariani in discussione: ma il Ds Di Santo temporeggia e subito ci si chiede cosa stia succedendo.
Il Rieti, non può cambiare, ci sono prima delle questioni societarie da risolvere. Sembrano imminenti nuovi volti nell’assetto societario, con patron Riccardo Curci prossimo a passare il testimone. Giorni di silenzi, le parti si prendono 24 ore per ragionare sul divorzio che sembra ormai inevitabile, ma del quale si dovrà stabilire la forma, per evitare che il libro paga del club diventi troppo pesante. Poi la svolta, più o meno definitiva: il 18 ottobre la ItalDiesel si insedia a capo della società, tranquillizzando “tutte le varie componenti federali, l’intera città e, soprattutto, i propri tesserati che il nuovo gruppo dirigente ha risorse economiche solide per garantire una programmazione futura, seria, credibile e particolarmente oculata, nel totale e rigoroso rispetto delle rigide norme federali”. Qualcosa è però rotto, la squadra inizia a minacciare scioperi, nonostante il nuovo Ds Luigi Paverese annunci l'ingresso di altri nuovi soci, che dovevano rispondere ai nomi di Mirko Riccardi, imprenditore nel settore dell’impiantistica dei cereali (mulini e pastifici) e Antonio Falivene, che opera nel settore dentario, proprietario dell’azienda Intra-Lock System Europa S.p.a.; e la squadra ha poi ragione, perché il 6 novembre, ultimo giorno utile per evitare la messa in mora del club, gli stipendi non sono pagati. Ma la ragione non sempre paga, e l’amministratore unico del club Giuseppe Troise deferisce i giocatori, che nel frattempo non si stavano neppure allenando.
Il picco massimo si raggiunge il 17 novembre, quando viene annullato il match contro la Reggina. In campo, in Calabria, si presenta la Berretti, ma ci sono anomalie che non consentono lo svolgimento della partita: mister Lorenzo Pezzotti (Bruno Caneo e il suo vice Antonio Maschio avevano mandato un certificato medico per non essere presenti alla disputa del confronto), non ha la deroga per potersi sedere in panchina, e l’arbitro, Michele Di Cairano di Ariano Irpino, dopo 45’ dal presunto fischio di inizio, annulla la partita, vinta a tavolino dalla truppa di Toscano.
Curci vuole riprendersi però la società, e questo avviene il 19 novembre, a termine di un mese più che intenso. Ora non si può più sgarrare, un altro errore costerà l’esclusione. Ma almeno per adesso il pericolo è scongiurato.

Come è stato scongiurato quello della radiazione dell’Avellino, che proprio due giorni fa è stato prosciolto dal Tribunale Federale Nazionale per gli addebiti contestati al già tesserato Luigi Carbone, braccio destro dell’ex patron Gianandrea De Cesare chiamato a rispondere all'accusa di calcioscommesse. Situazione che aveva sconvolto la nuova proprietà, insediatasi solo il 20 dicembre
Riavvolgiamo però il nastro. Perché poco è durata la gioia per il ritorno tra i pro degli irpini, la Sidigas – azienda facente capo a De Cesare – fallisce e vede anche sequestrati gli 8 milioni di euro utili al club, ma un piccolo spiraglio è dato dall'ok del collegio della sezione fallimentare del Tribunale di Avellino per la proroga del piano di concordato da parte dell’azienda: il piano dovrà essere presentato entro il 6 novembre. Primo sospiro di sollievo, e via alla trattative per l’acquisizione della società, che si rivelano poi decisamente travagliate: l’offerta da un milione e 200mila euro da parte di Luigi Izzo, che doveva comunque passare al vaglio dei commissari giudiziali nominati dal Tribunale di Avellino, non soddisfa la proprietà, che vuole almeno circa 2 milioni di euro. Interviene quindi il sindaco Gianluca Festa, e il 1 novembre altre novità: dopo aver incontrato gli emissari di Ap Green, i vertici della Sidigas ricevono la visita a Napoli di alcuni rappresentanti di un gruppo imprenditoriale del casertano, che mettono sul piuatto 2.2 milioni di euro; restano alla finestra altri due potenziali acquirenti, la famiglia Silvestrini e Angelo D'Agostino. Il tempo però stringe e quattro giorni dopo è ipotizzata una cessione "in comodato d'uso" come avvenuto con la Scandone (la squadra di basket legata alla Sidigas), dove si è insediata una società che gestisce la stagione in corso, ma tutto slitta, anche la presentazione del concordato, rimandata al 19 novembre. La piazza non ci sta, le proteste aumentano ed ecco che Luigi Izzo torna a cavalcare l’onda, supportato da Nicola Di Matteo (che uscirà però dalla cordata in breve tempo), Nicola Circelli e Aniello Martone, ex Ds della Casertana che andrà a ricoprire il ruolo di Dg.
Doccia, fredda, però, il 19 novembre, con il Tribunale di Avellino che rimanda al 3 dicembre l’udienza relativa alla presentazione del piano di risanamento della massa debitoria a carico della Sidigas, e ancora peggio va il 28 novembre, quando arriva la fumata bianca in casa Avellino, con la cordata Circelli-Izzo che riceve l'ok - anche da parte degli organi giudiziari - per l'acquisizione dell'Avellino, ma deve prima sciogliere il fondamentale nodo delle dimissioni di Claudio Mauriello e Gianandrea De Cesare. I due non sono però intenzionati a mollare, e la battaglia mediatica tra le parti logora l’ambiente, che riprende però vita il 6 dicembre quando la IDC di Nicola Circelli diventa nuova proprietaria del club. Sanati i conti, è ora tempo di pensare al mercato. Soprattutto dopo il pericolo rischiato solo due giorni fa a causa della precedente proprietà.

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