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Atene città splendida, ma è ancora più bella quando in campo scende la Fiorentina

di Redazione TMW
Fonte: Andrea Giannattasio per FIRENZEVIOLA.IT
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© foto di www.imagephotoagency.it

Atene è una città splendida, ma è ancora più bella quando in campo scende la Fiorentina.
Parafrasando una frase di un’eccellenza del giornalismo televisivo, è così che si può riassumere la meravigliosa cavalcata che, un anno dopo, ha riportato la squadra di Italiano in finale di Conference League. Dodici mesi dopo la cocente delusione di Praga, la Viola ci riproverà contro una tra Olympiacos e Aston Villa (che giocheranno al Pireo stasera alle 21, ripartendo dal 4-2 in favore dei greci) ma la sensazione è che in questa edizione del torneo Biraghi e soci abbiano assunto una maturità tale che lascia aperto qualsiasi orizzonte. In particolare quelli di gloria.

D’altra parte la sfida del Jan Breydel – al di là dei primi 20’ di partita – è stato pressoché un monologo della Fiorentina, che nel primo tempo, pur andata sotto, ha risposto colpo su colpo al Club Brugge, centrando una clamorosa traversa con Kouame dopo aver incassato lo svantaggio e fallendo di nuovo il gol con Beltran pochi istanti dopo.
Ma stavolta nemmeno la sfortuna, montata come la panna nella ripresa con i legni colpiti da Biraghi su punizione e ancora da Kouame di testa (sono in tutto trentuno i legni colpiti dai viola in stagione, qualcosa di incredibile!), ha potuto avere la meglio su un gruppo che ha creduto alla qualificazione nei 90’ da subito.
I dati finali della sfida contro i belgi parlano chiarissimo: oltre al coefficiente xG clamorosamente sproporzionato in favore dei viola (2,86 contro 0,75), la squadra di Italiano ha dominato in lungo e in largo: 19 tiri contro 4 e 7 calci d’angolo a 3, solo per citare i dati più eclatanti.
A prendersi la copertina della serata tuttavia è la personalità mostrata dalla Fiorentina, un valore che – ai livelli registrati in Belgio – si era visto raramente, almeno in questa stagione. In tal senso va letta l’assunzione di responsabilità con cui Beltran, a 10’ dalla fine, ha preso il pallone dalle mani di Gonzalez per battere il rigore-qualificazione. Prima del centro dell’argentino, la Viola veniva da cinque tiri dal dischetto falliti negli ultimi sei nell’anno nuovo.

Un pensiero doveroso va dedicato anche a Vincenzo Italiano, il secondo tecnico della storia della Fiorentina a disputare due finali consecutive di un torneo europeo. La sua squadra sta ricalcando fedelmente le orme della grande Viola del biennio 1960-1962, che disputò due ultimi atti di fila in Coppa delle Coppe - una vinta e una persa - con Nándor Hidegkuti in panchina. Con la notte di Brugge, il tecnico si è guadagnato (ancor di più) un posto all’interno dell’epopea viola. Nella speranza di salire in cima all’Olimpo con un trionfo all’ombra del Partenone.

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