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Ambrosini: "Kakà non sembrava così forte. Zaccheroni innovativo e sottovalutato"

di Michele Pavese
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Massimo Ambrosini, ex centrocampista del Milan, è intervenuto in una diretta Instagram con Carlo Pellegatti, con cui ha ripercorso le tappe della sua carriera rossonera: "Quando sono arrivato a Milanello nel 1995/96 dovevo fare l'ultimo anno di liceo, andavo a scuola il pomeriggio perché la prima squadra si allenava al mattino. Rimasi a Milanello da solo per preparare l'esame di maturità. Erano tutti in vacanza, rimanemmo in tre", riporta MilanNews.

L'arrivo al Milan: "Giocavo a Cesena, ero un ragazzino. Cominciai a giocare in continuità in Serie B, il Milan mise gli occhi su un altro ragazzo a Cesena. Nel '94 la Serie A era ferma, Galbiati e Balestra, collaboratori storici di Capello, andarono a Piacenza a vedere Piacenza-Cesena. Feci la mia seconda partita da titolare, avevo 17 anni, e andò bene. Da lì partì un po' tutto. Moreno Roggi il mio procuratore venne a casa mia, c'erano tre squadre che mi volevano, una era il Milan. Era la squadra più forte del mondo, per ogni ruolo c'erano i più forti del momento e avevano come riserva gente che avrebbe giocato titolare ovunque. Per un ragazzino era anche difficile percepire che fosse la realtà. Mi ricordo il primo allenamento, il primo passaggio lo feci a Donadoni".

Gli allenatori e le vittorie: "Capello era severo ma ci ha fatto capire cosa voleva dire l'approccio professionistico vero. Zaccheroni ebbe il coraggio di proporre qualcosa e il gruppo lo seguì, abbiamo vinto con la forza nostra, un pizzico di fortuna ma seguendo un allenatore innovativo e sottovalutato. Con Carlo abbiamo vinto in Italia decisamente meno di quello che avremmo dovuto vincere: quei cinque anni, dal 2003 al 2007, sono stati gli anni di tre finali, un quarto di finale e una semifinale di Champions, vuol dire che in campionato abbiamo sbagliato qualcosa".

Kakà non sembrava forte: "Fece due allenamenti, perché giocammo a Montecarlo col Porto, poi andammo direttamente a giocare ad Ancona. Non giocai a Montecarlo, ero convinto di giocare in campionato ma Ancelotti schierò Kakà e mise un altro al mio posto. Ero molto nervoso, vidi due allenamenti suoi e non mi sembrava così forte (ride ndr)".

Inzaghi lo studioso: "È sempre stato visto come un mistero, ma poi non era tale. La sua capacità in fase realizzativa non era frutto del caso: aveva una conoscenza maniacale del calcio, lo studio della traiettoria, tutto quello che faceva non poteva essere casuale".

Il Milan attuale e Rangnick: "La speranza è che ci sia un progetto che preveda chiarezza. L'arrivo di un allenatore straniero immagino possa escludere la permanenza di Paolo, mi dispiacerebbe molto. Significherebbe non poter vedere come Paolo avrebbe potuto svolgere in maniera completa il suo lavoro. Non conosco molto questo allenatore, ci vuole attenzione anche nell'entrare e di parlare in cose che per il momento non competono".

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Lunedì 6 Maggio 2024
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