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AIC, Tommasi: "C'è preoccupazione per chi risulta positivo. Cosa rischia veramente?"

di Simone Lorini
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il presidente AIC Damiano Tommasi, nell’intervista pubblicata sulla Gazzetta del Mezzogiorno oggi in edicola, ha evidenziato che “sicuramente oggi la voce dei calciatori e delle calciatrici non ha il peso che necessita in una fase dove tornare ad allenarsi e a giocare significa non poter rispettare le norme di sicurezza. L'attenzione deve essere per tutte le persone che entreranno in contatto con gli atleti e le atlete ed è per questo che qualsiasi protocollo va pensato e condiviso con il più ampio consenso possibile”.

Riguardo il protocollo della Commissione Tecnico-Scientifica, “ad oggi” – ha proseguito – “non abbiamo contezza di quali sono le modifiche definitive. Il precedente protocollo era molto rigido e senz'altro complicato soprattutto in assenza di strutture adeguate. Ad oggi non possiamo permetterci fughe in avanti e azzardare atteggiamenti rischiosi che potrebbero diventare boomerang nel caso di positività. Non ha senso oggi rischiare di ripartire se la previsione di quarantena obbligatoria rimane quella attuale. Comunque un altro aspetto che è poco considerato è la preoccupazione per chi risulta positivo. Quali possono essere le conseguenze sul singolo? Cosa rischia veramente? Inquadrare bene i rischi aiuterebbe anche a prendere decisioni”.

“Le perplessità sono inevitabili in un momento tanto complicato” – ha aggiunto Tommasi. “A noi preme che le condizioni di sicurezza siano garantite a tutti. Sarà importante avere sotto controllo la sicurezza sanitaria di tutti quelli che dovranno mettersi in gioco per la ripresa. In questo i medici avranno un ruolo importante e a noi non resta che affidarci alla loro professionalità e competenza. Sulla blindatura dei ritiri va certamente fatta un'analisi attenta e realistica. L'attuale situazione cambia e cambierà inevitabilmente la modalità di fare sport. Non sappiamo ancora con quali rischi e quale incidenza sulle abitudini ma senz'altro finché ci saranno le condizioni di sicurezza nel fare uno sport di contatto dovremo pensare ad una nuova modalità”.

Riguardo una possibile ripartenza per la Lega Pro, il Presidente AIC ha sottolineato che “più il numero delle squadre coinvolte è alto e maggiori sono le difficoltà di ripresa. Minori sono le risorse e le strutture e maggiori sono i rischi di dover interrompere le attività per motivi di sicurezza. Il cambio di format in corso e di modalità diverse per concludere la stagione dovranno essere condivise da tutte o quasi le squadre coinvolte. Ad oggi non vedo unanimità di intenti che ci dia la sensazione che, comunque vada ossia chiusura anticipata o ripresa, ci si possa trovare tutti d'accordo. L'aspetto sportivo riguardo i verdetti è uno degli scogli più complicati da superare. Comunque si decida sarà per il danno minore e senz'altro ci saranno squadre che potrebbero sentirsi più danneggiate di altre. Proprio per questo l'ipotesi di escludere le retrocessioni e mantenere le promozioni sembrerebbe avere minori conseguenze negative ma anche il sovrannumero nei campionati professionistici ha le sue criticità. Servirà qualche settimana per capire quali ipotesi mettere in campo sia che si riesca a concludere la stagione sia in caso di chiusura anticipata”.

Crisi finanziaria e rischio disoccupazione dei calciatori: “Senz'altro le categorie che storicamente hanno vissuto e vivono tuttora con il supporto dell'imprenditoria locale rischiano molto in questa crisi. Investire nello sport diventerà un problema per chi sta affrontando la crisi con le proprie aziende. Sì, è una delle preoccupazioni principali dopo il tema della salute”.

Calcio a porte chiuse: “Diciamo che è un effetto collaterale imprescindibile in questa emergenza. Sarà un calcio diverso e meno adrenalinico, almeno speriamo contribuisca a farci apprezzare ancora di più, a calciatori e tifosi, la bellezza di uno stadio in festa quando si tornerà a poterlo riempire”.

Dando uno sguardo ai campionati esteri ( Germania e Inghilterra), Tommasi ha ricordato che “ad oggi ci sono programmi nel breve periodo che andranno testati. La situazione sanitaria e politica di ogni Paese è diversa e permette scelte diverse così come in Italia le differenze regionali determinano sensibilità diverse. Le scelte andranno fatte in base ai dati, agli effetti delle attuali aperture parziali e all'evoluzione della scienza che permetterà in futuro di poter controllare e testare con velocità e affidabilità il più alto numero di persone nel più breve tempo possibile”.

Questione stipendi: “Il taglio degli stipendi è sempre collegato ai due elementi sul tavolo ossia la riduzione drastica degli introiti e l'effettivo svolgimento dell'attività lavorativa. Non sapere se si ritorna in campo, con quali modalità, per quanto tempo e non avere dati certi, ad oggi, sulle effettive perdite rende qualsiasi decisione complessa e molto soggettiva. Calciatori o calciatrici che hanno accordi pluriennali” – ha concluso – “non sono nella stessa condizione di chi ha i contratti in scadenza così come le società che non sono certe della categoria nella quale saranno il prossimo anno faticano a programmare qualsiasi rimodulazione contrattuale”.

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