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Parisi: "Playoff lontani dalla cultura italiana. Stipendi? Volontà dell'AIC è salvare il sistema"

di Dimitri Conti
Daniele Mascolo/PhotoViews
Daniele Mascolo/PhotoViews
Il noto procuratore Fabio Parisi ha parlato in diretta nel corso della Domenica Sportiva in onda su Rai 2: "In questo momento penso che l'orario delle partite sia il minore dei problemi, fa impressione l'incapacità del calcio italiano di auto-determinarsi, in partenza la Lega Serie A. Se però non sono compatti... Io ho vissuto la realtà degli Stati Uniti, dove uno decide e tutti si adeguano. Il playoff è una cosa lontana dalla nostra cultura, ci vorrebbe tempo. Poi penso anche alla Ligue 1 che ricomincia il 22 agosto, con pochi giorni dopo che si dovrebbe giocare la finale di Champions: in generale mi pare si navighi a vista. Il discorso contrattuale degli atleti è più complicato, ma si può ovviare come hanno fatto in Inghilterra, con un rinnovo di un paio di mesi per i casi interessati".

Sta emergendo il problema di stipendi non pagati da alcune società.
"C'è da fare un distinguo: alcune hanno fatto una contrattazione privata con i propri tesserati, ma qui parliamo di società che tout court hanno deciso di non corrispondere gli stipendi. Sarebbe come se domattina una delle più grandi aziende decidesse di sospendere i pagamenti per il lockdown. La questione va risolta, ma credo che la volontà di Tommasi e dei calciatori sia quella di giocare, anche per mantenere il sistema".

Che ne sarà del calcio femminile?
"Se non si passa velocemente al professionismo, rischiamo che le migliori vadano all'estero. Io so di molte calciatrici americane che verrebbero a giocare volentieri in Italia, per esempio, ma devono cambiare le cose".
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