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Il Presidente della Lnd Giancarlo Abete non ci sta: "Contrari ad una Agenzia che controlli i bilanci dei club"

di Redazione
per Tuttopotenza.com
Fonte tuttoreggina.it
Antonello Sammarco/Image Sport
Antonello Sammarco/Image Sport

Giancarlo Abete, presidente della LND, ha parlato a tmw, ha parlato della questione relativa dell'Agenzia per la vigilanza economica e finanziaria sulle società sportive professionistiche pensata dal ministro dello sport Abodi:

"C'è un comunicato della FIGC dopo l'incontro che abbiamo fatto tra tutte le componenti. Da una parte manifestiamo la contrarietà alla nascita dell'Agenzia, dall'altra siamo aperti naturalmente al confronto, all'approfondimento delle problematiche nel rispetto dell'autonomia dello sport che rimane un presidio importante all'interno delle nostre politiche sportive. Noi avremo un Consiglio Federale il 14, oggi c'è stata una riunione dei presidenti e delle componenti. C'è la volontà di approfondire i problemi, noi riteniamo che esistano tante criticità, soprattutto nel momento in cui siamo, e nel contempo abbiamo il dovere, ma anche il desiderio di tutelare l'autonomia dello sport come presidio fondamentale per tutto il sistema sportivo, come detto anche da Malagò".

Abete ha anche parlato della vicenda legata al vincolo sportivo: "All'interno della LND c'è una situazine innovativa perché dall'1 luglio 2023 è operativo il Decreto 36. Questo ha portato a 40mila contratti depositati, contratti di lavoro autonomo. Il problema che si pone non sono i principi alla base della riforma, che sono condivisibili, ma gli effetti. Siamo fortemente preoccupati come le leghe professionistiche che questa riforma determini una diminuzione di investimenti nei settori giovanili e questo potrebbe avere effetti molto critici per il mondo del calcio italiano".

LA LEGGE SUL VINCOLO SPORTIVO - Il Decreto Crescita é stata una norma ampiamente utilizzata dai club Prof, che hanno sfruttato la possibilità di risparmiare sui costi per l'ingaggio di chi decideva di risiedere in Italia per almeno due stagioni sportive. Ma il mondo del calcio Italia, in particolare quello minore, rischia di essere sconvolto dalla nuova legislazione sul vincolo sportivo

Le due principali novità introdotte dal D.lgs. 36/2021 sono l’istituzione della nuova figura del “lavoratore sportivo” e l’abolizione del vincolo sportivo.

Il vincolo sportivo può essere definito semplicemente come il legame di esclusiva che nasce dal tesseramento per una società che, di fatto, limita la libertà contrattuale dell’atleta. Giuridicamente parlando, altro non è che quel particolare vincolo che assume il giovane calciatore al momento del tesseramento per una squadra di calcio, sia essa associata alle leghe professionistiche o dilettantistiche. Per quanto riguarda le società professionistiche il vecchio art. 33 delle Noif disponeva che “i calciatori con la qualifica di giovani di serie (a partire, quindi, dal 14º anno di età) assumono un particolare vincolo, atto a permettere alla società di addestrarli e prepararli all’impiego nei campionati disputati dalla stessa, fino al termine della stagione sportiva che ha inizio nell’anno in cui il calciatore compie anagraficamente il 19º anno di età”.

Con l’abolizione del vincolo a partire dall’1 luglio 2023, nei professionisti il calciatore “giovane di serie” è vincolato con la società per la quale è tesserato per due stagioni sportive, se ha acquisito tale qualifica prima del compimento del 15º anno di età, ovvero, in tutti gli altri casi, per la sola
durata di una stagione sportiva, al termine delle quali è libero di diritto, salvo che abbia sottoscritto un contratto di apprendistato della
durata massima di tre anni. Detti contratti, ovviamente, sono onerosi e quindi rappresentano un costo per le società.
Risulta evidente che, abolendo il suddetto vincolo, le società sportive hanno subito un doppio danno: da una parte è venuto meno il “patrimonio” rappresentato dal parco giocatori “di proprietà”, che dai 14 anni in poi, col solo tesseramento, si legavano sino al 19º anno di età (e quindi è venuta meno anche la possibilità di monetizzare con la loro cessione); dall’altra, al contrario, il mantenimento dei giovani calciatori diventa un costo che va ad
aggiungersi a tutti gli altri oneri di gestione del settore giovanile, mentre prima era gratuito (per mantenerli “di proprietà” serve stipulare il contratto
di apprendistato o il contratto professionistico a partire dai 16 anni di età).


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