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Romeo Menti, l'ala granata con il Giglio nel cuore

di Redazione TMW
Fonte: misericordia-antella.it
Romeo Menti (Vicenza, 5 settembre 1919 – Superga, 4 maggio 1949) è stato un calciatore italiano, di ruolo attaccante.
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Romeo Menti nasce a Vicenza il 5 settembre 1919 è stato un calciatore italiano, anche della Nazionale, nel ruolo di attaccante. È famoso anche per essere morto, assieme a tutta la sua squadra del Grande Torino, nell’incidente aereo di Superga.
Romeo era noto anche come Menti III poiché nel Vicenza avevano già giocato i fratelli maggiori Mario (Menti I) e Umberto (Menti II), che giocava allora nella Juventus: il primo smise di giocare dopo poche gare al Vicenza, così rimase la denominazione di Menti I per Umberto e di Menti II per Romeo, come è sempre citato negli almanacchi. Anche un nipote, Luigi Menti detto Menti IV, fu calciatore tra il 1953 e il 1969 giocando per tutta la carriera al Vicenza tranne una breve parentesi al Padova.
Romeo, ala destra, esordì nel Vicenza a 16 anni compiuti da tre giorni, nella partita d’inaugurazione del nuovo stadio, l’8 settembre 1935. Quello stesso stadio gli sarebbe stato dedicato pochi anni dopo, in seguito alla tragedia di.
In biancorosso, dopo due anni di Serie C, il diciottenne Menti guidò con i suoi 21 gol la squadra berica a sfiorare la conquista della Serie B nel campionato 1937-1938, al termine del quale fu ceduto alla Fiorentina per 68 000 lire.
Dopo tre anni a Firenze, dove rimase a risiedere con la famiglia, fu ceduto al Torino nel 1941.
All’inizio del 1945 riesce a trasferirsi al Sud, a Castellammare di Stabia dove gioca con lo Stabia il Campionato Misto Campano. Romeo accompagnò lo Stabia per mano al trionfo del titolo campione dell’Italia liberata.
Nel 1945-1946 tornò alla Fiorentina per disputarvi un campionato.
Poi di nuovo in granata, dove concluse la carriera. Fu lui a segnare l’ultimo gol del Grande Torino contro il Benfica, su calcio di rigore, il 3 maggio 1949.
Mise in mostra la sua abilità di goleador anche in Nazionale, con cinque gol in sette presenze, realizzando una tripletta nella gara d’esordio contro la Svizzera.
Morì con i suoi compagni di squadra il 4 maggio 1949 nella tragedia aerea del colle di Superga, alle porte di Torino, quando l’aereo che trasportava la squadra e lo staff del Torino si schiantò contro il terrapieno della basilica piemontese, causando la morte di tutti gli occupanti del velivolo.
“Viola per sempre” si può dire fosse il motto di Romeo, e infatti Vittorio Pozzo, giunto a identificare le salme, riconobbe immediatamente Menti perchè nel bavero della giacca aveva una spilla con lo stemma della Fiorentina, che portava sempre con sé. Quella spilla si trova esposta al Museo Nazionale del Calcio a Coverciano, assieme a due maglie appartenute a Romeo Menti.
A Romeo Menti sono stati dedicati quattro stadi italiani: quello di Vicenza, di Castellammare di Stabia, di Nereto e di Montichiari.
Gli è stata inoltre intitolata una via a Isola Vicentina, dov’era ubicato l’ex Centro Tecnico del L.R. Vicenza.
Una società di calcio dilettantistica porta il suo nome: si tratta della G.S.D. Romeo Menti di Allerona Scalo, un piccolo paese dell’Orvietano, in provincia di Terni, che milita nel campionato di promozione regionale.

Ardea Grezar, figlia di Giuseppe, e Cristiano Menti, figlio di Romeo, avevano rispettivamente sette anni e 13 mesi quando persero i rispettivi padri nella tragedia di Superga. Cristiano cresce a Firenze e diventerà geometra, Ardea a Torino, casalinga.
Si incontrano ogni anno alle commemorazioni di maggio.
Ardea si sposa, ma il suo non è un matrimonio fortunato e rimane molto presto vedova.
I due si rivedono, nasce l’amore, e si sposano nel 1976. Dalla loro unione nasce il piccolo Nicolò Menti.
Un bambino unico e speciale, nipote di due nonni straordinari.
Oggi Ardea e Cristiano si sono separati, anche se, come ha ricordato Cristiano, è stata “semplicemente una bella storia fra un uomo e una donna”.
Sembra che Romeo Menti abbia giocato quell’ultima partita con i legamenti del gomito rotti mentre Giuseppe Grezar era reduce da un infortunio che lo aveva fermato per un mese, ma aveva recuperato in extremis per partecipare alla trasferta in Portogallo. Forse i due si sarebbero potuti salvare se avessero scelto di rinunciare alla trasferta, rimanendo a Torino a curarsi…
All’epoca della tragedia, per iniziativa della vedova di Romeo, Giovanna, fu un avvocato fiorentino a tutelare quasi tutte le famiglie dei calciatori.

Nello schianto avevano perso la vita Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Bongiorni, Castigliano, Fadini, Gabetto, Grava, Grezar, Loik, Maroso, Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Operto, Ossola, Rigamenti e Schubert, i 18 giocatori del Grande Torino che avevano preso parte alla trasferta a Lisbona.

La sua tomba, ancora oggi è meta di pellegrinaggio da parte di numerosi tifosi, soprattutto di quelli del Torino, padri che spesso portano i propri figli, quando il Torino viene a giocare al Franchi, a vedere la tomba di Romeo Menti, che considerano come uno di famiglia, cosi come lo è per tutti coloro che perirono nella tragedia. Noi perpetuiamo la sua memoria portando alla sua tomba, una delle oltre 200 tombe di personaggi illustri sepolti nel Cimitero Monumentale dell'Antella (FI), i visitatori che vengono da tutta Italia per ammirare le numerose bellezze artistiche che custodiamo gelosamente”.
Il suo corpo, dilaniato come quelli delle altre 30 vittime della tragedia, fu riconosciuto dall’ex Ct della Nazionale Vittorio Pozzo dal distintivo della Fiorentina che Romeo Menti portava sempre con sé dentro la giacca.


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