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Da 0 a 10: il socio di ADL porta 130mln, l'accusa clamorosa di Calzona, Conte e gli avvelenatori e la sentenza su Lindstrom

di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net
www.imagephotoagency.it
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Zero agli avvelenatori del futuro. Quello a cui il Napoli deve pensare, e lo sta facendo, conservando un minimo di credito per il lavoro fatto e uno scudetto sul petto. Sono invece tornati quelli che barattano un briciolo di celebrità quando le cose vanno male, avventandosi sulla preda ferita come avvoltoio. La questione Conte è emblematica: snobbato da tanti top club, per molti pseudo esperti è diventato l’unico allenatore possibile per la prossima stagione. Con una conseguenza inevitabile: tutti gli altri, saranno accolti con scetticismo. 

Uno al primo tempo più noioso dai tempi dei discorsi del Presidente della Repubblica a Capodanno. Chi è riuscito a non addormentarsi meriterebbe un premio fedeltà, una medaglia al valore per l’attaccamento. In 47 minuti di nulla assoluti, l’unico sussulto è arrivato da un dribbling di… Meret. 

Due scaldabagni lanciati da Ostigard nel primo tempo, degni di una di quelle tele-promozioni in cui promettono di ristrutturarti il bagno in 48 ore. Quando il centrale norvegese prova un lancio per Cajuste, sbagliando di una decina di metri la misura del passaggio, l’universo del Tiki Taka ha rischiato di sgretolarsi per sempre. È scesa una lacrima, invece, ai nostalgici del calcio di una volta, dei centrali che al posto dei piedi avevano ferri da stiro roventi. Momento cult.

Tre marcatori inattesi, che manco loro ci credevano più. Il Napoli si traveste da Drago Shenron che esaudisce i desideri, anche quelli impossibili come far tornare al gol Cerri, Abraham e Succes nel giro di poche settimane. La squadra di quest’anno ha incarnato alla perfezione la dedizione di impossibile di Erri De Luca: la descrizione di un momento fino al momento prima che accada. Venghino signori venghino…

Quattro partite, le ultime, e tre punti guadagnati. Alla faccia della svolta, del rush finale, degli allenamenti fatti finalmente come si deve. Un’infinita presa in giro questa stagione, che dovrebbe far riflettere sullo spessore umano di chi compone questo spogliatoio. Valutazioni che dovranno essere fatte anche sul mercato: chi non ci crede più, è fuori.

Cinque ai cambi di Calzona, che continua ad avere un rapporto complicato con la lettura della gara. Altri 3 inutili minuti per il povero Simeone, Anguissa lasciato a passeggiare in campo come un turista a caccia della migliore pizzeria, Di Lorenzo che deve giocarle per forza tutte con Mazzocchi ad ammuffire in panca. “Ho trovato una situazione disastrosa”, dice il mister iscrivendosi anche lui al campionato delle ovvietà. Era stato chiamato per rimediare, ma alla fine dei conti è stato anche lui un disastro.

Sei punti persi in pieno recupero contro Cagliari, Roma e Udinese. C’è un muscolo, che non si misura con la forza, che si chiama volontà. Quel muscolo ti permette di tenere duro, di resistere quel tanto che basta in più per trasformare l’ordinario in eccezionale. In questo Napoli c’è un’assenza totale di volontà, è una squadra vuota, incapace di sentire nel cervello quella vocina che ti sussurra: un ultimo sforzo. SI sono arresi prima del primo sforzo.

Sette al solito Osimhen, che tocca due palloni e li butta tutti e due in fondo al sacco (il secondo annullato per fuorigioco). Victor è in questo momento è la pietra filosofale del futuro del Napoli, capace di sanare le perdite per la mancata Champions e finanziare con la sua cessione il nuovo ciclo azzurro. Guai, però, a pensare che con i soldi si possa sostituire chiunque: uno come il nigeriano, non lo trovi dappertutto. Il Napoli non commetta il sanguinoso errore commesso con Kim: per sostituire Osimhen, serve uno di altissimo profilo. Victor è il socio più affidabile per ADL con i 130 mln che porterà nelle casse.

Otto-uno i minuti in campo di un Lindstrom, che non riesce mai a fare la cosa giusta. Chiaro che si tratti di un blocco mentale, per un giocatore che ha visto detonare ogni sua certezza, come un palazzo di dodici piani che viene fatto implodere con la dinamite. Non c’è niente del Lindstrom di Francoforte in quello visto a Udinese, solo una grande paura e la spada di Damocle del giudizio pendente sopra il capo. Sarebbe semplice bocciarlo, abbracciando il pensiero popolare. La verità è che per una stagione simile, è impossibile giudicarlo.  

Nove di differenza reti complessiva per il Napoli con 53 gol fatti e 44 subiti. Per avere un riferimento, l’Inter è a +62 con 81 gol segnati e 19 subiti. Con l’arrivo di Calzona i gol subiti si sono moltiplicati come i Brad Pitt per i venditori di calzini alla stazione centrale: in 14 partite col c.t. della Slovacchia in panchina, la porta di Meret non è rimasta mai inviolata. Una fragilità a cui non si è provato a porre nessun rimedio, un’accettazione di mediocrità ancor più seccante.

Dieci a quella porta, la stessa porta. Alle immagini che si sovrappongono, alla gioia sfrenata dello scorso anno, a quell’aria indifferente di questo’anno dopo i gol di Osimhen. Quanta strada, quante storie, quanti rimpianti si accumulano in queste due esultanze a confronto, con un popolo intero che il 4 maggio 2023 era col cuore sospeso in attesa della felicità e ieri, invece, assisteva sonnolente all’ennesimo tradimento verso la maglia azzurra. Le cose cambiano in fretta, in un senso e nell’altro. Forse è la migliore lezione da portarsi a casa. Accada quel che accada, il sole tramonta anche sul giorno peggiore…

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Domenica 19 Maggio 2024