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Pioli si racconta a 360°: "Per i miei giocatori sono come un padre, lo stile Milan è dentro di noi"

di Giacomo Iacobellis
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In occasione di un evento speciale con BMW, Automotive Partner e Premium Partner dei rossoneri, mister Stefano Pioli ha concesso un’intervista “insolita”: una bella chiacchierata a bordo di una BMW nel tragitto che da Casa Milan porta a Milanello. Di seguito le sue principali dichiarazioni, raccolte dal portale MilanNews.

Che rapporto ha con questa città?
"Milano è una bella città, moderna, viva, all’avanguardia. Zone preferite? Mi piace molto camminare, la sera esco a cena con mia moglie e ci piace andare nella zona centro a piedi".

Un parallelo BMW-Milan, sono due grandi marchi. Guidare una macchina così può essere avvincente e stimolante come guidare una squadra di calcio? "Assolutamente sì, sei consapevole di avere a disposizione qualcosa di prestigioso, di importante. Ti stimola, ti motiva a dare il massimo".

Essere allenatore ed essere sempre in movimento l'ha cambiata?
"Assolutamente sì, il nostro modo di viaggiare è particolare. Quando viaggiamo nel pre-partita non vediamo niente, siamo concentrati sulla partita. Abbiamo abitudini consolidate, quindi ad esempio se andiamo a giocare a Roma, Napoli o Torino difficilmente esco dall’albergo. Per fortuna mia moglie è un’amante dei viaggi, mi ha permesso non dico di girare tutto il mondo, che è comunque una cosa che abbiamo in mente di fare in futuro, ma di visitare tanti posti bellissimi. Mia moglie è più per i monumenti, le chiese, le strade, invece a me piace viaggiare per vedere le persone. Magari lei va dentro la chiesa, io rimango fuori per guardare le loro abitudini, cosa fanno, come si vestono. Mi piace andare anche in posti poco conosciuti per capire come si comporta la gente comune".

Si sente dentro lo stile Milan?
"Io devo dire che lo stile Milan e il senso di appartenenza che respiriamo e viviamo tutti i giorni a Milanello è ormai dentro di noi. È vero che va sempre coltivato, stimolato, riacceso, ma c’è sempre questa forza e spirito di gruppo, anche vedendo i nuovi ragazzi: Giroud, Maignan… Sono tutti ragazzi che hanno valori importanti e sono persone di spessore. Poi chiaramente non si può avere solamente belle persone e giocatori normali, noi dobbiamo abbinare certi valori morali a qualità tecniche sempre importanti. È presto per dire dove possiamo arrivare, l’importante è essere ambiziosi. Dobbiamo esserlo, sapendo che le difficoltà ci saranno, ma se hai grandi ambizioni gli ostacoli puoi superarli. Credo che questo gruppo abbia una grande voglia di far bene e di rendere onore alla maglia che indossiamo”.

Per un allenatore è difficile essere padre?
"No. Tra l’altro io alleno dei ragazzi che sono molto più giovani dei miei figli. Per i nostri ragazzi stranieri, che arrivano da altri Paesi e altre culture e sono qua da soli, avere delle figure come me e i miei collaboratori, con cui possono parlare delle loro difficoltà, delle loro abitudini, di cosa hanno bisogno, credo che sia utile anche per avere meno difficoltà in questa nuova esperienza".

Quindi fare l’allenatore è anche essere un po’ un padre?
"Nella mia visione sì, soprattutto nei miei giocatori sottolineare i comportamenti, gli atteggiamenti… Chiaramente a 18 anni non puoi avere ancora tutto ben definito su come ti devi comportare, da professionista e da persona. Tutto quello che loro stanno pensando di fare io l’ho già fatto 30 anni fa, cercare di dargli dei consigli su delle situazioni che possono affrontare credo che possa aiutarli a farli crescere. I nostri ragazzi hanno 20 anni, ma se ci pensi il nostro ambiente ti fa crescere in fretta e quindi ti sembrano più adulti. Ma poi quando ci vai a parlare sembrano davvero ragazzi di 19-20 anni, con i loro pensieri e le loro preoccupazioni. Poi sembrano sempre così spavaldi ma non è sempre così. Ma poi lavorare e vivere questa realtà come il Milan e queste pressioni per un ragazzo giovane non è così semplice. Avere persone che possono aiutarti a superare queste difficoltà può essere utile”.

Chiosa inevitabile sull'annuncio della malattia di Ivan Gazidis. Cos'ha provato Stefano Pioli di fronte a quelle parole?
"Sono rimasto impressionato dalla sua serenità, la sua forza sarà anche la nostra forza. Vederlo così determinato, sereno e convinto di poter affrontare questa battaglia e di poterla vincere ci sta dando un’emozione che sentiamo. Tutto il mondo del Milan è con Ivan perché è uno di noi e noi siamo una famiglia, sa che adesso stiamo pensando a lui. Forza Ivan!".
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Venerdì 29 Marzo 2024