Ibra squalificato: nel Codice di Giustizia Sportiva non c'è traccia della "critica irrispettosa"
di Ivan Cardia
Daniele Buffa/Image Sport
Una fattispecie sconosciuta. Nel Codice di Giustizia Sportiva della FIGC, infatti, non vi è alcuna traccia delle ipotesi di “atteggiamento provocatorio” e “critica irrispettosa” nei confronti degli arbitri. Viceversa, all’articolo 36 è espressamente punita la “condotta ingiuriosa o irriguardosa nei confronti degli ufficiali di gara”: la sanzione minima prevista è quella di due giornate. Dato che Ibrahimovic è stato fermato per un solo turno, delle due l’una. La prima ipotesi: è stata considerata la presenza di un’attenuante per l’assenza di insulti. Ma allora sorgono due domande: perché espellere un calciatore che non ha insultato? E soprattutto, perché fare riferimento a una fattispecie non prevista dalle regole quando si sarebbe potuto fare ricorso alla condotta irriguardosa, alleggerita dall’attenuante? La seconda ipotesi: si è fatto ricorso a uno dei principi generali dell’ordinamento sportivo (tentiamo la sorte: la violazione dei doveri di correttezza?) per metterci una pezza e inquadrare in qualche modo un comportamento che non era illecito. Dato che però c’è un articolo apposito, l’operazione qualche dubbio lo lascerebbe comunque. E soprattutto resta l’amaro in bocca, per il Milan e per Ibra: non c’è la possibilità di fare ricorso.
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