Menù Notizie

Il Milan non deve buttare il bambino con l'acqua sporca

di Manuel Del Vecchio
per Milannews.it
www.imagephotoagency.it
www.imagephotoagency.it

Siamo nel finale di stagione di un'annata decisamente particolare, che vedrà il Milan, se le previsioni saranno rispettate, chiudere al secondo posto in campionato (negli ultimi dieci anni ha fatto meglio una sola volta e ha ottenuto un solo altro secondo posto) dietro l'Inter. Un Milan che nella scorsa estate è stato rinnovato nella dirigenza e nei giocatori in campo, ma non nella guida tecnica. Un Milan che non è riuscito a passare un girone di Champions League molto competitivo, che però poteva essere alla portata, che è stato eliminato nei quarti di Coppa Italia dall'Atalanta e che è stato eliminato nei quarti di finale di Europa League dalla Roma. Qui arriva la fatidica domanda: una stagione che vede la squadra finire seconda in campionato, uno dei top risultati dell'ultimo decennio, ma che è stata eliminata in modo molto deludente da tutte le altre competizioni è definibile fallimentare? Per chi scrive, no.

Il momento però fa vedere il quadro generale con un filtro di negativismo esasperato anche a causa del campionato vinto dall'Inter, quello della seconda stella (ma chissà l'attuale AD nerazzurro cosa ne pensa ora di quello del 2005), nel derby di qualche settimana fa. Un duro colpo per l'orgoglio del tifoso rossonero, che in stagione non ha mai, e sottolineamo mai, abbandonato la squadra. Visto che il ciclo di Pioli si è ormai esaurito, siamo agli sgoccioli, desta particolare apprensione la scelta sul nuovo tecnico: la Curva Sud, col suo silenzio e la sua protesta, ha fatto capire che il mondo rossonero si aspetta un nome degno dell'ambizione crescente che permea il tifo del Diavolo. Mentre siamo al totonome, con tanto di borsino sulla salita e sulla discesa dei vari profili, e di conseguenza vacilla la fiducia risposta nei dirigenti, non si deve fare l'errore di buttare il bambino insieme a tutta l'acqua sporca.

Tradotto, non bisogna farsi condizionare dall'umore attuale nell'auspicare e/o accettare che possano venire, eventualmente, ceduti dei giocatori importanti presenti in rosa. I fischi a Leao, simbolo di questo sentimento, non sono fischi di disprezzo ma di delusione: il popolo rossonero si aspetta sempre tanto dal numero 10 portoghese e questi fischi non sono altro che uno dei tanti modi per spronarlo a fare meglio. O almeno, questa sembrerebbe la lettura più logica. Occhio a voler scaricare chi negli anni, Leao, Theo, Maignan, Tomori, ha sempre fatto la differenza e ha spostato il livello sempre più verso l'alto solo perché si è rimasti scottati da questa stagione balorda, condizionata enormemente da infortuni e scelte tattiche che hanno messo in difficoltà l'equilibrio tattico della squadra.

I giocatori quindi sono sollevati da ogni responsabilità? Assolutamente no. E sta qui l'acqua sporca: atteggiamenti, mentalità e situazioni che vanno necessariamente cambiati. Ma il bambino deve rimanere. Anche perché i Leao e i Theo nel panorama calcistico attuale sono pochi, blindati e tutti costosissimi. Se si chiede ambizione e voglia di vincere sarebbe un controsenso auspicare la cessione di chi in questi anni ha dimostrato di poter performare ad un livello alto, altissimo.

La delusione è sacrosanta e comprensibile, ma non deve influenzare previsioni future: il Milan ha una squadra che, seppur alle prese con tanti problemi, è riuscita a terminare il campionato al secondo posto (o giù di lì). Non ci deve essere ovviamente voglia di accontentarsi, bisogna effettuare tutti i correttivi necessari, ma non è neanche da gettare tutto a mare. Non ce n'è bisogno ed è un errore da non fare.


Altre notizie Milan
Domenica 19 Maggio 2024