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Ricordate l'articolo "Passiamo alle cose normali"? Beh...

di Antonello Gioia
per Milannews.it
www.imagephotoagency.it
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La pesante e umiliante sconfitta nel derby con tanto di festeggiament in faccia dell'Inter nei confronti del Milan ha sostanzialmente messo una pietra tombale sulla stagione dei rossoneri, della quale si può iniziare già a trarre più di un bilancio. 

Nel proporvelo, mi è tornato alla mente un articolo che pubblicai su MilanNews.it (QUI l'articolo completo) il 13 gennaio scorso, all'indomani della sconfitta del Milan a San Siro contro l'Atalanta che sancì l'eliminazione di Giroud e compagni ai quarti di Coppa Italia e il secondo obiettivo fallito su due fino a quel momento della stagione. Ho deciso, di conseguenza, di posticipare il primo grande bilancio dell'annata e di capire se ciò che avevo scritto in quel pezzo avesse fondamento con l'ardua sentenza dei posteri.

IL PRIMO PASSIAMO ALLE COSE NORMALI

L'articolo si intitolava "Passiamo alle cose normali" (citazione del motto di fassioniana memoria "Passiamo alle cose formali"), perché si auspicava - e mi auspicavo - che per il Milan ancora convalescente di quel periodo servisse tornare il prima possibile a fare le cose 'semplici', mettendo cioè i giocatori nel loro ruolo di appartenenza, proponendo un modulo conosciuto e provato dai calciatori, senza andare a scavare chissà in quale universo della tattica per trovare la strategia migliore per battere, di partita in partita, i vari avversari più o meno forti che si presentavano davanti a Theo e compagni. 

Tale riflessione derivò direttamente dal 3-4-3 con cui Pioli affrontò Gasperini quel 13 gennaio, con Musah a pestare la linea laterale del campo e Pulisic più accentrato, con Theo braccetto di sinistra anche quando entrò l'esordiente Terracciano, schierato esterno sinistro di centrocampo, nonostante il risultato fosse da recuperare.

BISOGNAVA PASSARE ALLE COSE NORMALI

A quattro mesi di distanza, si è tornati nuovamente a quella necessità lì. O meglio: è troppo tardi, ma - col senno di poi - c'era quella necessità lì. Sia contro la Roma che contro l'Inter, Pioli ha promosso novità tattiche che si sono poi rivelate inefficaci: Musah esterno, Calabria a centrocampo, Gabbia su Lukaku con tantissimo campo da coprire all'indietro, per citare degli esempi, all'Olimpico, mossa poi modificata al 25esimo dopo il 2-0 giallorosso, mentre nel derby la scelta di mettere Leao punta, evidentemente non abile nel ruolo per caratteristiche tecnice e psicologiche, ha inibito il portoghese e l'attacco del Milan per oltre 60 minuti, fino a quando l'inserimento di una punta e quello di due esterni ha dato qualche (tardivo) frutto.

Una precisazione: non è tutta colpa della tattica (e, per conseguenza, di Pioli) se il Milan ha fallito praticamente tutti gli obiettivi stagionali perdendo, tra le altre cose, gli ultimi tre decisivi big match, ma c'è una componente di colpevolezza anche da parte dei calciatori, spesso incapaci di reagire con l'orgoglio giusto e la determinazione adeguata ai momenti negativi, i quali, purtroppo, hanno condizionato questa stagione e condizioneranno, ancor più purtroppo, la futura storia del Milan.


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Venerdì 3 Maggio 2024