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Le visioni diverse di piazza e sala di comando: il cammino verso il connubio totale è ancora lungo

di Pietro Mazzara
per Milannews.it
Daniele Buffa/Image Sport
Daniele Buffa/Image Sport

Quando dagli studi di Sportitalia si è alzata la notizia dell’accordo definitivo tra la Juventus e la Fiorentina per il passaggio in bianconero di Dusan Vlahovic, è successo il finimondo. I social sono letteralmente impazziti, con tutte le tifoserie che hanno iniziato a far sentire la loro voce. Quella del Milan, in particolare, si è agitata parecchio perché ha visto nel passaggio del serbo alla Juve una minaccia per quel che riguarda un posto in Champions League, oltre al fatto che un giocatore come Vlahovic sarebbe servito come il pane alla formazione di Stefano Pioli vista l’età avanzata di Zlatan Ibrahimovic e Olivier Giroud e il fallimento della scelta estiva di Pellegri, rimpiazzato da Lazetic sul quale è giusto non esprimere giudizi affrettati perché YouTube non sarà mai una cartina di tornasole affidabile.

VOGLIA DI VINCERE
Dopo il disastro di Serra in Milan-Spezia ed il mancato ritrovamento della combinazione per scardinare la porta della Juventus, c’è stata parecchia rabbia e amarezza in tutto l’ambiente milanista, che ha assaporato (e in buona parte assapora ancora) la voglia di lottare con l’Inter per lo scudetto. Il sentore comune è che stia mancando poco, non pochissimo, per poter essere vicini al passo successivo del processo evolutivo, ovvero lottare ad armi pari per vincere con chi, non si capisce ancora come, continua a perseguire la strada dell’indebitamento, dei bond e degli aumenti di capitale senza colpo ferire. La domanda più frequente che ci viene posta è la medesima: “Perché gli altri spendono e noi dobbiamo fare sempre i ligi al dovere?”. La risposta è complessa, ma il quesito è condivisibile specie guardando dirette concorrenti aprire trattative dai svariate decine di milioni quando tu, invece, punti su un 2004 nella speranza che possa diventare, nel tempo, un qualcuno. Ebbene ora quel tempo di attesa che divide il Milan dalla vittoria va quantificato, perché l’appetito vien mangiando, stando lassù. Il peso della storia vincente del club riemerge in queste occasioni e viene usato come argomentazione di dibattito.

PAZIENZA
Il tema dell’aspettativa del risultato sportivo e della pazienza vanno di pari passo. Il percorso intrapreso dal post Leonardo a oggi è chiaro, lineare e si basa su una linea di coerenza sempre portata avanti dal management. Si deve arrivare ad avere i conti a posto, stare stabilmente in Champions League e arrivare a questo benedetto nuovo stadio. Ma fino ad allora, il verbo “vincere” applicato allo scudetto verrà mai utilizzato? La pazienza dei tifosi, che sono i clienti del club, dovrà esser ricompensata dalle vittorie, ma quelle sul campo e che portano ai titoli. Solo in quel caso si avrà la piena comprensione di quanto fatto, a meno che chi oggi corre con auto che non potrebbe permettersi, non si vada a schiantare contro un muro.


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Venerdì 29 Marzo 2024