acmilan - La storia della settimana: grazie Rino
Caro Rino, mi presento, sono Valentina, ho 26 anni e sono Milanista più o meno da quando sono nata.
Premetto che data la mia "veneranda" età sono cresciuta con te e con te ho imparato ad amare questa squadra. Come tanti altri tifosi ho gioito nelle serate magiche e pianto in quelle storte, ma sempre al fianco di questa squadra ed al tuo. Perché non c'era Milan senza Ringhio e non c'era Ringhio senza Milan.
Voglio dire con grande onore che da te ho imparato a non mollare mai, a cadere e rialzarmi, combattere ed a stringere i denti per il secondo successivo, per il giorno successivo. So che il calcio è uno sport e per voi un lavoro, ma queste sono le belle lezioni dello sport applicate nella vita di ogni giorno. E tu sei riuscito ad insegnare tutto questo ad una bambina, ma non solo.
Caro Ringhio, non lo hai insegnato solo a me, perchè io ho 26 anni, un'età che grosso modo fa media con i ragazzi che alleni. Tutto questo lo hai trasmesso anche alla nuova generazione, ai ragazzi che ora si radunano attorno a te nello spogliatoio e credono in quella grinta, in quella forza che gli trasmetti. Lo hai insegnato a me e lo hai insegnato a loro. Ci hai presi per mano, anzi, ci hai presi per la maglietta che tanto hai onorato e ci stai trascinando verso la gloria che meritiamo, la gloria che questi ragazzi meritano. Quando giocavi dicevi che dovevi impegnarti di più perché eri il più scarso, ora che alleni dici lo stesso. Quest'umiltà ti rende ciò che sei e rende i tuoi ragazzi ciò che sono, perché io da te ho imparato molto quando "eri giovane" e sto imparando ancora adesso, che hai i capelli bianchi, e loro sono sicura fanno lo stesso.
Siamo solo ragazzi, non macchine, molti questo non lo capiscono. Abbiamo giornate storte e giornate migliori, ce le abbiamo tutti, ma stringere i denti e credere di poter cambiare le cose è ciò che il grande Ringhio Gattuso mi ha insegnato ed è ciò che ha insegnato ai ragazzi che adesso calcano quel campo. Ed è per questo che voglio ringraziarti. Grazie
di Francesca Caldara