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Liverpool-Chelsea: i ragazzini vincono contro il miliardo di sterline. Un insegnamento per l'Italia?

di La Giovane Italia
Vince il Liverpool, ma vince soprattutto l'Academy dei Reds: cosa manca al movimento calcistico italiano per assistere a momenti simili?
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© foto di Federico Titone/BernabeuDigital.com

“I tempi supplementari sono stati tra i ‘ragazzini’ di Klopp e una squadra fallimentare da un miliardo di sterline”. Così Gary Neville in telecronaca durante la sfida tra Blues e Reds.

Allontaniamoci per qualche secondo dal nostro Paese, con direzione Wembley. Va in scena la finale di Carabao Cup (Coppa di Lega inglese), si fronteggiano Chelsea e Liverpool. I Blues protagonisti sul mercato con milioni (anzi, miliardi) di euro spesi che cercano il primo trofeo dell’era Pochettino. Il Chelsea schiera la classica formazione con diversi nuovi acquisti della campagna estiva, su tutti Petrovic, Disasi, Caicedo, Palmer e Jackson. Solo questi, valgono oltre 250 milioni di euro. Se vogliamo allargare il range temporale degli acquisti di solo qualche mese più indietro, tra gli 11 titolari figurano anche Enzo Fernandez (pagato 120 milioni) e Malo Gusto (“solo” 30 milioni). 400 milioni tralasciando i giocatori i panchina, da Nkunku a Mudryk, perché se dovessimo fare un conteggio dettagliato, più che un editoriale de La Giovane Italia, dovremmo pubblicare su un quotidiano che tratta economia fallimentare.

Dall’altra parte, i Reds si presentano con diverse assenze importanti. Salah, Nunez, Alisson e molti altri. Klopp si affida dunque ai suoi giovani, prodotti dell’Academy che in questa stagione stanno guadagnando sempre più spazio. Kelleher, arrivato a Melwood (sede dell’Academy) nel 2015, si rende protagonista della gara con diverse parate salva-risultato. Bradley, classe 2003, sostituisce e non fa rimpiangere Alexander Arnold sull’out destro, sfornando una prestazione degna di nota. Sempre sulla fascia destra, ma qualche metro più avanti, figura Elliott, anche lui classe 2003, ormai veterano dei Reds. Dalla panchina subentreranno poi Bobby Clark, giovane mediano nato nel febbraio 2005, McConnel, classe 2004, e Jayden Danns, addirittura classe 2006 che, fino a questo weekend, aveva disputato un solo minuto con la prima squadra. Al termine dei novanta minuti regolamentari, Klopp inserisce anche Jarell Quansah, altro classe 2003, al posto di Konatè.

Di certo, anche i Reds negli anni non hanno badato a spese, ma come testimoniato dall’ultima vittoria in Coppa di Lega, quando di fronte si hanno ragazzi talentuosi, si mandano in campo. Lo ha fatto Klopp, lo fa da anni ormai Guardiola, che nel suo City ai limiti della perfezione sta inserendo con sempre più continuità Oscar Bobb e Rico Lewis. Anche in Spagna abbiamo l’esempio di come un settore giovanile possa fare le fortune di un club. In un Barcellona in grave situazione economico-finanziaria, Yamal, Guiu, Fermìn Lopez, Cubarsì ed Hector Fort stanno sempre più prendendosi le luci della ribalta, diventando protagonisti di una stagione complicata per i blaugrana, che stanno però gettando le basi per un futuro roseo. Altro esempio, sempre in terra spagnola, è certamente l’Athletic Bilbao. Da anni i baschi dimostrano di avere una delle migliori cantere del panorama europeo, che sforna talenti del calibro di Nico Williams e Sancet, giovani destinati a raggiungere grandi palcoscenici.

La domanda ora sorge spontanea: quando vedremo anche nel nostro Paese giovani esordire e confermarsi in prima squadra? Perchè di ragazzi con grande, grandissimo potenziale, che nulla hanno da invidiare ai sopracitati, ne abbiamo eccome. Qualcosa si sta muovendo, complice la situazione precaria a livello finanziario di diversi club, bloccati da un Fair Play Finanziario sempre più stringente, o come nel caso del Milan, simile al Liverpool, fermato da diversi infortuni. I rossoneri quest’anno hanno lanciato diversi giovani, sia per la necessità banalmente di "arrivare a numero" considerati i diversi indisponibili ma, soprattutto, esaltando l’ottimo percorso che mister Abate sta portando avanti con la sua Primavera. Su tutti, Francesco Camarda è diventato il più giovane esordiente in A (e, nel mentre, continua a macinare gol su gol in Primavera). Anche Zeroli, Bartesaghi e Simic hanno esordito con la prima squadra rossonera, trovando (specie gli ultimi due) sempre più minuti nella squadra allenata da Pioli. Rimanendo nella stessa città, sponda nerazzurra, nell’ultima gara contro il Lecce è arrivato l’esordio del classe 2004 Ebeneze Akinsanmiro. Tra le big, anche la Juventus si sta dimostrando sempre più attenta e pronta nel lanciare i propri talenti, spesso provenienti dalla Next Gen. Ne beneficiano non solo i singoli club, ma anche (e soprattutto) il movimento calcistico italiano. Scalvini, classe 2003, sarà un titolare inamovibile della Nazionale di Spalletti. Fabbian, protagonista di una super stagione con il Bologna, coetaneo del centrale bergamasco, sta finalmente attirando l’attenzione di tanti club.

Il talento c’è, ora manca (non per tutti, ma gran parte) la voglia di rischiare e puntare su un giovane, piuttosto che su un trentacinquenne a parametro zero agli sgoccioli di carriera. A Barcellona, Yamal è un titolare inamovibile. A Bilbao, Sancet e Nico stanno trascinando la squadra. Con i Reds, i ragazzi dell’Academy hanno vinto un titolo nazionale giocando da protagonisti. In Italia invece, salvo rari casi, i più giovani collezionano sporadiche apparizioni e difficilmente riescono ad essere protagonisti in prima squadra. Con l’abolizione del Decreto Crescita, gli sgravi fiscali nell’acquistare giocatori dall’estero finalmente termineranno, con le società che dovranno (si spera) guardare nel proprio settore giovanile per cercare di crescere e formare ragazzi da portare in prima squadra.

Seppur con qualche mese (o, purtroppo, anno) di ritardo, qualcosa potrebbe cambiare nel nostro sistema calcistico.

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