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Cittadella, Venturato: "La scuola? Cruciale, il calcio non dura per sempre"

di La Giovane Italia
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

La scorsa settimana abbiamo ascoltato le parole di Claudio Gabetta, attualmente allenatore dell’Under 18 del Parma, da sempre attento alle dinamiche che ruotano attorno ai giovani, soprattutto in chiave scolastica. Proseguiamo il filone con Roberto Venturato, tecnico del Cittadella che, tra le altre cose, sta lottando per un posto di lusso nel campionato di Serie B. Il tecnico dei veneti ha detto la sua ai microfoni de La Giovane Italia.

E’ cambiato il modo di approcciare alla scuola da parte dei giovani calciatori che militano nel professionismo?
“Quando giocavo a calcio la mia famiglia non voleva assolutamente che io mettessi lo studio in secondo piano, anzi, se non avessi mantenuto una buona media-voto non mi avrebbero più fatto allenare. Così, la grande voglia di continuare a vivere il sogno mi ha portato a mantenere costante l'attenzione nei confronti della scuola. Mi sono diplomato e ho iniziato l’università, poi per impegni calcistici ho abbandonato il percorso di studi ma me ne sono davvero pentito, e me ne pento tutt'ora. La scuola e l’università costituiscono un fattore troppo importante per la crescita culturale e personale di un ragazzo, a maggior ragione per chi gioca a calcio a buoni livelli. Ti insegna ad organizzarti, a cercare e trovare tempo per tutto, a fare sacrifici per raggiungere un obiettivo prefissato. Adesso sembra che la scuola sia un po’ in secondo piano, quando un ragazzo chiede tempo per studiare gli va concesso. Poi è ovvio che, in base alla categoria, ci sono delle esigenze che possono variare, ma un giovane deve essere messo nelle condizioni di guardare al proprio futuro, il calcio non dura per tutta la vita”.

I settori giovanili si impegnato abbastanza nel fornire supporto scolastico ai ragazzi?
“Dipende dai club e dalle situazioni. Personalmente sono cresciuto nel vivaio del Montebelluna e lì le attenzioni verso la scuola erano molto elevate. Se non andavi bene a scuola poi difficilmente giocavi la domenica. Questa dovrebbe essere una regola da riproporre anche oggi, sprona i ragazzi a proseguire gli studi, o comunque a mantenere una certa attenzione anche verso l’aspetto scolastico. Creare illusioni non può essere la politica di un settore giovanile, si devono costruire uomini prima che calciatori, anche perché poi non tutti riescono ad affermarsi a certi livelli”.

Le è mai capitato un giocatore che ha chiesto di saltare magari un allenamento per studiare?
“Certamente, si tratta di Marco Varnier, ai tempi della sua maturità. Gli dissi espressamente che qualora avesse avuto bisogno di saltare allenamenti non ci sarebbero stati problemi da parte mia. Tra le altre cose fu una stagione in cui mise in mostra ottime prestazioni, si meritava di essere più tranquillo per completare la scuola superiore. Riuscì a diplomarsi anche con un buon voto, fu una grande soddisfazione. Nei due anni a Cittadella è stato uno dei talenti migliori che io abbia mai allenato, peccato per gli infortuni che ne hanno rallentato la crescita, mi auguro possa tornare ad esprimersi a grandi livelli. Se lo merita per il giocatore e per la persona che è”.

Adesso scendiamo in campo… Il suo Cittadella sta volando in Serie B e attualmente siete in piena lotta per la Serie A. Cosa ci dice a questo proposito?
“Sinceramente non guardo la classifica, manca ancora una giornata alla fine del girone d’andata ed in più abbiamo da disputare anche il recupero contro il Chievo. C’è mezza stagione davanti, siamo solo a metà dell’opera e ci sono tante squadre attrezzate. Si tratta di un campionato molto competitivo, a tratti sorprendente nei risultati anche a causa dei molti impegni ravvicinati. Dobbiamo imparare a vivere partita per partita, se saremo bravi a crescere e diventare qualcosa in più per lottare fino in fondo ci proveremo. Colgo l’occasione per ringraziarvi: vedo che La Giovane Italia cerca di trasmettere sempre qualcosa di importante, anche a livello giornalistico, in un mondo in cui troppo spesso si dimenticano i valori importanti per la crescita dei ragazzi. Come uomini, ancor prima che come calciatori”.

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Sabato 4 Maggio 2024
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