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L’ascesa del VAR porta alla scomparsa del calcio vero: ha ragione Mourinho!

di Fabrizio Ponciroli
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Sono sempre stato a favore dell’apporto tecnologico a livello sportivo. L’NBA si è inventata pure il “challenge” (la chiamata del coach per rivedere una scelta arbitrale), ispirandosi alle regole del tennis con i tennisti che posso chiedere l’aiuto dell’Hawk-Eye, l’occhio di falco, quando hanno dei dubbi… il VAR è stato pensato per ridurre gli errori arbitrali. Il calcio si è evoluto in maniera esponenziale. La velocità è triplicata e le pause si sono ridotte (forse non nelle partite di Serie A ma questo è un altro discorso). Ci sono sempre più contatti e, per il povero arbitro, è diventato impossibile seguire ogni aspetto del gioco. Ottima l’idea di introdurre il VAR per “dare una mano”. Bene, nel giro di poco tempo, il VAR è passato dall’essere un “utile aiuto al servizio del direttore di gara” a “comandare ogni decisione importante direttamente dalla sala controllo”.
Ormai non c’è partita in cui il VAR non sia il giudice finale, quello che emette la sentenza. Non credo che fosse questo l’intento di chi governa il calcio. Il calcio sta perdendo la sua anima, si sta trasformando in un videogioco reale. Troppe volte l’arbitro è “condizionato” dal VAR.

Ogni situazione è analizzata al microscopio, quasi si volesse, per forza di cose, trovare il modo di giustificare la presenza del VAR.
Non me ne voglia nessuno ma il VAR, così come è diventato oggi, è troppo invasivo e, soprattutto, non porta serenità e certezze. Ho 48 anni, ricordo benissimo le “risse da bar” su un fuorigioco non fischiato o un rigore concesso troppo generosamente. Si discuteva, ci si mandava a quel paese ma tutto era tremendamente genuino. Ora il VAR giustifica tutto e tutti, anche gli errori più banali. Mourinho ha ragione a lamentarsi: il gol di Acerbi (fuorigioco probabile, non è ho la certezza) è la conferma del potere assoluto del VAR. Se viene convalidato dalla sala video, non c’è altro da aggiungere… Eh no, in realtà ci sarebbe altro da aggiungere ma il VAR non dà spazio a repliche. Ed è questo il punto fondamentale della questione: perché, dopo la sentenza del VAR, non c’è possibilità di appello? Non è corretto. Perché, come accade con l’NBA o il tennis, non inserire un “challenge”, una chiamata da parte del tecnico che possa “obbligare” arbitro e VAR a rivedere le proprie convinzioni. Lo Spezia l’avrebbe chiamato il challenge sul gol di Acerbi, no?
Oppure, perché non ridurre la presenza del VAR nel gioco. Ok per segnalazioni di fuorigioco ma, per tutto il resto, non si potrebbe dare agli allenatori un “challenge” a partita? Non sarebbe più equo e meno invasivo? Forse sono solo un boomer che non vuole abbandonare il vecchio calcio per il nuovo o, forse, il VAR ha acquisito talmente tanto potere che non è più possibile tornare indietro… Mi mancano le discussioni al bar, quelle fondate sul cuore del tifoso non sul video in una sala VAR…

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Lunedì 6 Maggio 2024
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