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I miei primi 40 anni (da favola) di Ibra… Osimhen, il nuovo che avanza

di Fabrizio Ponciroli
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Ancora una volta, Ibra mi ha stupito. E’ accaduto così tante volte che ho perso il conto. Proprio quando cominciavo a credere che avesse esaurito i trucchi di magia, ecco l’ennesimo capolavoro. A 40 anni suonati, si è preso l’Olimpico di Roma. L’ha fatto a modo suo, con gli occhi torvi e quel ghigno satanico che lo contraddistingue da sempre. Ma come è possibile? Non corre più, ha riflessi lenti, il fiato è limitato ma è sempre Zlatan Ibrahimovic. Stupito io ma anche Mourinho che, prima della partita, recitava parole del tipo “… Il Milan non è solo Ibra”. Vero ma se Ibra è in giornata, allora bisogna preoccuparsi principalmente di lui. Un gol e un rigore conquistato con maestria. Due giocate che sono valse tre punti d’oro per il Diavolo. Ne ha segnati 400 di gol nei vari campionati nazionali in cui ha portato il suo estro, 150 dei quali in Serie A (settimo straniero a sfondare questo importante traguardo realizzativo). Ha segnato 11 reti alla Roma, la sua vittima preferita. I compagni, quando ha segnato su punizione al malcapitato Rui Patricio, l’hanno stretto in un caloroso abbraccio. Lo amano, lo rispettano, lo seguono. Lui è il capo spirituale (ma anche tecnico) del Milan capolista. Dai, qualcosa di magico c’è, non credete?
In un calcio che brucia i presunti fenomeni in un lampo, dà sollievo pensare che lo svedese è lì da una vita (sportivamente parlando) e non ha nessuna intenzione di farsi da parte per lasciare spazio ai più giovani. Si diverte e diverte…
Chiaramente ha la fortuna di avere una squadra che gioca per e con lui.

Non è così scontato (chiedere a Messi per conferma). Il vero privilegio non è vederlo ancora in campo ma constatare che fa ancora la differenza su quel terreno verde che conosce sin da bambino. Re Zlatan è unico, per questo riesce ancora a stupirmi…
Ovvio, non è eterno e, prima o poi, deciderà di fare altro: l’attore? Sarebbe il massimo. Ci sono tanti giovinastri che spingono per provare a rubargli la scena. Uno di questi risponde al nome di Victor Osimhen. Anche in questo caso, profondamente sorpreso dal nigeriano. Che fosse potenzialmente forte lo si era capito anche lo scorso anno, condizionato da mille infortuni ma, in questa stagione, l’attaccante del Napoli ha svoltato. Quando c’è, fa reparto da solo. Quando non c’è (come contro la Salernitana), la sua assenza si sente moltissimo. Che bel giocatore e, come si dice spesso in questi casi, “… con ampi margini di miglioramento”. Napoli aveva bisogno di un nuovo campionissimo da osannare nello stadio intitolato al più grande di tutti. Osimhen è un fenomeno e ritengo che possa crescere ulteriormente. Ibrahimovic e Osimhen. Tra di loro ci sono quasi 20 anni, eppure entrambi sono decisivi e fondamentali nelle due squadre che stanno dominando in Italia. Il nostro campionato non sarà quello dei meravigliosi anni ’90, stracolmo di fuoriclasse, ma, onestamente, ci difendiamo ancora alla grande…
Non vedo l’ora che arrivi il 19 dicembre, il giorno del duello Ibrahimovic e Osimhen. Wowwwwwwwww

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Venerdì 3 Maggio 2024
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