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Addio a San Siro colpa anche della lungaggine burocratica… Ibra, nessuno come lui

di Fabrizio Ponciroli
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Partiamo dal ritorno di Re Zlatan. Non so voi ma io mi sono visibilmente emozionato al momento del suo rientro in campo. Non è che avessi dubbi sul suo ritorno (non è proprio il tipo che non mantiene la parola data) ma, onestamente, temevo di ritrovarmi a commentare un giocatore, diciamo così, non al passo con il resto della squadra. In realtà, in quei pochi minuti in campo contro l’Atalanta, lo svedese ha dimostrato che, se sta bene fisicamente, è ancora uno che fa la differenza. Ben 280 giorni la sua partita ufficiale, Ibra non ha avuto problemi a ricalarsi nel suo ruolo preferito, quello del campione. Certo, come dicono dall’altra parte dell’oceano, è presto per dare un giudizio e, soprattutto, quando si torna da un lungo infortunio, l’inizio è sempre incoraggiante… Comunque sia, rivedere Re Zlatan in campo è stata una gioia pazzesca. Ancor di più le sue parole nel post match: “Voglio giocare tutta la partita”. Un messaggio chiaro, la conferma di come Ibrahimovic si senta ancora un titolare assoluto, non una riserva di lusso. E, ragazzi miei, ha ragione lui. La sua leadership non è mai stata in discussione, il talento pure… Ora, se la condizione fisica lo sorreggerà, attenzione a Re Zlatan. Non vedo l’ora di vederlo festeggiare una rete…
Passiamo ora al main topic di questi giorni: San Siro. Le parole del sindaco di Milano Sala sono state chiare. Il futuro di San Siro pare ormai segnato (uso il condizionale perché in Italia, di certo, non c’è mai nulla). Diventerà uno stadio da eventi e concerti… In tanti stanno accusando Inter e Milan di aver abbandonato la Scala del Calcio al suo destino. Con tutto il rispetto per le opinioni altrui, non sono affatto d’accordo con la disamina generale.

La mia sensazione è che la “morte calcistica” di San Siro sia, ancora una volta, la normale conseguenza di una lungaggine burocratica che, in Italia, non permette a niente e nessuno di portare a termine alcun progetto. Sono convinto che, in altri Paesi, San Siro sarebbe stato già rimodernato e riattrezzato. Sono anni che si parla di una riqualificazione di San Siro. Sono stati avanzate proposte di ogni tipo. Milan e Inter hanno fretta di avere il proprio stadio di proprietà. Troppo complicato (e dispendioso a livello di tempistiche) trovare un modo per accontentare tutti per quanto concerne San Siro. Normale cercare soluzioni alternative e che possano portare, il prima possibile, Milan e Inter ad avere il proprio impianto di casa (vitale per la sopravvivenza delle stesse società milanesi). Da tifoso di calcio e da giornalista sono amareggiato per la fine a cui andrà incontro San Siro. In quello stadio, il 10 febbraio del 1999, bagnavo il mio esordio nel mondo del calcio che conta da inviato per la gara amichevole: Milan-Dinamo Kiev. Il mio compito? Testimoniare le qualità di un ragazzino di nome Shevchenko (già acquistato dai rossoneri). Bene, oltre a Sheva, ricordo l’emozione provata nel vivere San Siro da “addetti ai lavori”. Un luogo magico. Nel corso della mia lunga carriera ne ho visti tanti altri di stadi ma San Siro resta, per me, unico per il fascino regale che lo contraddistingue. C’è tanta tristezza a pensare che, presto, quello stadio non avrà più un campo verde con due porte…

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