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THE SHOW MUST GO ON

di Caterina Baffoni
per Tuttojuve.com
www.imagephotoagency.it
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Sì, è vero il calcio parlato è fine a se stesso e maggiormente, quando si chiacchiera come se si fosse al bar, è fatto di molte banalità. Nell'argomento calcistico però, se ognuno di noi si soffermasse a parlare di questa Juventus targata Allegri, ad oggi, il tutto non può che rientrare di diritto nel chiaro concetto di "normalità" della Juventus che vince e convince, ogni qual volta la si veda scendere in campo. Però stavolta, è bene affermare come non si possa sempre dare tutto per scontato, e proprio la partita tra Juve e Lazio di quest'anno ci costringe a inflazionare e ad evidenziare ancora di più il concetto. Perché se oggi questa squadra sembra essere un'armata imbattile, tanto da surclassare il Barça più forte di sempre, lo si deve proprio a quella partita là, dove è nata la nuova Juventus del 4-2-3-1. E proprio con i tre tenori davanti, oltre alla fantasia e al pragmatismo di qualità degli interpreti, sono arrivati anche il passaggio alla semifinale di Coppa Italia e la più che convincente prestazione europea contro i blaugrana e non solo. L'unico blocco a non aver destato mai preoccupazioni è sempre stato quello difensivo, più solido che mai nell'arginare preoccupazioni di ogni tipo a Buffon, coadiuvato tuttavia da un centrocampo rigenerato, perchè se il 4-2-3-1 ha aiutato Pjanic a prendere in mano le redini del gioco con più continuità rispetto al passato, avendo dunque  più margine di azione non catalizzando più il pressing avversario, il vero fulcro del centrocampo è rappresentato da Khedira: giocatore universale, silente nel suo modo di comportarsi ma onnipresente ad ogni azione decisiva, che sia in attacco o in chiusura per arginare l'avversario. Non solo il tedesco permette ampi spazi di vedute per tenere saldo il centrocampo e unita la difesa, ma permette anche a un giocatore esterno come Cuadrado o Alex Sandro di liberare la corsa consentendogli di guadagnare spazio e campo aperto sulla corsia per creare incursioni area con l'uno contro uno o sfornare assist decisivi, e così via: il Pipita Higuain riceve più palloni, sia lateralmente che centralmente e si ette a disposizione di tutta la manovra offensiva, e i ringraziamenti del Pipita arrivano sotto forma di un sostanziale aiuto quando gli avversari hanno la palla dove Paulo Dybala allontanandosi un po' dalla porta per prendere meglio la mira, acquisisce formidabilità nel gioco di raccordo, potendo così sprigionare tutta la sua fantasia. 
 E poi, se vogliamo dirla tutta, c'è il vero segreto di questo modulo: Mario Mandzukic. Il giocatore se vogliamo più importante della Juve in questo momento, non tanto per la qualità di gioco espresso e per la mole di lavoro che deve sopportare, quanto per il suo atteggiamento da guerriero indomabile. La sua carica e la sua predisposizione nel mettersi in gioco in luoghi e posizioni mai ricoperti prima, trasporta con sè le ambizioni di un'intera squadra, come se si trattasse di un processo imitativo da tramandare da giocatore in giocatore. Questa sua volontà di sacrificarsi, gli consente ripiegamenti profondi, cosicché la sua stazza gli consente anche di vincere quasi tutti i duelli e i contrasti. Sia di testa, specialità della casa, che di piede, come in occasione del favoloso gol di piattone contro il Genoa allo Stadium o, come successo in più occasioni, tacchi a volontà per innescare al volo un giocatore. Inoltre, dare la palla al croato, dà maggior imprevedibilità al suo gioco che il più delle volte lo vede opposto ai terzini, solitamente più bassi e meno abili dei centrali nel gioco aereo e nella prepotenza fisica. Insomma, un jolly a tutto tondo.
Il bello di Madama ad oggi, è proprio questo: la sua imprevedibilità. L'estrema capacità di alternare momenti di pressione alta a un baricentro basso che contende copertura eccellente della metà campo, con quattro-cinque giocatori subito pronti a ripartire, per poi magari riuscire ad addomesticare la partita "addormentandola" agli occhi degli avversari, quasi come volesse spingerli ad annoiarli per rallentare il loro ritmo in maniera naturale. 
Oggi fa molto glamour parlare di "chiusa di un ciclo" nel mondo del calcio, come si ci fosse la necessità di stabilire delle date storiche per cadenzare ogni evento calcistico. Ma non è così, il calcio è un flusso continuo di eventi, è un mondo in divenire, come un fiume in piena, o una curva che ha nei suoi massimi e nei suoi minimi i punti più significativi. Il ciclo del Barcellona, ritornando al confronto coi blaugrana, non si è concluso, testimoniato dalla supremazia dei pluricampioni nel derby spagnolo: il che deve fare ricordare, semmai ce ne fosse bisogno, di quanto perfetta sia stata la lettura della partita e la prestazione espressa dalla Juve contro i ragazzi di L.Enrique per 180 minuti. Così come non era chiuso il ciclo di Conte una volta andato via, e neanche quello di Allegri dopo che gli hanno "portato via" i vari Tevez, Pirlo, Vidal e Pogba. E allora quale ciclo realmente si è concluso, vi starete domandando, magari quello di considerare una Juventus diversa nella mentalità in territorio europeo. La sua maturità va letta proprio tra queste righe: Madama ha acquisito consapevolezza e serenità: la stessa identica, sia se si trovi di fronte il Pescara (con tutto il rispetto per la squadra abruzzese) sia il Barcellona. Il segreto sta tutti qui: rispetto e stessa considerazione per tutti, paura per nessuno. 
Lo spettacolo deve continuare.
 


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Martedì 23 Aprile 2024