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ESCLUSIVA TJ - Pasquato: "Sogno di tornare, per me la Juve è uno stile di vita"

di Marco Spadavecchia
per Tuttojuve.com
Daniele Buffa/Image Sport
Daniele Buffa/Image Sport

È l'11 maggio del 2008, si gioca l'ultimo minuto di Juventus-Catania prima del recupero. Alessandro Del Piero ha appena segnato il gol dell'1-1 e sta uscendo tra gli applausi dell'Olimpico. Al posto del capitanto è pronto a entrare un 18enne chiamato dalla Primavera da mister Ranieri: il suo nome è Cristian Pasquato. "Ricordo in maniera indelebile il mio debutto in bianconero e conservo sul comodino una foto di quel momento - le parole dell'attaccante classe 1989, oggi al Trento in serie C, raccontandosi e rievocando quell'esperienza con la maglia bianconera partita da lontano -. Sono arrivato a Torino a 14 anni (dal Montebelluna di Treviso, ndr) e ho giocato nel settore giovanile fino alla Primavera, prima di vincere una Supercoppa di categoria con mister Chiarenza nel 2008. Poi c'è stato il mio giro d'Italia e d'Europa tra le categorie che sto ancora vivendo". 

Qual è stato l'insegnamento più importante durante quegli anni di Juve?
"Ero tifoso del Milan da bambino, ma giocare alla Juventus ha poi cambiato tutto. Ho vissuto i tempi di Moggi, per me la Juve rappresenta uno stile di vita. Quando non andavo a scuola non mi facevano allenare... per capirci. L'esperienza a Torino mi ha formato come ragazzo e quindi come uomo. Da lì in poi ho capito in che modo avrei dovuto affrontare le cose della vita". 

E del campo che altro ricorda?
"Ricordo grandissimi campioni, come Del Piero e Trezeguet ad esempio, comportarsi con me e con tutti i più giovani con grande rispetto e umanità. Mi sono sentito uno di loro". 

Cosa è rimasto del lavoro con Ranieri?
"Un piccolo aneddoto. Il mister mi diceva di guardare la direzione scelta per il pallone prima di calciare le punizioni. In generale, ricordo l'eleganza dell'uomo e del professionista. Non credo ci sia altro da aggiungere pensando a Ranieri, un allenatore amato in tutto il mondo". 

Dopo la Juve ci sono stati tanti club. Il più significativo?
"Sono molto legato alle esperienze con il Bologna e col Pescara, tra serie A e B. E non posso dimenticare l'incredibile biennio a Varsavia con il Legia durante il quale abbiamo vinto il campionato. All'estero gli stadi sono sempre pieni in tutte le categorie, ci tengo a sottolineare questo aspetto. Mi auguro che l'Italia possa tornare a garantire lo stesso appeal di un tempo".

Come vede la Juventus di oggi? 
"Bisogna ripartire. La società prederà dal mercato giocatori funzionali al nuovo corso. Thiago Motta era già un allenatore in campo, il suo lavoro fatto a Bologna non penso sia un caso. Sulla carta la Juve parte dietro l'Inter, vero, ma la carta si strappa in un secondo quando le cose iniziano a girare. Per me Motta è già una certezza e non una scommessa, come molti pensano". 

E cosa pensa invece della seconda squadra bianconera? 
"La Next Gen è un progetto fantastico, tanti giocatori forti non avrebbero trovato spazio senza la seconda squadra. Fossi stato giovane, oggi, magari avrei fatto parte anche io di quella rosa. Anzi, non nascondo che anche adesso mi piacerebbe essere lì in mezzo come fuori quota (sorride, ndr). Il mio sogno è sempre stato quello di tornare alla Juventus, un giorno, club dove sono cresciuto. Quei colori, il bianco e il nero, faranno per sempre parte della mia vita".


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Mercoledì 26 Giugno 2024