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Last Banner, confermata l'associazione a delinquere, avvocati pronti al terzo grado di giudizio

di Enrico Scarponi
per Bianconeranews.it
www.imagephotoagency.it
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Nella giornata odierna sono arrivate le sentenze del processo di appello dell'inchiesta Last Banner. Era stata una denuncia della Juventus (che al processo si è costituita parte civile) a far partire le indagini, svolte dalla Digos della questura di Torino, che riguardano fatti avvenuti nella stagione 2018/2019. Secondo i giudici lo strumento principale di pressione degli ultrà era il cosiddetto "sciopero del tifo", assicurato "imponendo ai tifosi ordinari, se del caso anche con la minaccia e l'intimidazione, di non cantare o addirittura di non esultare ai gol della squadra"; condotte che per il tribunale sono riconducibili al reato di violenza privata.
 Nelle conversazioni intercettate si fa riferimento alla necessità di "fare guerriglia" per garantire la compattezza della curva. Il tribunale si è anche soffermato sulle "condotte estorsive" portate avanti ai danni dello Slo (supporter liason officer) della società, Alberto Pairetto, e di altri dirigenti bianconeri. Nello scorso settembre vi avevamo raccontato, in dettaglio, tutte le tappe della vicenda con tanto di sentenza di primo grado e motivazioni della stessa (CLICCA QUI). Oggi un nuovo capitolo con le sentenze del processo di appello che conferma l'accusa di associazione a delinquere. Dentro il gruppo ultrà bianconero dei Drughi era presente questo tipo di aggregazione, protagonista di violenze private contro altri tifosi e di estorsioni di biglietti alla Juve. La corte d’Appello di Torino ha confermato l’impianto accusatorio del pubblico ministero Chiara Maina, che aveva coordinato le indagini della Digos.I giudici di secondo grado, non solo hanno confermato l’accusa di associazione a delinquere (per 4 ultra, prima volta in Italia), ma hanno pure riconosciuto un episodio di estorsione consumata, per cui c’era stata l’assoluzione in primo grado. i giudici di secondo grado hanno confermato l’accusa di associazione a delinquere e riconosciuto un episodio di estorsione consumata, aumentando le pene: 8 anni per Dino Mocciola, 4 anni e 7 mesi per Salvatore Cava, 4 anni e 6 mesi per Sergio Genre, 4 anni e 4 mesi per Umberto Toia, 3 anni e 11 mesi per Giuseppe Franzo.

I PROSSIMI PASSI

Adesso si aspetteranno le motivazioni della sentenza di secondo grado che saranno importanti per capire come si è arrivati all'aumento della pena per gli imputati: intanto le difese, tra cui sono presenti gli avvocati Giuseppe Del Sorbo e Davide Richetta, hanno già preannunciato il ricorso in cassazione, ultiimo grado di giudizio. Sarà l'ultimo tentativo per dimostrare che l'impianto accusatorio non sia veriterio.


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Mercoledì 22 Maggio 2024