Altro che portaombrelli, Coppa Italia dal doppio peso per Juve e Allegri
Nella prima Juve targata Allegri, la Coppa Italia era il completamento di una torta farcita da scudetti e non solo. Oggi rappresenta l'unica occasione per non chiudere un'altra stagione a mani vuote e rialzare un trofeo dopo tre anni di astinenza. Tanti, anzi troppi per chi storicamente è abituato a gioire. Stasera contro la Lazio l'imperativo è di passare e giocarsi il trofeo il 15 maggio. Altro elemento non trascurabile è di natura economica: a prescindere dall'incasso per alzare il trofeo (CLICCA QUI PER LEGGERE L'APPROFONDIMENTO), approdare alla finale qualificherebbe la squadra alla Supercoppa italiana, più ricca rispetto al passato con la formula della Final Four in Arabia Saudita. Si va dagli oltre 1,5 milioni solo per partecipare, ai 5 se si va in finale, fino ad 8 in caso di trionfo. Poi c'è la visibilità, con conseguenti benefici a livello di marketing.
Tornando al discorso di meramente sportivo, per la Juve dell'Allegri bis, la conquista della Coppa Italia scongiurerebbe un triennio senza titoli, inimmaginabile quando allora presidente Andrea Agnelli si affidò a Max per la ricostruzione. La qualificazione in Champions, ormai vicina, rappresenterebbe il minimo sindacale rispetto agli obiettivi stagionali. Fermo restando che sono ingiustificabili i 20 punti di ritardo dall'Inter campione d'Italia. Lo stesso allenatore ne ha parlato in conferenza stampa, alla vigilia della sfida contro la Lazio. Paura di restare a mani vuote? Questa la risposta di Max: “Non ci deve essere paura, dobbiamo avere il desiderio di arrivare in fondo”. Vincere è l'unica cosa che conta recita il vecchio detto di bonipertiana memoria che sembra essersi smarrito. In questo caso, un ipotetico trionfo in Coppa Italia potrebbe non bastare per la conferma del tecnico livornese. Ma servirebbe a rendere meno amaro il possibile addio.