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Una stagione unica: chiunque spera. Ecco perché

di Luca Marchetti
Federico De Luca
Federico De Luca
Come non detto. Una settimana fa parlavamo di conferme dalle coppe, ma forse bisogna farci l’abitudine in questa stagione segnata dai tamponi, assenze improvvise e partite ravvicinate.
Siamo tornati a un equilibrio sostanziale, a un momento in cui tutti possono vincere con tutti. Vale in Italia e vale in Europa. Risultati a sorpresa ce ne sono (prendete il Real che ancora non ha vinto in due partite), così come non ci sono invincibili. E questo aumenta la voglia di vincere, di provarci. Innescando un circolo virtuoso, almeno dal punto di vista dello spettacolo, che favorisce il gioco offensivo. Si segna tanto, si segna di più. Ora scoprire perché questo succede è difficilissimo. Possiamo andare a tentativi, avendo cercato di raccogliere opinioni anche fra i diretti interessati.
Sicuramente influisce la mancanza di pubblico. Come giocare senza pressione addosso, o per lo meno una parte della pressione. Nel bene e nel male. Il pubblico ti può esaltare ma ti può anche affossare. Ti può costringere a rimanere concentrato, ti comunica delle emozioni. Non averlo, di questo per esempio Bergomi - da ex difensore - ne è convinto, ti porta a fare degli errori di concentrazione. E quindi i difensori sbagliano più degli attaccanti. Ergo ci sono più gol.
Di sicuro influiscono i 5 cambi. Avere a disposizione due possibilità in più per poter rinverdire, cambiare, modificare, potenziare la squadra, fa la differenza. Spesso segnano i cambi. Spesso con i cambi si incide anche tatticamente, si cambia l’inerzia della parta. Si riesce a invertire una rotta anche in maniera totale. Ecco perché nessuno ormai si sente più al sicuro anche con il doppio vantaggio. Succede in Italia, spesso, succede anche in Europa, meno spesso, ma succede, pensate all’Atalanta.
Di sicuro influisce la necessità di giocare praticamente ogni tre giorni. Tra coppa Italia, coppe Europee, Nazionali e campionato iniziato più tardi gli impegni ravvicinati comportano un utilizzo diverso della rosa. Ti devi fidare di tutti, non solo degli 11 su cui avresti fatto affidamento. A meno che tu non sia costretto. La stanchezza porta errori, così come la mancata confidenza o il non essere stato finora centrale.
E poi ci sono le emergenze dovute alle assenze. Oggi la positività è considerata, dalla squadra (per fortuna) come un infortunio. Che però può succedere anche a poche ore dalla partita, portando a cambiare tutto quello che avevi pensato. E poi sai che non ci sarai, ma non sai per quanto. C’è il rischio contagio da prendere in considerazione (per evitare situazioni tipo Genoa o Reggiana): senza sapere dopo in che condizioni sarai per poter riprendere l’attività. Parlate con Maran, ascoltate le sue interviste e fatevi un’idea di cosa è successo.
Non è soltanto un livellamento dovuto alla bravura di Inter, Milan e Napoli di accorciare le distanze. Non è soltanto il periodo di apprendistato di Pirlo. E’ il sistema ad essere instabile oggi. E quindi c’è la necessità anche da parte della critica di essere meno tranchant. Tenere in considerazione tutto. E non si tratta di retorica, dovuta al dolore per chi con il Covid (o con le sue conseguenze) sta combattendo tutti i giorni. Si tratta di fotografare la realtà, di capire come funziona uno strano campionato che si gioca per cercare di mantenere il più possibile la normalità e per mantenere in vita (come magari cercheremo di approfondire nei prossimi giorni) il sistema.
Nel frattempo, come succede spesso in questo periodo, cerchiamo di goderci il bello che viene da una situazione completamente anomala. Lo spettacolo, l’imprevedibilità e la voglia - comunque - di vincere. Rimane sempre sport: con il motore più grande sempre acceso, la competizione
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Giovedì 28 Marzo 2024