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Presente e strategia dell’Inter

di Lapo De Carlo
per Linterista.it
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L’ultimo turno di Campionato ha portato ad una parziale irritazione e ad una naturale giustificazione per la brutta prestazione di Reggio Emilia, ma per ragioni non centrate.
Ha fatto bene Tancredi Palmeri nell’editoriale di due giorni fa su linterista.it, a rammentare tutte le occasioni nelle quali una squadra già vincitrice dello scudetto si è fatta battere senza troppa resistenza da squadre inferiori, ma in lotta per qualcosa, tuttavia la ragione dell’irritazione di molti tifosi non risiedeva nella sconfitta in sé ma per l’ennesima scialba prova concessa al Sassuolo, la squadra che negli ultimi dieci anni ha preso più punti all’Inter di qualunque altra squadra.
La mattina di sabato avevo letto diversi post di tifosi che chiedevano lo scalpo dei neroverdi, per una forma di riscatto o di vendetta sportiva verso chi aveva ottenuto vittorie, a volte in modo rocambolesco, su Inter molto diverse tra loro.
Se la squadra di Inzaghi avesse perso con il Genoa o il Verona non ci sarebbe stato questo fastidio.
Al contrario si è verificato per questo misterioso rendimento che esiste col Sassuolo dal 2014.
Niente altro.

Sono misteri, come quelli che impediscono storicamente all’Inter di giocare bene a Torino contro la Juventus o come il desolante score negativo contro le squadre spagnole, dall’Alavés al Villareal, dall’Atletico al Real Madrid e nemmeno con la Real Sociedad si è visto un grande spettacolo. Né all’andata né al ritorno.
Misteri appunto.

Alcune mosse di mercato sono probabilmente legate alla permanenza o meno di Steven Zhang. Ci si può preoccupare o normalizzare qualunque pericolo ma è evidente che non sia normale non sapere niente a poco più di dieci giorni dalla scadenza con Oaktree. La società appare però particolarmente serena, come se il corpo Inter non dipendesse necessariamente dalla testa e questo è il fatto più rassicurante.

Per quanto riguarda la campagna di rafforzamento, a giudicare dall’andamento di alcune delle ultime edizioni della Champions, raggiungere la finale non è impossibile. Vincerla però è un’altra faccenda ma è una questione che all’Inter deve interessare il giusto, considerando che può essere un sogno, ma mai un obbligo se le rivali più forti investono il doppio o anche il triplo in termini di ingaggi e campagne acquisti.
Oggi il vero tema è puntellare la difesa, capire le reali offerte per Dumfries, trovare una quarta punta credibile e come comportarsi in caso di offerte importanti per giocatori come Thuram o altri.

Si nota infine un fastidio verso l’Inter, che va oltre le mere questioni storiche di una società mai furba con i media e particolarmente maltrattata da alcuni quotidiani o opinionisti.
Negli ultimi anni i conti dell’Inter hanno indispettito più di qualcuno, facendo finta di non capire o non comprendendo affatto, come una società, nello stato in cui è il club, possa scegliere di mantenersi ad alto livello, restando ancorata ai successi. Il castello economico nerazzurro si fonda infatti sui risultati, i quali danno soldi, visibilità, sponsor, un market pool migliore, un ranking in linea con le prospettive.
In pratica mantenendo la squadra competitiva come in questi anni, stabilizza il debito lordo e migliora il conto economico (che l’anno prossimo dovrebbe andare in attivo).
E’ rischioso? Si, perché se l’Inter facesse la fine del Napoli di quest’anno ci sarebbero conseguenze, ma quella dell’alto tasso di competitività è una soluzione che sta dando dei frutti evidenti.
Chi contesta vorrebbe il depotenziamento immediato dell’Inter e la cessione di tutti i suoi campioni per estinguere almeno in parte il debito. Se queste persone fossero anche in buona fede non si renderebbero conto che, se questo avvenisse, sarebbe un disastro sportivo che peggiorerebbe ulteriormente i problemi e aiuterebbe le casse del club solo all’inizio.
Il debito esiste ma non è colpa degli attuali dirigenti, i quali hanno scelto una strategia audace ma anche ponderata ed estremamente disciplinata. Il debito diminuisce nemmeno troppo lentamente, il resto dipenderà dalla stabilità dell’Inter.
Amala
 


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