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Cinque strani mesi

di Lapo De Carlo
per Linterista.it
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L’incredibile sconfitta con l’Empoli ha risvegliato il torpore del pubblico dell’Inter, che aveva la sola pretesa di passare qualche giorno in serenità, beandosi di un derby stravinto e una nuova supercoppa portata a casa. La prestazione era stata talmente convincente da indurre ad un ottimismo sfrenato un alto numero di tifosi.

Il girone di andata si è invece chiuso con ben sei sconfitte. Sono tante.
La scorsa stagione l’Inter era cascata nel medesimo gorgo, con la vittoria a San Siro contro la Juventus e il successivo disastro in campionato, tra sconfitte nel derby, in casa col Sassuolo e altri punti persi, permettendo al Milan di operare il sorpasso.
Quest’anno l’Inter ha un rendimento frastornante, rapsodico, inaffidabile e le ragioni sono complesse per poterle risolvere nel girone di ritorno con la sola forza di volontà.
Le prime vengono da un club che vive una difficoltà comune a tutti i club italiani, ovvero quella di essere in una fase di mezzo tra i fasti dell’Inter di un tempo e la nuova realtà che impone un ridimensionamento nei costi e nelle pretese. Le italiane non possono più competere con nessuna delle big europee nel mercato. L’Inter resta forte ma ogni anno perde qualcosa e ha una panchina piena di domande senza risposta, di giocatori parcheggiati.

Il progetto Inter mira a mantenere lo status quo, nella speranza di restare in Champions, unico vero obbiettivo stagionale, tanto più che la dirigenza ha fatto sapere che la permanenza del tecnico dipende unicamente da quello.
Inzaghi lavora con una squadra importante ma attraversata da problemi interni, rinnovi rinviati, addii laceranti e un gruppo che torna ad essere tale in alcune occasioni.

Il tecnico, come avevo già scritto, mantiene una certa capacità sulla gestione di alcune partite ma trasmette paura sul lungo periodo, ammettendo persino in conferenza stampa quanto sia preoccupato delle ammonizioni dei suoi giocatori. L’espulsione di Skriniar purtroppo ha ulteriormente cementato questa convinzione, ma la differenza tra un buon allenatore quale è Inzaghi e un grande allenatore, sta proprio nel trasmettere meno dubbi possibile. La gestione delle sostituzioni di lunedì sera è emblematica: prima stava per far entrare Acerbi, poi ha ragionato e ha dato l’ok per Gosens, poi ci ha ripensato di nuovo e ha atteso, infine ha deciso di mettere anche Asllani. Tutto in cinque minuti di orologio.
La squadra con l’Empoli non ha lasciato amarezza solo per il risultato ma per un gioco asfittico, privo di idee e nessun palleggiatore, nessun giocatore dell’Inter in panchina e fuori in grado di inventare qualcosa in caso di necessità. Tutto dipende dalla forma mentale e fisica.
Brozovic è un mistero, se possibile più di quanto lo sia Lukaku.
Il croato non ha giocato quasi tutta la stagione ma ha fatto i mondiali per poi tornare indisponibile e non si sa quando tornerà.


In soli cinque giorni Skriniar e il suo agente hanno gelato gli entusiasmi, prima con il rifiuto a rinnovare e poi assestando un colpo gratuito la stessa sera, durante Inter-Empoli. 
Il difensore si è fatto espellere dopo due ammonizioni più che evitabili, lasciando la squadra in dieci e contribuendo in modo decisivo alla sconfitta, il secondo rilasciando una dichiarazione in una televisione privata mentre la partita era in corso. L’assoluta mancanza di rispetto per i tempi si è sommata ai modi e ad una verità di comodo, lasciando intendere che l’operazione sia stata montata solo dall’Inter e che Skriniar non ha scelto di andare via per i soldi ma per il progetto sportivo. Il fatto che si sia permesso di fare questo tipo di dichiarazione verso una società nella quale il suo assistito sta ancora giocando dimostra solo che siamo nel far west e il club è più fragile che mai.
La dirigenza è consapevole del clamoroso errore gestionale bella faccenda Skriniar - Bremer. Qualcuno è responsabile di un mancato acquisto del brasiliano e dell’addio al difensore slovacco a zero.
Skriniar, con il quale avevo personalmente parlato lo scorso maggio, ha fatto giustamente i suoi interessi ma quella certezza svenduta, a precisa domanda, riguardo la volontà indiscutibile di restare a lungo, persino per sempre in nerazzurro, in un mese si è ribaltata e il suo entourage ha contribuito in modo decisivo, chiedendo cifre impossibili all’Inter. Avrebbe potuto fare il gesto e rinnovare un altro anno, per essere acquistato a giugno dai club franco qatariota, con una somma verso il club al quale diceva di sentirsi legato.
Ora l’Inter si trova con un giocatore che porta la fascia di capitano e non si capisce come non abbia automaticamente scelto di rinunciarvi, costringendo così la società ad intervenire, ammesso che lo faccia.
L’Inter quest’anno può ancora ottenere qualcosa ma dalla società dovrà esserci una gestione decisamente migliore, specie nella comunicazione dei suoi tesserati (vedi Gagliardini e agente Skriniar) e molto più coraggio nell’affrontare questioni che stanno restando un po' troppo a lungo in sospeso.
Amala


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