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Perché Lukaku è il giocatore che l'Inter non può permettersi di vendere

di Ivan Cardia
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Achraf Hakimi è stato il sacrificio inevitabile, Romelu Lukaku rischia di essere il punto di non ritorno. L’Inter campione d’Italia è la stessa squadra che, telenovela Nandez a parte, è protagonista sul mercato soprattutto perché da un giorno all’altro sente sirene per i suoi big. Voci che arrivano dall’Inghilterra, ma prima ancora nascono dalla regola numero uno dell’estate 2021: volenti o nolenti, gli Zhang hanno indicato la strada del risanamento, si sarebbe tentati di dire ridimensionamento. È la parola che in nerazzurro nessuno si augura di sentire, ma che sarebbe inevitabile qualora si concretizzasse davvero la cessione di Big Rom.

È stato lo scudetto di Lukaku. La saggezza popolare funziona anche nel calcio: per vincere serve una spina dorsale. Portiere, difensore, regista, centravanti. L’Inter di Antonio Conte, di grandissimo, ha avuto soprattutto quest’ultimo ruolo. Da quando è arrivato in nerazzurro, il gigante belga ha segnato 64 gol e portato a casa 16 assist, in 95 partite. Si parte dall’1-0, non è un modo di dire. Ma, se l’essenziale è invisibile agli occhi, pesa molto di più quel che Lukaku è stato fuori dal tabellino, per l’Inter: l’approdo sicuro in cui rifugiarsi nel momento di difficoltà, il riferimento a cui affidare il pallone per far girare tutta la banda, la locomotiva che ha trascinato il treno a destinazione. Non c’è, nell’ultimo campionato di Serie A, un giocatore che abbia definito in maniera così profonda il modo di stare in campo della propria squadra. Non c’è, sopratutto, nell’Inter, un giocatore che abbia lo stesso peso di Lukaku. E non si parla soltanto dei kili di muscoli che mette a disposizione dei compagni.

Non sarebbe neanche un vero affare. E il post sarebbe ingestibile. Per tutte le ragioni suesposte, l’Inter non può davvero permettersi di vendere Lukaku. Nel calcio, di incedibili si parla spesso e volentieri a sproposito. In questo caso, suona come la definizione più appropriata, a maggior ragione perché farebbe il paio con un’altra partenza eccellente, troppo in una sola estate. Senza considerare che, conti alla mano, non sarebbe neanche un’affare clamoroso: il belga è arrivato a Milano due anni fa, pagato 75 milioni di euro. Se l’Inter dovesse dire sì a 110-120 milioni (qui le ultime sulla trattativa), la plusvalenza sarebbe significativa (dai 60 in su), ma non si parlerebbe di cifre irrinunciabili: basti pensare che Kane, stessa età e un palmares desolante, viene trattato dai 160 milioni in su. Cos’ha Lukaku meno dell’inglese? Ultima non ultima: gestire il post-Romelu sarebbe ai limiti dell’ingestibilità. Intanto, perché mettere in fila le cessioni dei due migliori giocatori dell’ultima stagione rende inevitabile parlare di ridimensionamento. In secondo luogo perché, nell’Inter, di giocatori richiesti all’estero ve ne sono anche altri. Per smorzare i mal di pancia, perso prima il condottiero (Conte) e poi il suo principale alfiere (Lukaku appunto), servirebbe una medicina che non si trova certo a buon mercato.

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