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Perché abbiamo dedicato uno speciale alla MLS: diventerà tra le grandi leghe mondiali

di Marco Conterio
Le nuove proprietà americane, l’avvento dei big data e l’arrivo dei nuovi talenti. L’America scopre il calcio, il calcio scopre l’America: TMW racconta il soccer e la MLS.
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L'orizzonte a Ovest dell'Oceano è uno spazio infinito verso il quale dovremo presto iniziare a guardare. Non solo con curiosità ma perché la marcia che sta battendo a suon di piccoli grandi passi il soccer statunitense è un'inarrestabile crescita che può pure sovvertire antiche gerarchie. Il miraggio d'Oriente, la Cina, s'è rivelato per quel che è stato: un calcio di propaganda, costruito perché così doveva essere, caduto e sotto il vestito, niente. Chiusi i club, gli stadi, resterà un flebile ricordo degli yuan al vento ma tutto passerà, perché il tempo nel gigante rosso scorre differente e porta via queste memorie come granelli di sabbia. A Ovest di Lisbona invece sta succedendo qualcosa e non è, com'è stato in passato, la carta carbone del nostro pallone all'americana. Quello dei Pelè, dei Chinaglia, dei Beckenbauer, fu un pallone milionario ma sgangherato, perché un movimento per radicarsi ha bisogno di cultura, di identità. Quello di Ibrahimovic poi, di Beckham prima, ma anche di Pirlo, di Lampard, sembrava l'eco della NASL che fu, la voglia statunitense di essere nella mappa del mondo del calcio e di gridare il nome al cielo sventolando verdi denari. Ci siamo sbagliati.

A piccoli passi Il soccer ha deciso di crescere. Per gradi. Una strategia zen, che si è scontrata spesso con le brame di grandeur dei proprietari delle franchigie ma che sta dando frutti maturi. I giocatori di grande esperienza sono stati un volano e un biglietto da visita. Poi, mentre dall'Europa la MLS era vista sempre come un cimitero per elefanti, o un buen retiro per campioni, lo step successivo. Giovinco, Vela, Hernandez e un'altra infornata di giocatori che erano della fascia medio-alta nel calcio europeo ma non abbastanza per essere stelle, nelle nostre grandi leghe. Invece hanno trovato l'America e viceversa. Gli Stati Uniti hanno trovato in loro, e in giocatori con questo profilo, dei trascinatori e dei simboli per le franchigie, anche a livello commerciale. Non a caso Giovinco a Toronto, città italiana per antonomasia del Canada. Hernandez e Vela a Los Angeles, non molto distante dal Messico e dove c'era la possibilità di radicarsi anche in una fan base latina. Così Martinez ad Atlanta, meteora al Torino ma un simbolo alla Mercedes Benz Arena.

Le Accademie, le strutture Mentre l'Europa era rivolta verso gli yuan d'Oriente, l'America costruiva. Se nel calcio d'oggi arrivano, e arriveranno, talenti delle qualità di McKennie, Pulisic, Reyna, Adams, Reynolds e tutti gli altri 70 nel pallone europeo, è perché tutto inizia una decina d'anni fa. Don Garber, commissioner MLS, e i proprietari delle franchigie, decidono di seguire la strada tedesca. Ovvero investire sui centri d'allenamento e sulle strutture per i ragazzi. Dallas, che è regina delle Accademie in America, ha un centro che non invidia i migliori d'Europa. St.Louis, che diventerà parte della MLS nel 2023, ha già costruito un centro sportivo da sogno, che in Italia non c'è e forse neppure nel resto dei grandi paesi. E mentre da noi gli stadi crollano, sono fatiscenti, da revisionare, da ristrutturare o peggio ancora, l'America ha sfruttato le sue praterie per costruire. Ma per farlo con raziocinio, strutture che riuscissero a combinare l'abitudine allo sport entertainment del fan statunitense con stadi calcistici ad hoc. Lo stadio di Atlanta sopra citato è una meraviglia di livello mondiale. Cincinnati lo ha presentato negli scorsi giorni e il consiglio è di cercarlo su Google, per stropicciarsi gli occhi e non credere che possa essere a quelle latitudini.

Il futuro è la MLS Lo sguardo sarà a Occidente. All'America, perché ha il coraggio di produrre talenti e di venderli. E questo sarà un volano positivo per un movimento in crescita esponenziale. Manca l'identità ma si sta costruendo. Manca la cultura ma sta arrivando. Non mancano gli atleti, perché gli States sono numericamente e qualitativamente un paradiso dello sport. Non mancano i dollari e se la MLS ha tenuto botta anche durante la pandemia, significa che ha in mente qualcosa di grosso. L'obiettivo è dichiarato: il Mondiale del 2026 che si giocherà negli Stati Uniti, in Canada e in Messico, si avvicina. Ci sono cinque anni prima che la MLS arrivi al suo prossimo scalino: essere una lega alla pari delle grandi cinque d'Europa. Con la sua cultura, con la sua struttura, con la sua filosofia. E mentre nel Vecchio Continente vien sempre guardata distante, perché non ha retrocessioni, promozioni, perché è una e unica, gli imprenditori americani spingono affinché l'Europa apra una Superlega. Che, di fatto, ha la stessa filosofia sportiva, e pure economica, della Major League Soccer. Terra! Si avvicina, inesorabilmente. Dobbiamo solo farci trovare pronti.

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Domenica 5 Maggio 2024
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