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La Top 11 di Euro2020 visto da vicino. Senza il capocannoniere CR7 e con più Italia che nei sogni

di Marco Conterio
Fonte: dall'inviato di TMW a Euro 2020
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© foto di Image Sport

C'è un gigante con la barba e gli occhi da orientale con due mani grandi come il cielo a guardare l'Europa dall'alto verso il basso. Gianluigi Donnarumma è il miglior giocatore dell'Europeo 2020 e non può che essere l'eroe di Wembley il portiere di questa formazione. Ad ali aperte, vederlo da vicino, sfidare i giovani incoscienti d'Inghilterra, è stato un colpo al cuore e un carico d'emozioni. Certo, la giustizia delle sorprese d'Europa chiamava Yann Sommer, che coi suoi guantoni svizzeri ha fermato la Francia, ma per Gigio siamo su un'altra categoria, un pianeta diverso, una costellazione parigina. Le medie voto come terzino destro incoronerebbero Denzel Dumfries dell'Olanda, ma la Nazionale di Frank de Boer è stata un tracollo di aspettative così importante che vado con Joakim Maehle. Che è un altro figlio delle scoperte inattese, almeno un tempo, dell'Atalanta. Ora la novità sarebbe scoprire che uno dei giocatori pescati nel globo da Sartori è dintorni possa diventare un flop. Invece il danese ha arato la fascia e s'è dimostrato un degno titolare per un campionato da Dea. In mezzo alla difesa, Fratelloni d'Italia, Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini. Sì, Simon Kjaer, ma non così tanto come gli azzurri. Sì, Harry Maguire, la sua testa gigante, la sua vodka, il suo Jager, come gli cantano in terra d'Albione. Però BC, uno dopo l'altro, in religioso alfabeto. Loro due e poi quella che forse è la maggior rivelazione dell'intero Europeo, il cui infortunio non ha frenato le gioie d'Italia ma ne è stato paradossalmente uno stimolo per fare ancora meglio. Leonardo Spinazzola. Cerco un centro di gravità permanente. Jorginho, e ogni ragione sta in quel cervello calcistico d'altra categoria, in quel motore capace di gestire i giri suoi e di chi gli ruoti attorno. Gli interni, allora, perché lì in mezzo non c'è partita. Menzione d'onore per Kalvin Phillips che però non può rientrare nel lotto. Il figlio splendente del calcio del Loco Bielsa è stato equilibratore d'Inghilterra, ma Pedri, diciotto anni il giorno dopo l'eliminazione, ha dimostrato colpi che forse solo Andres Iniesta ha messo sul tavolo da gioco a quell'età. L'altro potrebbe essere ancora un italiano, Marco Verratti, con Manuel Locatelli a rincorrere di gran carriera. Però pesco tra due scandinavi, di estrazioni e carte d'identità diverse, per completare il tris. Mikkel Damsgaard che è l'ennesimo talento di casa Sampdoria, delle scoperte a latitudini diverse, figlie dell'intuito e dello studio. Ha trascinato la Danimarca e spaventato l'Inghilterra. L'altro è Emil Forsberg della Svezia, ma per il passo in semifinale, c'è un altro danese in questo undici opinabile e su cui discutere. Avrebbe dovuto esserci Paul Pogba ma la sua Francia ha abbassato la cresta troppo presto. E poi l'attacco. No, non c'è il capocannoniere, non c'è Cristiano Ronaldo. Non è certo, e neanche sia in discussione, un pichichi alla Oleg Salenko al Mondiale americano del '94. Però i lusitani hanno impattato presto, troppo presto, sui propri sogni, per pensarlo tra i migliori undici. Così non c'è lui, non c'è Karim Benzema, non c'è Romelu Lukaku e neppure Harry Kane, che dell'Inghilterra è stato Barone e trascinatore fino all'ultimo tuffo dove è caduto di schiena su uno specchio d'acqua azzurro. Nell'undici c'è Patrik Schick, di quelle storie che a volte ritornano, a splendere, a segnare, a far parlare delle sue gesta. Che sia un nuovo inizio, perché l'alba era di quelle da perdere l'amore. Gli ultimi due del tridente sono scontati: Federico Chiesa, al centro del villaggio azzurro. L'altro è Raheem Sterling, strepitoso puledro e figlio della filosofia di Pep Guardiola e ora delle idee a intermittenza di Gareth Southgate. Più di Kevin de Bruyne, che sarebbe stato talmente uomo ovunque da poter ribaltare ogni atteggiamento tattico ma il belga ha sbattuto sulla muraglia azzurra e sui guantoni di Donnarumma. Proprio lui. Il migliore d'Europa. Forse, del Mondo. Infine l'allenatore. Ma qui la scelta è così semplice da fare che non c'è altro da scrivere, ma solo da alzare una Coppa al cielo. Grazie, Roberto Mancini.

La formazione (4-3-3) - Donnarumma; Maehle, Bonucci, Chiellini, Spinazzola; Pedri, Jorginho, Damsgaard; Chiesa, Schick, Sterling.

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